Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Ettore Pinelli
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Trascorro le mie giornate lentamente, non ho più orari e tempi da rispettare, una volta in piedi sfrutto le prime ore in studio per fare qualcosa, per poi riprendere nel pomeriggio fino a sera. I miei intermezzi scorrono tra, brevi letture, film che mi ero promesso di vedere e qualche tour tra il mio giardino e i campi adiacenti, ad osservare piante ed alberi, visto che vivo isolato in campagna.
Ho la fortuna di avere il mio studio in uno spazio dentro casa e mi sento privilegiato per la possibilità di continuare a lavorare come in precedenza a differenza di tanti altri amici che sento e leggo essere in difficoltà. Adesso, come per mesi fa, sto continuando a lavorare ad una serie di disegni 100×70 cm, in cui congelo frame da un video amatoriale di una rissa, ripreso in un parco di Mosca.
Oltre alla pratica del disegno, ho iniziato una serie di piccoli lavori su carta, in cui attraverso una gestualità mirata, pennellate trasparenti ed un segno libero, riesco a svincolarmi da una rappresentazione iconica per approdare a soluzioni astrattiste. Sono i lavori che più incarnano il mio tempo di reclusione domestica, vere forme di evasione, anche da me stesso, dal mio solito procedere.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Il tempo e lo spazio adesso più che mai non sembrano coincidere.
Riconosco che nel mio lavoro il tempo sia una vera necessità, tempo per fare, per poter sbagliare e ricominciare, tempo per poter pensare e rafforzare le idee affinché tutto possa materializzarsi in modo efficace, ma adesso, il tempo dilatato ha distorto sia la necessità, che la percezione dello stesso, e credo sia una reale questione di equilibri che mancano.
Come scrive Heidegger: dietro la definizione aristotelica del tempo come: “numero dei movimenti secondo il prima e il poi” si nasconde in realtà un abisso, ovvero l’inondata profondità dell’anima (l’esserci).
Per cui se il tempo è la manifestazione dei nostri movimenti nello spazio, è naturale che, reclusi, il tempo espanso non abbia più lo stesso valore di prima, e ciò che conta a quanto pare, sia l’essere, esistere e vivere con profondità il presente in cui siamo catapultati.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Ho iniziato a leggere una conversazione tra Martin Gayford e David Hockney, “A Bigger Message” e a proposito del concetto di tempo, citato precedentemente, proprio “Il concetto di tempo” di Heidegger, acquistato nel mio ultimo viaggio prima che cominciasse questo periodo di isolamento. Sto ascoltando molta musica, più di prima, in maniera varia ma eterogenea e vedendo e rivedendo molti film. Mi curo di scrivere e sentire costantemente i miei amici, e per quanto sia possibile, anche confrontarci su cose che abbiamo fatto.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
La prima cosa che farò sarà una cena con i miei amici e la seconda, non meno importante, ricominciare a viaggiare.