Ennio Ludovico Chiggio (1938) scompare all’età di 82 anni, a Padova. Fondatore del Gruppo N, ha ricoperto un ruolo di primo piano nella storia dell’Arte Programmata e Cinetica, di cui è stato cruciale esponente nella prima metà degli anni Sessanta. Sostenute da un rigoroso impianto teorico, le sue opere stimolano la percezione e la partecipazione sensoriale del fruitore. A dare la notizia del decesso i familiari e la Galleria 10 A.M. ART di Milano, che da tempo lo rappresenta.
Ennio Ludovico Chiggio ha dedicato la vita ai fenomeni. Sia perché le sua arte era capace di suscitare meraviglia e ammirazione, sia perché questa era intrinsecamente fondata sul rapporto tra le manifestazioni visibili del mondo e le modalità attraverso cui l’apparato sensibile dell’uomo può coglierle. In questo senso la morte è un fenomeno strano, poiché esiste anche se non si vede e si presenta ai nostri sensi solo per negazione, definitiva, di stimoli. É dunque questo ciò che è accaduto all’artista la mattina di venerdì 25 settembre 2020 a Padova, dove da tempo risiedeva.
Per fortuna di lui rimane visibile e tangibile l’opera – ampia e coerente, rigorosa ed efficace – accumulata in una carriera lunga sessant’anni. Inscindibile, in questo senso, la figura artistica di Chiggio dal Gruppo N, collettivo sperimentale fondato nel 1959 insieme a Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi e Manfredo Massironi. Il gruppo, sorto a Padova, guardava all’arte come a una pratica funzionale – informativa e didattica, anche eticamente – priva di qualsiasi fascino individualista. L’artista non è altro che un operatore della comunicazione visiva, un tramite attraverso cui il fruitore vede sollecitato il proprio sistema percettivo.
L’artista inizia così a elaborare opere-oggetto capaci di modificare l’apprendimento e la fruizione artistica secondo le teorie della forma, dell’informazione e della meccanica quantistica. Le istanze teoriche sulla psicologia della forma confluiscono nella creazione di strutture percettive fondate sulla combinazione di segmenti sequenziali e ripetitivi. Dapprima Chiggio, già rifiutata la pittura, sperimenta la costruzione di oggetti ricavati dalla lavorazione di un cartoncino nero, piegato e tagliato in modo da suscitare uno stimolo continuo sui meccanismi di comprensione dell’osservatore. Chiggio volge più intensamente verso le dinamiche cinetiche, interessandosi alle potenzialità della luce, alle instabilità sensoriali, all’alternanza di pattern, alla compenetrazione di forme geometriche e alle cromie complementari. In questo periodo gli interessi individuali di Chiggio guardano anche alle problematiche della poesia visiva, al concretismo fotografico e alla musica sperimentale.
L’impianto teorico – fortemente influenzato dalle teorie del filosofo statunitense John Dewey – è sempre stato fondamentale per Chiggio. A supportarlo nello strutturare ideologicamente le istanze del Gruppo N ha partecipato anche Umberto Eco, che nel 1962 ha presentato la mostra Arte Programmata, esposta a Milano, Venezia, Roma, Trieste, Londra e New York. In questo periodo gli interessi individuali di Chiggio guardano anche alle problematiche della poesia visiva, al concretismo fotografico e alla musica sperimentale. Significativa, in tal senso, la partecipazione nel 1964 alla XXXII Biennale di Venezia. Qui Chiggio presenta l’elaborato elettronico Ambiente sonoro, prodotto in collaborazione con Teresa Rampazzi.
Ma è nel 1965 che Chiggio, scioltosi il Gruppo N, supera definitivamente l’idea dell’arte in senso stretto e si occupa di design e grafica. Nel settore si fa strada fino a diventare, nel 1973, membro del consiglio direttivo dell’Associazione Disegno Industriale di Milano e dal 1975 al 1991 cura la comunicazione d’immagine di imprese nazionali ed estere. Dal 1978 al 1989 è docente di Progettazione ed Estetica industriale all’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Parallelamente l’impegno espositivo, come artista e curatore, procede inesausto fino al 2020. Dal 2013 al 2020 partecipa con regolarità a numerose esposizioni, tra cui Percezione e Illusione, Arte Programmata e Cinetica, Museo MACBA, Buenos Aires, AR; Ennio Ludovico Chiggio, Alternanze Instabili 1959-2014, Galleria 10 A.M. ART, Milano, IT; Arte Cinetica e Programmata in Italia 1958-1968, Sompo Japan Museum of Art, Tokyo, Japan, JP; Occhio Mobile: Lenguajes del arte cinetico italiano anos 50-70, Museo MAC, Lima, PE; ‘900 italiano. Un secolo di arte, Museo Eremitani, Padova, IT.
Le sue opere sono raccolte in importanti collezioni pubbliche quali MACBA Museo de Arte Contemporaneo, Buenos Aires AR; Museum Sztuki, Lodz, PL; Museum Ritter, Waldenbuch, DE; Museum im Kulturspeicher, Wurzburg, DE; VAF-Stiftung, Francoforte, DE; MART Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Rovereto (Trento), IT; Cantiere del ‘900, Collezione Intesa San Paolo, Milano, IT; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, IT; GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino, IT; Museo Umbro Apollonio, San Martino di Lupari, IT.