Com’è cambiata la vita degli artisti durante la quarantena? Come sono mutate le loro abitudini, il loro sentire, il loro lavoro?
L’aria sospesa, gli spazi dilatati, i silenzi, il fluire sordo del tempo. L’attesa pervasa di un chiarore surreale e indefinito che scandisce le vite della quarantena. Abbiamo chiesto a una serie di artisti di raccontarci lo scorrere del tempo dalle proprie case, trasformate in temporanei atelier. La vita di un artista ai tempi della pandemia.
I tempi di Lio
Come passi la giornata, dove e come dipingi ora?
Le giornate si fanno relativamente corte, lo ammetto, non mi sveglio all’alba. Vivendo a Madrid, qui le cose sono arrivate un paio di settimane dopo rispetto all’Italia e quando sono arrivate mi sono ritrovato chiuso in casa da un giorno all’altro. Non potendo andare più in studio, ho preso quel poco che potevo e mi sto arrangiando nel mio piccolo salotto (dovrò ridipingere la parete). Ho dovuto ridimensionare un pochino la mia routine lavorativa, perché stavo preparando una personale con quadri di grandi dimensioni, ma le circostanze non mi stanno aiutando, quindi sto portando avanti il lavoro amministrativo. Ho ripreso a lavorare al PC, portando avanti progetti che avevo lasciato in sospeso, sto cercando concorsi/premi a cui poter partecipare, che mi risulta una cosa parecchio pesante, ma allo stesso tempo sto scoprendo cose di cui non sapevo nemmeno l’esistenza. Ovviamente la parte pratica del lavoro non posso lasciarla da parte, anzi, anche qui sto riprendendo cose che avevo lasciato da parte, ad esempio sto documentandomi sul tema del colore e dipingendo dal vivo, cosa che mi sta aiutando a scoprire nuovi concetti.
Tempo, Spazio, Suono. Concetti ricalibrati, relativi, riformulati…
In casa mia non entra molta luce, quindi dopo aver fatto colazione vado sulla terrazza del mio palazzo dove mi sveglio definitivamente facendo prendere ai miei occhi la luce del sole. Da lì ho una vista di 360° su una Madrid silenziosa, disturbata solo dall’unico elicottero che ogni tanto passa per sorvegliare la città. Scendo i sette piani per tornare in casa, l’unico suono che mi tiene compagnia è il rumore del frigorifero, all’inizio un incubo, però ormai si è convertito in un “compagno di viaggio”. Le giornate sono quasi un loop infinito che cerco di cambiare dipingendo ogni giorni qualcosa di diverso. Ormai non guardo nemmeno l’orologio, quando il portinaio porta fuori la spazzatura so che è l’ora di cena, ed in poche ore “è già ieri”.
Leggere, scrivere, riflettere, altro…
Prima cosa che farai quando finisce la quarantena?
Sicuramente la prima cosa che farò quando finirà tutto è mettermi in quarantena nel mio studio (ahaha scherzo), però sicuramente sarà il primo posto in cui andrò per poter tornare a sentire l’odore dell’olio che mi abbracciava ogni mattina.