Casa delle Artiste, degli Artisti. In occasione dell’Art Week (8 – 13 settembre), il gruppo Gina X si “impadronisce” della storica istituzione milanese dandole un nuovo nome. E trasformandolo in un luogo di riflessione e condivisione.
Quando, nel settembre 2019, Stefania Galegati e Annalisa Cattani hanno invitato una ventina di artiste a trascorrere una notte a Imola, niente era ancora deciso. Non un progetto né un comune intento a legare le donne convocate, solo la volontà di vedersi, parlare, ristabilire un contatto emotivo diretto, non mediato dalla fredda barriera di mezzi di comunicazione e social media. Ciò che è venuto dopo è nato da sé, frutto della creatività e delle idee nate da quel primo incontro.
Il punto di partenza sono stati dunque i due giorni passati al centro di residenza culturale Novella Guerra, nomen omen della madre di Annalisa, in questo caso presagio di resistenza e resilienza. Due giorni densi, in una lotta per conciliare l’urgenza di confrontarsi con la scarsità di tempo per farlo. Due giorni da cui è nato un nome, Gina X. Gina come la madre di Stefania Galegati, come il modo in cui i veneti si apostrofano tra loro. Gina che di cognome fa X, perché è la madre di tutte le artiste, senza distinzioni.
Questa breve permanenza ha fatto emergere la necessità di stare -e creare- insieme, di persona, senza la compromissione dell’online e dei social. Il gruppo si è quindi lasciato con tanto ancora da dirsi e la promessa di ritrovarsi a breve per farlo.
Nessuno avrebbe potuto prevedere che una pandemia globale avrebbe reso i contatti umani impraticabili, meno che mai le donne di Gina X, che hanno dovuto venire a patti con il loro desiderio di scegliere sempre il contatto diretto a quello mediato dallo schermo. Ma se è che sono proprio le difficoltà a rivelare la forza delle idee, quelle di Gina X hanno superato la prova impostale dalla sorte. Anche se per via telematica, le artiste hanno continuato a incontrasi, a parlare, a confrontarsi, ad arricchire e revisionare quello che ormai era un pensiero unico e non già 15 giustapposti.
Primo frutto di questo percorso è il progetto presentato all’interno della Casa degli artisti, luogo che il gruppo non si è però limitato a usare come una sede espositiva. Partendo da un interesse per il linguaggio e la sua facoltà emancipatoria, l’istituzione milanese è stata trasformata nella Casa delle Artiste, degli Artisti. Un nome che sottintende tutta una serie di discorsi di genere al centro dell’attuale dibattito culturale, anche in campo artistico (proprio da qui erano partite Galegati e Cattani quando, nel 2018, avevano partecipato al Forum dell’arte a Bologna con l’intervento “Osservatorio attivo, diversità di genere”). Una virgola, quella tra “artiste” e “artisti”, che sottintende la necessità di apertura e inclusività nelle distinzioni binarie di genere.
L’azione sul linguaggio torna poi all’interno della Casa. Regalami una parola è un’opera nata grazie al dialogo che le artiste hanno instaurato coi propri conoscenti, a ognuno dei quali è stato chiesto di “regalare una parola” che per loro avesse un significato. Un’arte che, come ha sottolineato la “Gina” Francesca Pasini, nasce dall’interno per essere poi condivisa con tutti. Riportate su 5 rotoli di carta millimetrata, le parole diventano quindi i mattoni attraverso cui avviare la ricostruzione di cui Gina X si fa portatrice.
Una ricostruzione che vede nella collaborazione e nell’azione di gruppo lo spunto per andare avanti. Che sfida l’analfabetismo emotivo a cui la sovraesposizione dei social media rischia di esporci, cercando una presenza là dove si tende alla distanza, non solo fisica.
A corredo del lavoro di Gina X, per tutta la durata dell’art week Casa della Artiste, degli Artisti ospiterà un programma fatto di performances, letture ad alta voce dei cartigli e laboratori dedicati a bambine, bambini e adulti.
Informazioni utili
Casa delle Artiste, degli artisti
A opera di Gina X
Dall’8 al 13 settembre 2020