Il grande scrittore cileno Luis Sepulveda è morto il 16 aprile scorso all’età di 70 anni. Riceviamo e pubblichiamo un suo ricordo dell’artista Marcello Lo Giudice
«Dal 1998 al 1999, fui chiamato dal presidente della regione Sicilia Peppe Drago (mio amico e compagno di viaggio) a diventare suo consulente per la cultura. Organizzai subito I Percorsi del Sublime, una mostra a cura di Achille Bonito Oliva con alcuni tra i più famosi artisti e uomini di cultura siciliani: Piero Guccione, Carla Accardi, Emilio Isgrò, Giuseppe Tornatore, Pietro Consagra, Salvo, Manlio Sgalambro, Salvatore Sciarrino.
Ma ciò che mi rese più felice, era di avere fatto assegnare il prestigioso Premio per la poesia Città di Scopello che si teneva il 3 settembre, allo scrittore cileno Luis Sepulveda. Ai primi di agosto del 1999, cominciai a comunicare per telefono con Sepulveda, per organizzare il suo viaggio in Sicilia. Era sempre molto cordiale e riusciva anche a parlare un po’ in italiano. Mi ringraziava per essere stato scelto per ricevere questo premio, anche se per lui era sconosciuto. Ma la sua indole umile e rispettosa delle differenti culture, lo portava in viaggio un po’ ovunque e dove era amato e richiesto.
L’Italia era nel suo cuore, perché mi diceva che gli italiani sembravano un po’ cileni e dal carattere cordiale. Lo chiamavo solo quando era necessario, ma lui era sempre disponibile, parlavamo anche di arte e di amore e lui mi spiegava il valore dell’amicizia e che l’amicizia è il sentimento della libertà. Io, però, gli parlavo anche dei cannoli siciliani e del tonno con le cipolle che gli avrei fatto assaggiare al suo arrivo. Lui rideva e si divertiva all’idea.
A fine agosto ricevetti una telefonata dalla sua casa editrice (credo Guanda) che mi comunicava che Sepulveda non stava molto bene e che il suo viaggio in Sicilia era in forse. Io avevo già prenotato i biglietti d’aereo e l’hotel. Ero un po’ disorientato perchè avevo organizzato il suo arrivo all’aeroporto e la serata della consegna del premio. Due giorni prima ricevo una telefonata alle 8 di mattina: era Sepulveda che si scusava di non poter essere presente.
Mi aveva chiesto di ritirare io il premio al suo posto e di spiegare al pubblico il perché della sua assenza. Ma io risposi che non potevo sostituire le parole di uno scrittore. “Va bene Marcello, allora scriverò io due parole per te” mi disse.
E infatti il giorno della premiazione mi arrivò per fax una lunga pagina in spagnolo, che feci tradurre e lessi al pubblico che applaudì per almeno un minuto.
Mi ricordo che c’era un gruppo di studenti universitari di Palermo che mostravano la sua foto con quella di Salvatore Allende. Lui parlava della Sicilia come una terra ricca di storia e di colori. Citò Goethe e Pirandello e mi ricordo che la sua lettera finiva più o meno con queste parole: “Sento la nostalgia, provo desiderio di venire in questa isola, mi spiace che così non sia stato, ma ho buone sensazioni che questo viaggio diventi presto realtà”.
Non l’ho mai conosciuto, ma l’eco delle sue parole, della sua voce, della sua grandezza umana e di scrittore, sono un bellissimo ricordo. Riposa in pace».
Marcello Lo Giudice