A Roma c’è un luogo sotterraneo molto particolare non solo per la bellezza artistica, ma anche e soprattutto per il mistero e la curiosità di ciò che rappresenta: la Cripta dei Cappuccini in via Veneto, nei sotterranei della Chiesa dell’Immacolata Concezione.
La cripta infatti nasce come area di sepoltura per i frati cappuccini che qui risiedevano (e che qui vivono ancora oggi), la cui peculiarità è tutta nell’apparato decorativo, interamente realizzato con le ossa dei defunti. Queste decorazioni – forse un po’ macabre – furono realizzate nel Settecento, ma il nome del loro autore è avvolto nel mistero.
L’artista con questa originale creazione voleva molto verosimilmente omaggiare i frati cappuccini e la “Sorella Morte”, componendo colonne di femori, lampadari di vertebre, rose e stelle di tibie e peroni ed inserendo in alcune nicchie addirittura scheletri interi vestiti con il tipico saio francescano! Il messaggio che si voleva dare è certo molto chiaro: tutti andiamo incontro ad uno stesso destino, la morte, che però qui può apparire meno cruda e in certo senso perfino affascinante.
I diversi ambienti della cripta presentano non solo decorazioni, ma anche iscrizioni funebri, piccoli altari e riferimenti a personaggi laici, donne comprese, tutti coloro cioè che furono vicini in vita all’ordine religioso e che furono qui accolti per la loro eterna dimora. Tra le sepolture più celebri meritano una particolare menzione quelle dei tre giovani pronipoti di papa Urbano VIII Barberini, del principe Matteo Orsini vestito con il saio o ancora quella della cosiddetta principessa Barberini. Racchiuso in un ovale, si distingue chiaramente lo scheletro di una donna che con una mano sorregge una falce e con l’altra una bilancia (sempre realizzate con ossa umane ovviamente), simbolo dell’equità della morte e del Giudizio Finale. La volta della cappella è inoltre riccamente ornata con decorazioni e lampadari pendenti e reca persino un orologio osseo ad una sola sfera, ad indicare la continuità della vita dopo la morte.
L’estrosità dell’artista che decise di decorare la cripta è impressionante: non solo semplici elementi architettonici, ma anche figure e composizioni dall’alto richiamo simbolico. Qualche esempio? Clessidre con le ali che ricordano la fugacità del tempo; scheletri con falci, a rappresentare l’imprevedibilità della morte o con una bilancia, per intendere la giustizia divina; o ancora fiori, simbolo di rinnovamento e speranza oppure stelle, in onore della Vergine Maria.
Visitare questo luogo vuol dire poter accedere anche ad un piccolo interessante museo che racconta la storia dell’ordine e le tradizioni proprie dei frati cappuccini. Tra le opere esposte non mancano i capolavori, come la tela San Francesco in Meditazione, oggi attribuita con certezza a Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. Il santo è raffigurato in ginocchio, con un teschio tra le mani e una croce al fianco, adagiata su una pietra. Il suo saio è sporco e lacero, mentre il viso è assorto in una compiuta trasfigurazione spirituale, resa ancora più intensa dal contrasto tra la luce e lo sfondo scuro. Caravaggio aveva sempre nutrito un particolare interesse per il Santo di Assisi, tanto da dedicargli una serie copiosa di opere lungo tutta la sua carriera. Si narra addirittura che l’artista si fece prestare un saio da cappuccino, per poterlo riprodurre in modo fedele in una delle sue opere.
Il significato quindi generale di questo straordinario luogo è illustrato perfettamente dal motto “Noi eravamo quello che voi siete, e quello che noi siamo voi sarete”: la cripta dei cappuccini è a tutti gli effetti un luogo di profonda meditazione sulla morte e sulla caducità della vita terrena, un perfetto connubio di amore e arte.
Approfondimento a cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale che organizza visite guidate e passeggiate per andare alla scoperta di Roma con archeologi e guide turistiche abilitate della Provincia.