Ritmi di colore dettano struttura, spazio e profondità nei vibranti dipinti astratti di Stanley Whitney. Il colore, libero di essere cromia pura all’interno della composizione, compone nuovi linguaggi musicali e pittorici insieme. Blocchi di colori tonali e contrastanti vengono accostati liberamente. Linee parallele di vernice si estendono orizzontalmente a mo’ di spartito musicale, seguendo il perimetro quadrato della tela e accostandosi alle note di colore verticali. Osservando attentamente si possono udire le raffinate energie improvvisate del free jazz.
Coloratissima e raffinata, la pittura di Stanley Whitney (Philadelphia, 1946) trae ispirazione da una vasta gamma di fonti, fra cui vari generi musicali, la tradizione quilt americana (trapunte variopinte composte da pezze di cotone), i Post-Impressionisti, l’astrazione del XX secolo, l’arte del Rinascimento e l’architettura italiana antica e moderna. A tal proposito, afferma Whitney: “Il colore, la luce, l’architettura antica – non mi stanco mai di contemplare Roma. Roma da sempre illumina ed ispira il mio lavoro. La mia tecnica pittorica attuale ha iniziato a prendere forma negli anni novanta quando, immerso nella città, mi guardavo intorno ammirando l’architettura antica e rinascimentale. A Roma vige un ordine e un ritmo antico che voglio nei miei dipinti.” Egli inoltre rilegge ed introietta le lezioni dei maestri del neoplasticismo olandese di Piet Mondrian (1872-1944), dei pittori italiani del Novecento come Giorgio Morandi (1890-1964) e l’espressionismo astratto americano di Mark Rothko (1903-1970).
È così che l’arte e l’architettura italiana divengono ispirazioni durature per Whitney che, dagli anni ’90 muta i suoi precedenti paesaggi in blocchi di colore decisi che caratterizzano il suo stile maturo. Struttura e colore sono temi che Whitney approfondisce ammirando dal vivo le facciate storiche del Colosseo e di Palazzo Farnese, le antiche urne funerarie presso il Museo Nazionale Etrusco e gli affreschi di Villa Boscoreale. Nel 2017 Whitney intitola un dipinto a Bertacca, nome del piccolo borgo fuori Parma dove vive e lavora e omaggio alla città in cui visse il pittore Giorgio Morandi. In questa città, gli edifici residenziali sorgono uno a fianco all’altro, ognuno colorato in modo diverso dall’altro, creando così insolite composizioni di colore. Due anni dopo nasce la serie Bertacca 1, 2, 3, 4. Le tele ad olio, di 2×2 metri, sono ispirate alle calde tonalità dell’Emilia-Romagna. Per spiegare le sue composizioni Whitney afferma: “Inizio dall’alto e lavoro verso il basso. Questo si chiama botta e risposta. Un colore ne richiama un altro. Il colore determina la struttura, non viceversa”.
La Galleria Gagosian di Roma presenta dal 3 giugno “Stanley Whitney, Serie Bertacca, 2019”. Inoltre, la galleria romana collabora con lo spazio adiacente, La Fondazione (via Francesco Crispi 18), presentando un programma non-stop di progetti espositivi che celebrano l’arte contemporanea italiana. Ogni settimana, dalle 18:00 alle 11:00 del mattino successivo, La Fondazione prosegue la staffetta culturale completando la programmazione con un artista italiano appartenente alla generazione nata a cavallo fra gli anni 1980 e ’90.
Stanley Whitney è nato nel 1946 a Philadelphia, vive e lavora tra New York e Parma. I suoi lavori sono inclusi, tra le altre, nelle collezioni del Metropolitan Museum of Art di New York; al Solomon R. Guggenheim Museum di New York; al Whitney Museum of American Art, New York; Philadelphia Museum of Art; National Gallery of Canada, Ottawa.
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