Instagram è fatto per mostrare al mondo una parte della propria vita e curiosare spudoratamente in quella degli altri. Per sentirsi più vicini alle celebrities che postano foto struccate e senza filtri per dimostrarci quanto, in fondo, siano esseri umani tali e quali a noi. Per informarsi in maniera superficiale ma immediata a proposito di notizie, eventi, iniziative e quant’altro accada sul pianeta. E poi, per scoprire, seguire e lasciarsi ispirare da chi, con le immagini (che rappresentano più o meno il 99% del contenuto di Instagram) ci sa fare davvero.
Abbiamo selezionato 10 fotografi che condividono i propri scatti sul social e che, ognuno per un motivo diverso, vi consigliamo di seguire.
La vita della provincia russa attraverso un iPhone: Dmitry Markov
Di lui vi abbiamo già parlato nell’articolo dedicato ai dieci fotografi da non perdere a Photolux Festival, conclusosi a Lucca lo scorso 8 dicembre. Dmitry Markov è nato a Puškin, vicino a San Pietroburgo, nel 1982. Segnato da un’adolescenza complicata, un padre alcolista e una dipendenza da oppioidi, Markov ha studiato per diventare assistente sociale. A Pskov, cittadina russa al confine con l’Estonia, è tutore di bambini e adolescenti in difficoltà, ed è proprio negli orfanotrofi che inizia a scattare le sue prime fotografie. Dopo che gli rubano la macchina fotografica, finisce a scattare utilizzando esclusivamente il suo iPhone: Markov pubblica sul suo profilo Instagram, che ha ormai raggiunto i 430mila followers, immagini che ritraggono con spontaneità la vita degli abitanti di Pskov e altre cittadine della provincia russa, gli incontri quotidiani dell’artista, volti o frammenti che ne hanno catturato l’attenzione. Dai pendolari stipati su un autobus di linea ai gruppi di anziane a passeggio davanti a palazzoni scrostati fino ai bambini che giocano a hockey su un lago ghiacciato: attraverso le sue immagini il fotografo russo restituisce senza filtri la realtà che ha intorno, diffondendola in frammenti sinceri e immediati in quella che sembra una ricerca incessante di se stesso attraverso gli altri. Nel 2015 ha vinto il Getty Images Instagram Grant, dedicato alla fotografia documentaristica, mentre nel 2018 ha pubblicato il libro #DRAFT #RUSSIA.
Lo sguardo di una madre su affetti, crescita e femminilità: Siân Davey
A dispetto del successo di questa fotografa, rappresentata dalla Michael Hoppen Gallery, e della sua maestria tecnica, è solo nel 2014 che la britannica Siân Davey (1964) inizia a prendere sul serio la fotografia: a scatenare la svolta, dopo 15 anni in veste di psicoterapeuta, è la nascita della figlia Alice, affetta dalla sindrome di Down. In generale, il lavoro di Siân Davey esplora il tema della famiglia: oltre ad Alice, l’artista fotografa quotidianamente anche la primogenita Martha, di cui immortala il saliscendi emotivo proprio dell’adolescenza. Colori pastello, toni caldi, atmosfere idilliache: gli scatti con cui Siân Davey aggiorna il suo profilo Instagram, che conta all’incirca 19mila seguaci, sono una narrazione dolce e spontanea del mondo degli affetti, della tappe della crescita, del rapido e inesorabile incedere della vita. Da questa documentazione costante sono nati due libri, Looking for Alice e Martha.
La storia di una famiglia svedese raccontata da un padre: Lars Wästfelt
Sempre sul tema della famiglia declinato al femminile si muove lo svedese Lars Wästfelt, che di mestiere fa il designer. Bellissimo lui e bellissima la moglie, i due biondi nordici non potevano che generare tre figlie incantevoli: Wästfelt, dedito quasi esclusivamente alla fotografia in pellicola, ne documenta la crescita dalla prima gravidanza della moglie all’ormai adolescenza della primogenita. Via via che passa il tempo, seguire questo fotografo svedese è un po’ come entrare a far parte della sua famiglia, che appare come un modello ideale di felicità: natura incontaminata, laghi e canneti in cui fare lunghi bagni al tramonto, feste di compleanno in mezzo agli alberi, lunghe mattinate sotto le coperte in una casa che sembra uscita da uno spot Ikea. Se ogni tanto vien meno la fiducia nell’amore e nella famiglia, il profilo lawa dà una bella botta di ottimismo.
A spasso nella Georgia più profonda: Natela Grigalashvili
Tornando al reportage, sulla scia di Dmitry Markov, degna di un Segui è senza dubbio la georgiana Natela Grigalashvili. Alternando fotografia digitale e analogica, bianco e nero e colore, la fotografa indaga le realtà più remote del suo paese con gli occhi di una cittadina moderna che riscopre le origini della propria cultura. Cogliere e immortalare tutto ciò che piano piano potrebbe scomparire (negli ultimi anni, la Georgia sta subendo un forte sviluppo turistico): i riti religiosi, le tradizioni agricole, la dura vita in aperta campagna nel gelido inverno georgiano. Natela Grigalashvili piomba su Instagram nel 2016, e da allora ha raggiunto quota 23mila followers. Fotoreporter freelance, insegna fotografia a Tblisi, lavorando costantemente su progetti fotografici in giro per il paese. Toni freddi, volti segnati dal tempo, gioie e dolori di un paese che solo nel ’91 si è conquistato l’indipendenza dal dominio sovietico, inevitabilmente seguita da un grave collasso economico, di cui ancora sono evidenti le tracce. Seguire Natela è un po’ come partecipare alla sua indagine etnografica, da cui consegue una gran voglia di visitare il paese.
Un viaggio nella vita del nonno attraverso una pagina curata dalla nipote: Alberto di Lenardo
grandpa_journey è il viaggio di un uomo, forse scomparso da qualche anno, attraverso la vita. Attimi di felicità comuni, da un pisolino in un prato a un viaggio in barca con un gruppo di amici, da una gita fuori porta in macchina a un bagno nel lago. Frammenti di un’esistenza passata, probabilmente collocati tra gli anni ’70 e ’80, gettano luce sull’intimità di una persona che non vediamo mai, eppure sempre protagonista attraverso il suo sguardo sul mondo. Certo aveva un discreto talento per la fotografia, tale Alberto di Lenardo, di cui non si trova traccia su Internet. Il profilo, curato dalla nipote Carlotta, racchiude vecchie fotografie, forse dimenticate per anni in soffitta. Una pagina che merita l’attenzione di tutti i nostalgici della pellicola e i vintage addicted: oltre alla bellezza delle immagini in sé, c’è una precisa scelta curatoriale che sfrutta la visione globale del profilo scomponendo le singole fotografie in più parti per giocare con le dimensioni e i formati. Il risultato è l’elegante dipanarsi di una storia, quella di un uomo che amava la vita (o così pare).
Il volto nascosto del Salento: Gabriele Albergo
Quello di Gabriele Albergo, fotografo salentino nato a Galatina nel 1981, è un progetto fotografico nato per gioco che ora conta oltre 6mila followers. Il nome della pagina, Salento Death Valley, è un chiaro riferimento a scenari americani e registi quali David Lynch e i fratelli Cohen: un immaginario che coniuga lo humor, il bizzarro e il terrore. Non a caso, il sottotitolo al profilo è un diario oscuro della luminosa penisola più amata dagli italiani : Gabriele Albergo indaga il Salento spingendosi oltre la cartolina estiva spedita da Santa Maria di Leuca, reinterpretando la storia e le tradizioni di questa terra, punta del tacco dello stivale, attraverso immagini curiose e ironiche che seguono una linea definita. In quanto una fra le mete turistiche più gettonate, l’immaginario comune associa al Salento solo la parte migliore: mare cristallino, ottimo cibo, ulivi secolari, muretti a secco, torri costiere, spiagge incontaminate. Ecco che la pagina, opera di un salentino doc, scava oltre la superficie per recuperare l’autenticità di questa terra, in cui convivono bello e brutto, ricchezza e povertà, cura e trascuratezza.
Volti bizzarri per fotografie senza tempo: Fanny Latour-Lambert
È francese, ha appena 25 anni ma è già piuttosto affermata nel campo della fotografia di moda. Fanny Latour-Lambert riceve la sua prima macchina fotografica, una reflex, all’età di 15 anni. Da allora, non ha smesso un attimo di scattare immagini dal forte impatto cinematografico, che basano buona parte della propria riuscita sulla scelta dei soggetti: non per forza persone belle, né fotogeniche, bensì modelli strani, bizzarri e dai volti tremendamente interessanti. Di quelli che colpiscono, insomma. In un’intervista per Metal Magazine, Fanny Latour-Lambert ha dichiarato che già da piccola sceglieva le amiche in base al loro volto: non dovevano essere belle, dovevano essere strane. Pose strafottenti, espressioni conturbanti, scenari onirici o degradati; le immagini che questa fotografa carica sul suo profilo Instagram sono al contempo moderne e antiquate, scatti senza tempo che potrebbero appartenere al presente come a un lontano passato.
Gli amanti sulle spiagge di New York: Erica Reade
C’è chi passeggia sul bagnasciuga mano nella mano, chi si stende fianco a fianco annodando le proprie gambe a quelle dell’altro, chi si bacia appassionatamente o chi si separa scegliendo fra sole e ombra. Per cinque anni, la fotografa Erica Reade, canadese di nascita e newyorkese di adozione, ha immortalato centinaia di scene d’intimità sulle spiagge della Grande Mela, in particolare Rockaway e Fort Tilden. Fotografie digitali in bianco e nero ritraggono chi si ama in costume sulla spiaggia, che sia vuota o affollata, che il cielo sia soleggiato o minacci di piovere. Fotografie sincere e immediate, con un ché di voyeuristico amalgamato a una romantica delicatezza.
La cultura giovanile cinese tra provocazione e censura : Lin Zhipeng
Atti provocatori, sguardi di sfida, pose scandalose: le fotografie di Lin Zhipeng affrontano la censura cinese indagando una cultura giovanile che reagisce a una società limitata da assurde proibizioni. Nato a Shantou, provincia di Guandong in Cina, una volta trasferitosi a Pechino Lin Zhipeng inizia a lavorare come editor per alcune riviste, prima di diventare fotografo freelance. Censurato nel suo paese, ha pubblicato diversi libri fotografici a Taiwan, in Francia, in Canada e in Giappone, esponendo le sue foto in tutto il mondo con lo pseudonimo di 223. Colori saturi, flash penetrante, inquadrature frontali svelano gioie e angosce della giovinezza colte nei volti della sua cerchia di amici. Immagini istantanee senza filtri catturano momenti curiosi, situazioni di intimità, pose o azioni nonsense amplificando il rapporto tra tempo ed esistenza.
Paesaggi colorati, paesaggi desolati: Chiara Bolognesi
Dune morbide, cieli rosa, architetture decadenti e tante tante insegne pubblicitarie. In un mondo dei sogni tanto fantastico quanto inquietante, colori sparati e scenari che sembrano usciti da un vecchio film di Win Wenders ci calano nella desolazione di paesaggi immensi privi di persone eppure deturpati dalla traccia dell’essere umano. Nata in un paesino vicino a Ferrara, dopo aver vissuto alcuni anni a Valencia, Chiara Bolognesi si è stabilita a Bologna, dove fa la fotografa a tempo pieno. Il suo profilo Instagram è un diario di viaggio coloratissimo nell’America più profonda, raccontato attraverso una perfezione formale e una post produzione specifica che conferisce alle foto un ché di artefatto e ingannevole, rispecchiando a pieno una diffusa idea di America: Colorful World, il progetto da cui sono tratti gli scatti, è il resoconto di un road trip attraverso l’Arizona, la California, il Nevada e lo Utah.
* © finger223