Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Antonio Bardino
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Praticamente è cambiato poco, dipingo nella mia casa studio. E’ da sempre così. Sono un abitudinario, è il modo più semplice per avere tutto sotto controllo. Nelle prime settimane di lock down ho lavorato con intensità, passavo in studio tante ore. Nonostante qui in Friuli, la situazione sia rimasta abbastanza sotto controllo, attraverso i media e vari contatti di persone che stavano nelle zone più colpite, mi rendevo conto che questa tragedia stava assumendo proporzioni gigantesche.
Nei giorni successivi è stato più difficile mantenere la concentrazione e una certa leggerezza. Per fortuna, quando poi mi ritrovo davanti alla tela tutto cambia, riesco ancora a farmi tirare dentro, è una gran bella via di fuga. Adesso sto lavorando su delle tele di grande formato, disegno più spesso, è una pratica che mi assorbe più energie, rispetto alla pittura. In questo momento ci sarebbero dovute essere in corso due mostre, una a Copenaghen e l’altra a Milano, è in programma una personale a fine estate, vedremo.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
Ogni tanto penso a come convogliare le sensazioni di questo periodo nella quotidianità, ma c’è bisogno di tempo per metabolizzare. Per diversi anni, quasi in maniera ossessiva, ho lavorato sull’idea della sospensione, del silenzio, dell’assenza. Le immagini delle stazioni, dei terminal vuoti, sono state per me una consuetudine.
Quando tutto sarà passato, non solo il comportamento delle persone, ma soprattutto il paesaggio, sarà ancora di più un argomento di studio e riflessione. Voglio ritornare nei luoghi che conosco, per vedere come la natura si è ripresa il suo spazio, per adesso cerco di immaginarlo sulla tela, è la cosa migliore che posso cercare di fare in questo momento.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Sono riuscito a leggere qualche articolo sulle riviste e non vedere come al solito, solo le foto. Ho ri-sfogliato dei vecchi numeri, in certi casi è un po’ come leggere i necrologi sui giornali. Non ho ancora il tempo di leggere interi saggi, sono ritornato su vecchi libri e ho riletto dei passaggi che che prima ignoravo, forse per distrazione.
Vedo tanti film, serie tv, quando Giacomo e Matteo, i miei due gemelli di cinque anni, me lo permettono. Ancora non si possono capire le conseguenze di quello che sta succedendo. Già prima di questa tragedia, ero convinto che tutta l’umanità stesse ballando su un piano inclinato verso il baratro e i comportamenti sbagliati non facevano altro che aumentare la discesa, figuriamoci adesso.
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Farò un lungo viaggio in auto senza meta, un tempo era così che mi venivano in mente delle idee. La priorità è tornare a casa ad Alghero, magari andare a pescare e ritrovare un po’ di amici.