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Dal Kirghizistan con furore

Capisci che l’arte non ha confini quando scopri che in Kirghizistan – uno di quegli stati difficili da scrivere, incastonato nel cuore dell’Asia – un gruppo di artisti cerca di abbattere l’arretratezza sociale che affligge il proprio impronunciabile paese a suon di disegni, spettacoli teatrali e animazioni.

“705” è il nome che il gruppo si è imposto. Il suo obiettivo? Sensibilizzare il pubblico su tutte quelle norme sociali, quelle convenzioni retrograde, che stringono il paese in uno stato ancora medievale. Il ruolo e lo status delle donne, considerate cittadine di serie B in una società patriarcale come quella del Kirghizistan, e il problema dell’autorità e dell’oppressione sono i due cavalli di battaglia di “705”.

Gruppo che si definisce un “teatro nomade”, proprio per la mancanza di una base fissa, che ha costretto i suoi membri a mettere in atto le loro performance per strada, nelle periferie e nelle cantine. A detta di Marat Raiymkulov, il leader del gruppo, la continua ricerca di una sede,  l’adattamento costante ai più disparati tipi di palcoscenico, è diventata una tradizione.

Eclettici e flessibili, proprio quel che ci vuole.

Il tema del ruolo (abusato) della donna è stato preso in considerazione lo scorso anno, con la performance “The King of rats” (Il Re dei Topi). Questo spettacolo è considerato il punto di svolta dal leader di “705”, perché alla fine ha funzionato da specchio della realtà e dell’educazione sul tema, che è sempre stata impartita a chiunque sin dall’infanzia. Il bello di “705” è che non si limita solo al teatro, ma si destreggia su più fronti, ampliando i confini dell’arte. Cartoni animati, disegni, post sul blog del gruppo, sono solo alcuni dei mezzi attraverso cui questi artisti combattono la loro crociata contro il rigido patriarcato e l’autorità.

In un’intervista rilasciata a Global Voices, Marat Raiymkulov spiega a chi si rivolge il gruppo: “Direi che il nostro pubblico include tutto coloro che cercano di migliorare le loro vite e che vogliono liberare se stessi dall’oppressione e dalla disperazione. Persone interessate alla loro città, al loro paese. Loro vivono qui, dove risiedono la loro famiglia e i loro amici; desiderano camminare per strada a testa alta, senza aver paura di essere criticati o disapprovati. Speriamo che il nostro lavoro serva da contributo non solo verso l’arte, ma anche verso lo sviluppo sociale”.

Di seguito trovate qualche assaggio dei video creati da “705”

How is this Possible?

Fonte: globalvoicesonline.org

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