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Ispirati dalle miniature antiche i due francobolli vaticani a marchio “PostEurop”

Da antiche miniature bottino di guerra le immagini delle antiche vie postali proposte attraverso due francobolli vaticani “Posteurop

Vengono dal bottino di guerra di papa Gregorio XV le immagini dei due francobolli vaticani a marchio “PostEurop” ispirati alle antiche vie postali, tratte dal “Corpus Agrimensorum Romanorum” del VI secolo, un tempo nell’antica Biblioteca palatina le cui origini risalgono alla fondazione dell’università di Heidelberg, Germania, avvenuta nell’anno 1386.

La miniatura della Colonia Julia Ausguta Ta(urinorum)

 

In questa Biblioteca, nel corso del tempo, confluirono le collezioni universitarie e quelle degli Elettori Palatini, riunendo in tal modo quasi l’intero sapere del medioevo e dell’età moderna. La sua fine è collocabile tra il 1622 e il 1623, quando l’intera biblioteca divenne bottino di guerra della Lega Cattolica e in seguito donata da Massimiliano di Baviera a papa Gregorio XV, Alessandro Ludovisi. Il quale, patrono delle arti e delle scienze oltre che mecenate del Domenichino e del Guercino, da tempo aveva messo gli occhi sull’importantissima Biblioteca Palatina. Per trasferirla a Roma – 3.700 manoscritti e 13.000 stampati – furono necessari viaggi che durarono sei mesi.

Terracina rappresentata nella miniatura

A seguito del Congresso di Vienna, 848 manoscritti in lingua tedesca ritornarono a casa, alla Biblioteca universitaria di Heidelberg. Eccezion fatta per alcuni codici greci e latini, tutti gli altri manoscritti e stampati del Fondo Palatino restarono nella Biblioteca Vaticana. In tempi piuttosto recenti i manoscritti di Heidelberg e della Vaticana sono stati digitalizzati e sono fruibili online.

Nel primo francobollo, da 1.10 euro, l’immagine è presa dalla miniatura di straordinaria bellezza rappresentante Colonia Julia Augusta Ta(urinorum) che occupa due intere pagine del “Corpus Agrimensorum Romanorum” e rappresenta, al centro, la città con torri e mura di Torino murata con l’incrocio delle sue strade principali, il Cardo Massimo, in direzione Nord-Sud con il Decumano Massimo (direzione Est Ovest) che, prolungandosi all’esterno delle mura, univano la città ai quattro punti cardinali.

La seconda, nel valore 1,15, riguarda la “Colonia Axurnas”, Terracina, con le mura e otto torri che definiscono uno spazio vuoto e la via Appia che entra nella città turrita, sul cui sfondo sono rappresentate le paludi. Tali rappresentazioni, assicurano in Vaticano, servirono da modello per la Tabula peutingeriana, mappa stradale dell’XI secolo, che indicava in rosso il cursus publicus, l’antico sistema postale dei romani.


Nelle miniature originali le strade sono effettivamente tracciate in rosso, mentre sui francobolli, chissà perché, in giallo. Del tutto inutile risulta poi la minuscola indicazione “Pal.Lat 1564” dove il numero sta a indicare quello del manoscritto e le scritte puntate che si tratta della biblioteca palatina latina. Un’indicazione buona per chi mastica di latino e di manoscritti, ma non certo per la gente comune. Se proprio si voleva mettere l’annotazione tanto valeva scriverla per esteso (oltretutto lo spazio c’era). Uno dei tanti difetti di comunicazione.

 

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