La schietta realtà delle fotografie di Jacopo Benassi è in mostra al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Dall’8 settembre all’1 novembre 2020 Vuoto racconta la carriera dell’artista tra scena underground e la passione per la musica.
Vuoto non è necessariamente negativo. Talvolta fare vuoto, fare spazio, attorno a sé significa che si è dato tanto e che per ripartire, di nuovo, serve azzerare quel che è accaduto fino a quel momento. Per questo quel Vuoto che è il titolo della prima personale di Jacopo Benassi in un museo – il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato – si traduce in realtà in tutta la pienezza che il fotografo spezzino poteva offrire ad oggi. Infatti la mostra – programmata dall’8 settembre all’1 novembre 2020 – raccoglie in modo poetico e non cronologico una serie di opere simbolo dell’arte di Benassi, qui raccolta in maniera organica e rappresentativa. L’artista si è come voluto liberare di tutto ciò che ha finora realizzato: una messa a nudo necessaria per poi ripartire, una totale manifestazione di sé.
Un donarsi completo che si traduce, per esempio, nella ricostruzione parziale dello studio dell’artista. Le sue fonti di ispirazione – su tutte la scultura, gli strumenti del mestiere, il banco da lavoro, gli utensili per realizzare le cornici – che si auto-produce, utilizzando il legno grezzo che ben rappresenta la sua natura punk. È infatti nella cultura underground di La Spezia che Benassi forma il suo sguardo realistico su una realtà cruda e vera, fotograficamente tradotta in primi piani totalizzanti, privi di profondità, dove scompare anche la luce naturale in favore del flash. Un artificio necessario per creare un’atmosfera rarefatta, incline a scomparire in favore di un soggetto che vuole essere totale protagonista.
Così l’obiettivo di Benassi si è concentrato su modelle, attrici, artisti, stilisti e personaggi della scena musicale internazionale. Mete umane di un occhio volto a rintracciarne la vera essenza. Prospettiva intimistica che non poteva dunque fare a meno di rivolgersi anche all’interno, al fotografo stesso. Benassi si è infatti cimentato in varie documentazioni autobiografiche, riguardanti principalmente i propri incontri sessuali, oppure concentrandosi sull’autoritratto. E poi la sperimentazione sulla performance, sua o di altri, sempre però legata al mondo della musica.
In mostra sono presenti inoltre alcune opere inedite. Si tratta del risultato della passione di Benassi per l’editoria e i libri. Proprio da un lavoro editoriale in via di pubblicazione nasce la serie The Belt, progetto sul distretto industriale di Prato in collaborazione con l’Archivio Manteco, che oltre a essere esposto è protagonista delle affissioni pubbliche in città nei giorni precedenti alla mostra.
Dal 31 agosto le attività, gli strumenti, gli uomini e le donne che animano il distretto tessile pratese diventano i soggetti delle immagini esposte su grandi cartelloni pubblicitari in vari punti della città.
Lavorando nelle fabbriche di Prato una delle cose che mi ha più colpito è stata la presenza di immagini sacre. Mi aspettavo un legame forte con la politica e invece ho trovato un legame con la religione. Il mio sguardo si è fermato perciò molto su questo aspetto e poi sul rito del mangiare e sui gesti delle mani, che sono forse le vere protagoniste di queste mie fotografie.