Le stagioni viste dai grandi maestri della stampa giapponese, Hokusai e Hiroshige. In libreria un cofanetto con un’antologia delle loro stampe più belle
La natura come grande musa. Attraverso le opere di Hokusai e Hiroshige, i due artisti più amati della stampa giapponese, l’incredibile vitalità del ciclo stagionale vive in opere di grandissima raffinatezza stilistica, opere modernissime e senza tempo. Importantissimi per lo sviluppo dell’arte occidentale del secolo scorso, Hokusai e Hiroshige sono tutt’ora due figure amatissime dal grande pubblico, che negli scorsi anni ha potuto ammirare le loro opere in mostre sbocciate in tutta Italia. Grazie a queste grandi esposizioni per moltissimi spettatori è stato possibile conoscere il mondo artistico che si cela dietro la celeberrima “Grande onda” di Hokusai.
In libreria arriva un cofanetto che raccoglie ben 60 vedute dei due maestri, con a corredo un libretto che descrive ogni stampa. Le stagioni viste dai grandi maestri della stampa giapponese (L’Ippocampo edizioni) raccoglie tutte le stampe in un unico, lunghissimo, foglio piegato a fisarmonica – nel solco dell’antica tradizione Orihon. In questo modo è possibile ammirare la varietà dei modelli rappresentativi di Hokusai e Hiroshige e la capacità dell’arte giapponese di trovare nella natura un incredibile forza motrice in grado di stimolare la creatività e l’immaginazione.
Il Giappone è un paese che nella natura ha trovato sempre grande ispirazione, sia per quanto riguarda la letteratura, l”architettura e, ovviamente, l’arte. Il calendario abbonda di celebrazioni legate al ciclo stagionale, sensibilizzati all’ambiente dai precetti dello shintoismo e del buddhismo, i giapponesi prestano attenzione anche alle manifestazioni più minute della natura.
Tematiche legate alla natura e al ciclo delle stagioni sono presente già nella pittura del VI secolo, ma sarà la poesia ha dare la spinta decisiva e a fare da ispirazione fondamentale per gli artisti che sanciscono la grandissima fortuna di questo tema. Fin dall’VII secolo la poesia codifica il ciclo delle stagioni associando ogni periodo o mese dell’anno a elementi emblematici come gli fenomeni meteorologici, le piante, gli animali o i luoghi famosi.
La primavera, ovviamente, corrisponde alla fioritura dei ciliegi (ancora oggi grandissima attrazione per turisti da tutto il mondo), all’arrivo dell’usignolo, agli alberi da frutto e al monte Yoshino, celebre per le sue migliaia di ciliegi. Il cucù arriva invece con l’estate e con il sole. L’autunno è la stagione della luna, perché le giornate si accorciano, delle foglie d’acero e dei cervi. L’inverno coincide con l’arrivo della neve, la migrazione delle oche selvatiche e al canto dei pivieri.
Nella poesia il tempo (stagioni e mesi) si fonde con lo spazio (paesaggi e topomini) creando un vero e proprio immaginario che codifica la natura in un iconografia che perdurerà invariata nei secoli a venire.
I pittori giapponesi si appropriano così di questa iconografia dando vita a nuovi generi legati al ciclo della natura: la rappresentazione delle quattro stagioni, dei dodici mesi dell’anno, dei luoghi famosi… Durante il Periodo Edo (1600 – 1868) il tema trova la sua massima “fioritura” nella corrente pittorica dell’ukiyo-e.
“Le ukiyo-e – letteralmente “immagini del mondo fluttuante”, riferito alla filosofia dell’ukiyo che invita all’abbandonarsi alla vita per goderne la bellezza – sono un genere di stampe realizzate tramite incisioni a colori su legno sviluppatesi nel Paese del Sol Levante nel periodo Edo, tra il XVII e il XX secolo. Durante la seconda metà del Seicento in Giappone si usava una tecnica che prevedeva opere monocromatiche realizzate con inchiostro cinese e poi colorate a mano con dei pennelli. Fu solo nel Settecento che si sviluppò la tecnica della stampa policromatica che portò poi al successo di queste stampe sia in Giappone che nell’Occidente”.
Grandi viaggiatori e appassionati della natura, Hokusai e Hiroshige hanno rivoluzionato l’arte della stampa giapponese sin dalla fine del XVIII secolo portando al suo massimo splendore il genere del paesaggio. Popolate di scene della vita quotidiana le loro tavole hanno fatto proprio il tema delle stagioni, al centro del pensiero giapponese.
All’inizio degli anni Trenta dell’Ottocento Hokusai pubblica Le Trentasei vedute del monte Fuji e tocca l’apice della sua carriera rivoluzionando l’arte della stampa ukiyo-e. Un’opera d’arte che diventerà fondamentale anche per la cultura occidentale, influenzando artisti, creativi e artigiani, aprendo un orizzonte fino ad allora inedito e originalissimo per le arti visive.
Sulla scia del grande successo di Hokusai e del suo lavoro, Hiroshige ottiene la consacrazione già begli anni Trenta del 1800 con le Cinquanta stazioni di posta del Tōkaidō. L’artista si appassiona alla natura, ai cortei militari, ai mercanti e ai viaggiatori che si arrampicano sulle montagne lottando con neve, pioggia e vento.
Inserito in un prezioso cofanetto, Le stagioni viste dai grandi maestri della stampa giapponese si presenta a leporello, come gli antichi libri giapponesi. Celebra il tema delle stagioni con un’antologia delle stampe più famose, tratte dall’opera dei maggiori artisti del paesaggio, dall’epoca di Hokusai a quella di Hasui, e accompagnate da un opuscolo esplicativo.