Secondo il Wall Street Journal l’Arabia Saudita ha un progetto per divenire un importante polo culturale nei prossimi 10 anni. Al centro del grande investimento ci sarebbe il Salvator Mundi di Leonardo da Vinci, tenuto nascosto dopo la sua aggiudicazione record da Christie’s nel 2017.
Dopo tre anni dalla storica acquisizione – la più dispendiosa della storia – inizia a prendere forma il progetto che l’Arabia Saudita ha in cantiere dal momento in cui ha speso $450 di dollari per aggiudicarsi in asta il Salvator Mundi. L’opera attribuita a Leonardo da Vinci è stata tenuta lontano dalla visione di tutti gli appassionati, ma nei prossimi anni dovrebbe tornare visibile in grande stile. Infatti la prospettiva che trapela dai presunti piani del Ministero della Tradizione saudita è che il lavoro verrà conservato in deposito fino a che non sarà costruito un nuovo museo ad esso dedicato, che dovrebbe sorgere nei pressi di Riad. Il progetto rimane ancora piuttosto nell’ombra, ma l’intenzione sembra essere quella di sfruttare la fama dell’opera – bisogna dirlo, principalmente costruita sull’incredibile aggiudicazione in asta – per trasformare l’Arabia Saudita in un polo turistico in grado di vantare un importante offerta culturale. Sarebbero almeno 12, infatti, le istituzioni artistiche in cantiere.
Per questo nella prossima decade il governo federale intende costruire più di dodici grandi musei, più altri più piccoli, nella speranza di attrarre sempre più turisti e aumentare il sistema finanziario della nazione di $27 miliardi, a fronte di un gigantesco investimento che andrebbe a sommare ai costi per le infrastrutture anche $64 miliardi per la campagna marketing.
Ma come può un ritratto raffigurante Cristo farsi immagine della crescita culturale di un paese islamico? Il dibattito è aperto e coinvolge tutti gli operatori del settore, che auspicano l’apertura di un museo d’arte occidentale differente da quello che esporrà opere di matrice islamica. Il progetto lascia comunque spazio ad alcune perplessità circa la coesistenza della figura di Cristo – con la mano alzata in un gesto di benedizione – in un ambiente culturale che si fregia di essere la culla dell’Islam. Proprio questo aspetto, inoltre, esacerbato dalle critiche ricevute a proposito del rispetto dei diritti umani in questi territori, ha per il momento rallentato il processo di espansione turistica-culturale. Inizialmente, infatti, lo stesso Salvator Mundi sarebbe dovuto essere esposto al Louvre di Abu Dhabi da settembre 2018, progetto che non si è però mai concretizzato.
Nonostante le difficoltà il progetto rimane un’importante possibilità. L’arte per l’Arabia Saudita rappresenterebbe sia una significativa alternativa alla dipendenza economica dalla vendita di petrolio, sia una via per scalfire ulteriormente i tabù che ancora resistono nel paese – l’arte stessa, fino a pochi anni fa, non era ben vista. Regista dell’operazione sarebbe il nuovo ministro della Cultura, Bader bin Abdullah bin Mohammed, a cui il principe ereditario Mbs avrebbe affidato il mandati di rafforzare i legami con il mondo dell’arte internazionale. Bader, che tre anni fa ha acquistato il Salvator Mundi, ha di recente comprato in asta opere di Pablo Picasso, Jean-Michel Basquiat, Yayoi Kusama e David Hockney.