Un’idea, un’immagine e l’hashtag #CovidArtMuseum: questo ciò che serve per esporre la propria opera d’arte in un museo ai tempi del Coronavirus. Il museo in questione è uno spazio espositivo virtuale, il “CAM– The Covid Art Museum”, inaugurato il 19 Marzo su Instagram (@covidartmuseum).
“The World’s First Museum for art bornduring Covid19 quarantine”, recita la caption del primo post pubblicato sulla pagina, che conta ad oggi più di 1.000 post e oltre 60.000 followers.
Negli ultimi due mesi, musei ed istituzioni culturali hanno saputo reinventarsi, promuovendo iniziative accattivanti e sfruttando le numerose opportunità offerte dal mondo –talvolta inesplorato- del web. La scelta è ampia: tour museali online, laboratori creativi, dirette su Instagram per l’approfondimento di tematiche culturali e sociali. Destreggiarsi tra le infinite nuove possibilità offerte ad appassionati e non si è rivelato di certo stimolante, ma non sempre propriamente rilassante.
L’idea alla base dell’innovativo progetto espositivo “CAM” è tanto elementare quanto efficace. Da più di un mese la pagina raccoglie opere d’arte realizzate da artisti emergenti e non, con l’unico vincolo che i lavori facciano esplicito riferimento alla crisi epidemica in corso. “Come se in questo momento fosse possibile realizzare un’opera d’arte che non riguardi il Coronavirus”, è lecito commentare. Il risultato è esilarante: un acquerello il cui unico soggetto è un rotolo di carta igienica, “brillante” come fosse un gioiello, la rivisitazione della Creazione di Adamo di Michelangelo nell’epoca dell’igienizzante mani, una mascherina placcata in oro conservata in una teca come il più prezioso degli oggetti…
I fondatori del progetto sono tre ragazzi di Barcellona con in comune la passione per l’arte e la creatività. Emma Calvo, Irene Lloca e José Guerrero si sono conosciuti frequentando la scuola Brother Barcelona – Escuel de creativos. Oggi, Emma ed Irene lavorano presso l’agenzia pubblicitaria HonestBarcelona, mentre José è un lavoratore freelance. Hanno volentieri acconsentito a rispondere ad alcune domande relative al loro progetto.
Come nasce l’idea del CAM?
“L’idea è nata durante i primi giorni della quarantena spagnola. Il nostro lavoro di pubblicisti ci permette di essere in contatto con molti artisti, alcuni dei quali li consideriamo ormai nostri amici. Abbiamo notato che sin dai primi giorni di lock down molti di loro hanno utilizzato il tempo libero trascorso a casa per produrre arte. Se inizialmente si trattava di nostri amici e connazionali, passando il tempo ci ha colpito notare quantolo stesso processo di creazione stesse in realtà coinvolgendo artisti di tutto il mondo. Abbiamo pensato che potesse essere interessante raccogliere queste opere in un “luogo” che sarebbe poi servito da archivio. È questo il motivo per cui abbiamo creato il Covid Art Museum.”
È prevista una selezione per la pubblicazione delle immagini? Cosa cercate nelle opere?
“Una selezione è necessaria. Ogni giorno riceviamo più di 200 opere, non sarebbe possibile pubblicarle tutte. Il nostro processo di selezione tiene innanzitutto conto del fatto che le opere siano state realizzate durante la quarantena. È importante inoltre che il tema principale, il concept dell’opera abbia a che fare con la pandemia. Ovviamente selezioniamo anche in base al nostro gusto e criterio artistico personale. Il fattore più importante consiste nel messaggio, nell’input che si vuole trasmettere al pubblico. Per questo motivo siamo aperti all’utilizzo di qualsiasi tecnica e collezioniamo tutte le tipologie di opere d’arte: illustrazioni, fotografie, pittura, animazioni 3D, video, ecc.”
Quali pensate saranno i principali effetti della pandemia sul mondo dell’arte?
“Gli effetti li stiamo vedendo già in questo periodo: gli artisti ricevono stimoli nuovi, sono spinti a creare nonostante (o grazie?) alla reclusione forzata in casa. Molti musei e spazi culturali si stanno adoperando per adattarsi allo sterminato universo digitale. È una prospettiva interessante e apre un mondo di possibilità, fino ad ora inesplorate. È possibile che d’ora in poi in ambito culturale si andrà avanti in questa direzione, tramite l’offerta di contenuti digitali esclusivi. Ovviamente anche la fruizione si modificherà. Potremmo più di frequente contemplare quello che in questi ultimi mesi ci stiamo abituando ad accettare come “nuova normalità”: partecipare a concerti e visite guidate online, mostre e percorsi culturali in spazi virtuali, anche a pagamento. Un concerto online, riservato ad un gruppo limitato di persone, in cui l’artista si esibisceda casa o su un piccolo palcoscenico, potrebbe offrire un’esperienza intima ed esclusiva.
Questa crisi potrebbe essere un’opportunità per abituarsi ad osservare e concepire l’arte sotto altri punti di vista, più digitali ed attuali. Potrebbe in questo senso trasformarsi in una grande opportunità per il settore.”
Credete che in futuro il progetto potrà “evolvere” e occupare uno spazio fisico, oltre a quello virtuale?
“Ci piacerebbe molto. Uno degli obbiettivi del Covid Art Museum è quello di funzionare come un archivio, per ricordare, attraverso l’arte,il sentimento collettivo preponderante e come le persone hanno scoperto mezzi espressivi nuovi durante il confinamento. Stiamo valutando diverse opzioni per rendere questo archivio il più accessibile possibile. Una delle più interessanti prevede la realizzazione di una esposizione fisica, quando tutto questo sarà finito. Staremo a vedere.”