All’interno della Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive di Pesaro, ex chiesa del Suffragio e un tempo sede del mercato ittico della città, è ospitata la mostra “Oscar Piattella: Disgregazione e unità. Solcando la misura rinascimentale di Urbino” (26 giugno-1 ottobre 2020).
La mostra, a cura di Alberto Mazzacchera, si inserisce all’interno delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte di Raffaello. Nelle opere dell’ultimissima e densa produzione di Piattella, si ritrovano gli studi dell’artista per la rifrazione della luce; chiari sono i riferimenti alla corrente italiana dell’Informale e gli studi matematici che caratterizzavano le produzioni artistiche del Ducato di Urbino nel periodo del Rinascimento. Le magistrali fughe prospettiche di Paolo Uccello e di Piero della Francesca sono rilette in chiave personalissima da Piattella che apre con le sue rette lo sguardo all’infinito. Attraverso i colti riferimenti nella pittura di Piattella, viene presentata la mostra in concomitanza coi festeggiamenti di Raffaello.
Il percorso espositivo, così come l’impostazione del catalogo, sono da leggersi a ritroso. Le ultime opere datate 2020 sono esposte in apertura, mentre quelle risalenti alla seconda metà degli anni ’50 al termine del percorso. 55 dipinti su tavola caratterizzati da un sapiente uso del colore sono disposti in 3 sezioni: la chiesa del Suffragio ospita le opere più recenti, fra cui 26 dipinti e un grande polittico (2014-2020), chiaro riferimento alla Pala di Giovanni Bellini conservata ai Musei Civici di Pesaro. Nel Loggiato si trovano due nuclei di lavori storici che includono 10 opere “materiche” (a partire dal 1957) e 18 opere “semi-materiche” (2000-2011).
A terminare il percorso espositivo è La Rocca, raro olio su tela del 1955. Dipinta su due registri, la tela svela la precoce intuizione del tema del muro, che nella storia si tradurrà nei riferimenti ai “Muri di Parigi” (1958) e di Berlino, carichi degli orrori della guerra. Le tele allora si popolano di materie granulose, argillose. Si possono ritrovare alcuni riferimenti alla pittura di Jean Dubuffet (1901-1985), circoscritti all’impiego di materiali non tradizionali. Il tema del muro dunque diviene mezzo per riflettere sugli avvenimenti ma anche porta di accesso che conduce ad una dimensione interiore. Proprio in tal senso Massimo Cacciari osservava, nel 2003, come, nelle opere di Piattella “ciò che appare non è che il frantumarsi della Luce interiore; i colori non sono che il timbro che la Luce assume illuminando il “paesaggio dell’anima”. Dal muro all’immaginazione di una dimensione cosmica fatta di stelle, universi. Nasce una nuova produzione e questa volta Piattella si lascia ispirare dagli esempi del Rinascimento matematico di Urbino. Da qui le ricerche sulla profondità e lo spazio. Il rigoroso disegno preparatorio diviene la base imprescindibile delle sue nuove creazioni. Giunge il colore sulla tavola.
Gli ultimi anni di produzione di Piattella partono da cellule, nuclei e stelle per poi direzionarsi verso spazi nuovi, fatti di luce, di luoghi fisici ma anche interiori. I colori, dalle cromie neo espressioniste, esplodono sulle tavole del pittore pesarese, il quale, con le sue geometrie, sembra giochi a catturare e respingere insieme lo spettatore. Spiega Mazzacchera: “attraverso una costruzione matematica, una rigorosa suddivisione delle tavole in quadrati o rettangoli, un tracciare punti di convergenza e incidere linee su linee, quadrati su quadrati, rombi su rombi, per mezzo di un lavoro meticoloso e senza tregua nel suo atelier del Catria, Piattella da corpo ad una suggestiva visione dell’universo e dello spazio che, come già avvenne per le opere materiche, necessita ora solo di essere assimilata dallo spettatore. L’artista offre questi nuovi dipinti allo sguardo di chi dopo inutili tentativi classificatori, dovrà arrendersi e abbandonarsi alle suggestioni dei colori, alla potenza delle molteplici rifrazioni della luce che da sempre contrassegnano le sue opere, ed ora anche al gioco interminabile, magnetico delle linee che si intrecciano, si sovrappongono, aprendo a spazi interiori”.
Oscar Piattella (Pesaro, 1932) sin dall’inizio delle sue esperienze artistiche si muove nell’ambito dell’Informale con una particolare attenzione ai materiali. Il suo esordio artistico avviene con la prima personale alla Galleria Ariete di Milano nel 1958 presentato da Franco Russoli. Il lavoro di Piattella si snoda nel corso degli anni Sessanta e Settanta in modo del tutto autonomo, solitario ma mai avulso dalla contemporanea ricerca europea alla quale egli guarda con estrema attenzione. Molte sono le partecipazioni ad avvenimenti internazionali e numerose sono le esposizioni personali quali: Milano, 1958,1968, 1973, 1975; Roma, 1960, 1970, 1971, 1978, 1980, 1987; Torino, 1973; Urbino, 1987, 2017; Bologna,1988; Parigi 1989, 1997; Perugia, 1991, 2019; Taiwan 1997, 2000; Genova, 1998; Pesaro, 1982, 2002; Tours, 2006; Gubbio 2010; Tournay, 2013; Monte Vidon Corrado, 2016. Numerosi sono i premi ed i riconoscimenti nazionali che gli sono stati tributati
Informazioni utili:
Oscar Piattella: Disgregazione e unità. Solcando la misura rinascimentale di Urbino
A cura di Alberto Mazzacchera
Main sponsor Inveco Holding Spa
Sponsor Brun Fine Art – London
Centro Arti Visive Pescheria, Corso XI Settembre 184 – Pesaro
26 giugno – 11 ottobre 2020