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Entrare nell’opera. Al MAMC di Saint-Étienne, una mostra esplora la dimensione performativa dell’Arte Povera

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Al Musée d’Art Moderne et Contemporain di Saint-Étienne (a 40 minuti da Lione), la mostra Entrare nell’opera: azioni e processi nell’Arte Povera esplora, per la prima volta, la dimensione performativa di un movimento che non fu tanto un gruppo quanto un’avventura collettiva. Fino al 3 maggio 2020.

Al di là dei materiali modesti che l’arte povera suggerisce, l’espressione fu inizialmente presa in prestito dal gergo teatrale di Jerzy Grotowski da parte del critico Germano Celant. La sua leggendaria mostra Arte Povera + Azioni Povere, organizzata ad Amalfi nel 1968, poneva al centro delle preoccupazioni di una quindicina di artisti la necessità dell’azione. In risonanza con le rivendicazioni politiche e sociali dell’epoca, si trattava di rifiutare il valore tradizionale dell’opera e di una tecnica unica per dar vita a delle esperienze collaborative, dei gesti e delle attitudini piuttosto che un oggetto da contemplare. I primi anni del movimento sono caratterizzati da un impegno, da parte dei suoi protagonisti, nella pratica della performance e da un vivo interesse per l’interazione dei corpi, per il tempo e per lo spazio.

Giovanni Anselmo, Entrare nell’opera, 1971

Al Musée d’Art Moderne et Contemporain di Saint-Étienne Métropole, vicino a Lione, la mostra Entrare nell’opera: azioni e processi nell’Arte Povera, prodotta da Kunstmuseum Liechtenstein in collaborazione con il MAMC+espone un centinaio di opere emblematiche, concepite tra il 1963 e il 1978, accompagnate da oltre 300 documenti video e fotografici, tra cui alcuni inediti. Curata da Alexandre Quoi, l’esposizione si divide in quattro sezioni: le prime due, Teatro e Tempo e spazio, mettono in dialogo opere e documenti per restituire e contestualizzare le azioni, mentre Azioni e Entrare nell’opera permettono al visitatore di essere direttamente coinvolto nella pratica artistica, interagendo con una serie di oggetti.

Mario Merz, Senza titolo, 1978

Questo ruolo cruciale della partecipazione, essenziale nell’Arte Povera, ha rivoluzionato il rapporto tra l’opera, lo spazio e lo spettatore. Evocando allo stesso modo il concetto di arte totale e quello di opera aperta, formulato da Umberto Eco, queste intenzioni fanno dell’Arte Povera, a cinquant’anni dalla sua nascita, un’arte presente e sempre viva.

Gilberto Zorio, Microfoni [Microphones], 1969

Informazioni

Fino al 3 maggio 2020

MAMC Saint-Étienne

Tutti i giorni, tranne il martedì, 10-18

Biglietto intero 6,50 € , Ridotto 5 €

 

*Luciano Fabro, Cubo di specchi, 1967-75

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