L’idea di dare vita ad un Fondo Nazionale per la Cultura approda a una petizione sulla piattaforma change.org. Che in poche ore ha ottenuto e superato le 15mila firme richieste
“Si potrebbe definire Fondo nazionale per la Cultura, o Prestito nazionale per la Cultura, o Cultura Bond, il problema non è il nome”. Con queste parole il giornalista Pierluigi Battista apriva nei giorni scorsi dalle colonne del Corriere della Sera un dibattito che pare aver fatto (finalmente) un po’ di rumore nell’ambiente. Pensare a un piano di salvezza culturale nazionale per proteggere teatri, musei, librerie, siti archeologici, orchestre.
Qualcosa che per certi versi risponderebbe anche ai tanti appelli che ormai da un po’ lanciamo anche noi da ArtsLife. Ma che ovviamente – e di questo non possiamo che felicitarci – quando transita sulle pagine del primo quotidiano del Paese riesce a smuovere opinioni con molta maggior forza.
“Sarebbe motivo di grande orgoglio nazionale”, scrive Battista, “se riuscissimo a istituire un Piano, con cui i risparmiatori italiani contribuissero a salvare dal disastro, o addirittura dalla morte, quel patrimonio immenso fatto di teatri di prosa e sale cinematografiche, teatri dell’Opera, musei, gallerie, siti archeologici, auditorium, balletti, orchestre, librerie, biblioteche, Conservatori, scuole d’arte e di fotografia, laboratori artistici e artigianali che oggi coinvolge direttamente ben più di mezzo milione di italiani”.
Finalmente – ma ci voleva un osservatore indipendente – qualcuno che tributa dignità anche a quanto afferisce al sistema dell’arte contemporanea, altrimenti a tutt’oggi del tutto ignorato a livello istituzionale.
A cosa pensa l’opinionista? A “un Fondo collettivo con cui i risparmiatori, chi vuole investire pur senza grandi prospettive di ritorni immediati, possono partecipare a un piano di salvezza culturale nazionale. Un prestito, non un obolo. Gestito con gli strumenti che sono propri delle banche e del mondo finanziario. Amministrato da un ente che metta insieme pubblico e privato e che proceda con criteri di distribuzione dei fondi da assegnare a ogni singola istituzione e culturale che devono essere equi e trasparenti, senza pastoie e opacità”. Per “dimostrare che la cultura e l’arte sono il nostro orgoglio e non vogliamo vederle annaspare, senza ossigeno”.
E l’appello pare non essere caduto nel vuoto: se è vero che Federculture ha raccolto e rilanciato l’idea di dare vita ad un Fondo Nazionale per la Cultura, lanciando una petizione sulla piattaforma change.org. Che in poche ore ha ottenuto e superato le 15mila firme richieste.
Avendo come primi firmatari personaggi del calibro di Umberto Croppi, Presidente Fondazione La Quadriennale, Roberto Cicutto, Presidente Biennale di Venezia, Stefano Boeri, Presidente La Triennale di Milano, Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI, Gabriella Belli, direttore Fondazione Musei Civici Venezia, Christian Greco, Direttore Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino.
Obbiettivo della petizione? Creare – come da proposta di Battista – “uno strumento d’investimento, garantito dallo Stato, aperto al contributo di tutti i cittadini che vogliano sostenere il settore culturale nell’attuale fase di emergenza e crisi di liquidità, conseguente alla chiusura generalizzata cui musei, cinema, teatri, librerie sono costretti”.
Rispetto al quale Federculture “rivolge un appello a Governo e Parlamento affinché si dia attuazione immediata alla costituzione del Fondo Nazionale per la Cultura. E chiede il sostegno di tutte le altre associazioni, delle aziende, degli operatori e di chiunque sia consapevole che è sulla cultura che si deve investire per creare le basi della ricostruzione dopo la crisi”.