Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Federico Polloni
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Devo ammettere che mi trovo in una piccola bolla fuori dal mondo, anche se vivere per anni in una città come Venezia ha accresciuto in me un forte senso di estraniamento dalla civiltà..
In questi due mesi sto vivendo nella casa della mia compagna Arianna Marcolin, anche lei pittrice. La casa si trova in provincia di Vicenza, nei pressi di Schio in località Monte Magrè, proprio ai piedi d’un antico vulcano spento, e completamente circondata dalla natura. Non c’è nessun vicino nei paraggi, nessun gabbiano che ti ruba il panino dalle mani e soprattutto nessun gondoliere sotto la finestra che strilla tutto il giorno. Mi sento come immerso e sospeso in me stesso a tal punto da provare una sorta di straniamento dalla realtà. Non immaginavo che questi luoghi potessero esercitare una tale malìa capace di innescare un avvicinamento della mia poetica artistica ad elementi primordiali e naturali.
La mattina mi alzo presto, dipingo nello studio di Arianna a pochi passi da casa, spesso dopo pranzo indosso degli stivali e faccio delle camminate lungo il torrente che scorre lì vicino. Le giornate passano ad un ritmo più equilibrato, se penso che a Venezia la sera, e soprattutto la notte, erano i momenti della giornata in cui riuscivo ad essere più produttivo. Fortunatamente sono riuscito a reperire i materiali per lavorare prima che iniziasse la quarantena. Principalmente sto dipingendo delle carte di piccolo formato: lavorare sulla carta mi permette di avere maggiore velocità esecutiva e in questo periodo, chiamiamolo di transizione, attraverso questa tecnica sono in grado di concretizzare alcune idee liberandone rapidamente il significato. In questo periodo sono ampiamente ispirato dall’ambiente naturale che mi circonda, vivere il sormontare della primavera in questo luogo sta donando molti suggerimenti al mio lavoro. Parallelamente alle carte, ma in maniera più lenta, sto lavorando a delle tele di grande formato in cui avviene una sedimentazione e una rielaborazione compositiva dei soggetti catturati nelle carte.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Per quanto mi riguarda Il tempo in questa situazione ha assunto una valenza superflua, non sto più a guardare di continuo che ore sono, a volte dimentico anche il giorno della settimana: è come se il tempo si fosse dilatato in un unico lungo giorno. Viene a crearsi una spazio metafisico, ma allo stesso tempo alienante nei momenti in cui ritorno alla civiltà per reperire i beni di prima necessità o per andare dal tabaccaio.
Al di fuori degli evidenti disagi riguardanti il reperimento di provviste, da questa situazione posso ammettere che ho scoperto una pacificazione sensoriale che non ha intaccato il mio lavoro in maniera negativa anzi mi sta dando la possibilità di riflettere più intensamente e serenamente su ciò che per me ha valore senza preoccuparmi di scadenze o altri impegni. Sapere che tutti siamo nella stessa situazione crea in me una sorta di sollievo contro la sensazione di non essere al passo con i tempi. La concezione dello scorrere frenetico delle civiltà è una sensazione che a volte mi assale. Anche se in questo periodo mi sembra di essere la versione pittore del nonno di Heidi.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
In studio mentre lavoro e quando la connessione funziona, ascolto spesso audiolibri o audiolezioni di storia medioevale di Alessandro Barbero un ottimo oratore. Sto seguendo anche dei corsi, al momento online, perchè mi mancano alcuni crediti per dare la tesi magistrale all’Accademia di Belle Arti di Venezia. . Di recente ho rivisto un film di Roy Andersson: “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza” che pone delle riflessioni molto interessanti sull’essere un essere umano. Credo che in questo momento più che mai ci sia data l’occasione per riflettere su noi stessi per ponderare e valorizzare al meglio le scelte future.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Tornare dalla mia famiglia nell’Asolano per qualche giorno e poi sicuramente organizzare una cena in compagnia di amici.