Memorie di un assassino – Memories of Murder di Bong Joon Ho: al cinema dal 13 febbraio la storia di un enigma oscuro e senza fine…
La scalata al successo di Bong Joon Ho sembra arrivata al suo apice. Palma d’Oro a Cannes 2019 con Parasite, un buon successo al botteghino, critica unanime e pioggia di nomination agli Oscar nelle categorie principali (Miglior film, Miglior regista, Migliore sceneggiatura originale, Miglior film internazionale, Migliore scenografia e Miglior montaggio).
Da noi il regista coreano ha iniziato a farsi notare dagli amanti del cinema orientale con The Host, trovando sempre maggiore consenso nel pubblico cinefilo prima con Madre, poi con Snowpiercer e infine con Okja (tutti in catalogo Netflix). Parasite è la sua consacrazione definitiva.
Dal 6 febbraio, complice l’hype per gli Oscar, Parasite torna in sala. Dal 13 febbraio invece troviamo al cinema anche Memorie di un assassino – Memories of Murder, il secondo film di Bong Joon uscito nel 2003, ma da noi ancora inedito. In quegli anni eravamo occupati ad accogliere Park Chan-wook con il suo Old Boy come new ho sensation del cinema coreano, prima di archiviarlo come spericolato esteta in favore di Kim Ki-duk. Da noi funziona così, un regista coreano per volta.
Il primo serial killer che ha agito in Corea ha ucciso 10 vittime di varie età, da una nonna settantunenne ad una scolaretta di 13 anni. Questo avveniva in una piccola città fuori Seoul, nell’arco di sei anni (tra il 1986 al 1991), dove sono state stuprate e uccise 10 donne. Con il passare del tempo, il modus operandi del killer si è fatto più audace e organizzato. Una vittima è stata pugnalata 19 volte al petto, mentre un’altra è stata trovata trovata con nove pezzetti di pesca infilati nel corpo. Tutto senza lasciare il minimo indizio, interrogati oltre 3000 sospettati, più di 300.000 agenti di polizia coinvolti indagine. Nessuno è stato arrestato e condannato per questi delitti.
Nel 2019 però le indagini hanno subito una svolta.
In quegli anni in Corea le indagini su un delitto consistevano solo nell’accanirsi contro chiunque conoscesse la vittima, per gli agenti che lavorarono su questo caso invece si è trattato invece di un’esperienza del tutto nuova.
Non esisteva un metodo di profiling, né alcuna idea di come preservare la scena del crimine per l’investigazione forense. Solo ricerche e interrogatori che facevano affidamento sull’intuizione e sull’ostinazione degli investigatori. Il film parla di un’epoca in cui l’incapacità di afferrare appieno la logica del male ha portato a incredibili errori e orribili incubi. Il desiderio della polizia di catturare il killer portò all’adozione di misure estreme. Memorie di un assassino è la storia dei detective che indagarono sul caso.
Bong Joon Ho miscela mixa in maniera brillante e originale morte e humor in un’atmosfera plumbea e realistica dove trovano un perfetto equilibrio elementi (all’apparenza) contraddittori. Il regista coreano dà così forma a un thriller rurale potente e profondo. Nella maggior parte dei thriller la morte è un gioco o un rompicapo, ma in Memorie di un assassino la morte è accompagnata da tristezza, rabbia e frustrazione.