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Moda in missione. La rivoluzione comincia dal tuo armadio: tutto quello che dovreste sapere sulla moda sostenibile, il libro

Moda in missione. La rivoluzione comincia dal tuo armadio Moda in missione. La rivoluzione comincia dal tuo armadio
Moda in missione. La rivoluzione comincia dal tuo armadio
Moda in missione. La rivoluzione comincia dal tuo armadio

Cosa significa sostenibilità nella moda? Perché è importante comprare in modo sostenibile? Come ognuno di noi può fare il primo passo verso una moda etica? Durante la settimana della moda milanese è stato presentato sulla terrazza della Fondazione Sozzani il libro La rivoluzione comincia dal tuo armadio: tutto quello che dovreste sapere sulla moda sostenibile.

Le autrici Marina Spadafora e Luisa Ciuni, in dialogo con il giornalista Alan Friedman, ci spronano a cambiare le cose.

Oggi non è più lecito dire io non lo sapevo. Bisogna informarsi.

Sostenibilità nella moda significa tenere conto dell’impatto di un prodotto dal punto di vista etico e ambientale per tutta la filiera, cioè dall’inizio della produzione all’arrivo al consumatore, significa non avere paura di fare vedere tutte le fasi del processo in totale trasparenza.

Sostenibilità significa anche creare capi in giuste quantità con poco impatto sull’ambiente, che non danneggino la nostra salute e una giusta paga ai lavoratori.

Moda in missione. La rivoluzione comincia dal tuo armadio
Moda in missione. La rivoluzione comincia dal tuo armadio

Il nuovo saggio edito da Solferino Libri incontra le voci di Marina Spadafora, fashion designer, consulente di celebri brand e attivista di Fashion Revolution, e Luisa Ciani, giornalista che viene da studi filosofici. Entrambe amano la moda e la vogliano cambiare da consumatrici, riportandola ad un mondo di allegria e pulizia.

Il libro racchiude una serie di spunti e idee per comunicare a più gente possibile che può essere realtà vestirsi in modo sostenibile senza indossare un sacco di iuta. La moda sostenibile non è per forza una moda brutta fatta di abiti in stile amish, senza forme e con colori tristi.

Ci sono dei passi concreti e semplici per diventare un consumatore più consapevole. Chiediti quanta roba hai nell’armadio. Hai bisogno di tutto?

È importante iniziare da quello che indossiamo curando gli abiti senza buttarli. Dobbiamo acquistare meno e capi più durevoli, apprezzare prodotti di qualità e accettare che costino di più, così come si fa con il cibo. Se ne mangia meno ma buono.

Il secondo passo è proprio disabituarci dai prezzi del fast fashion. Non è normale comprare un paio di jeans a 19 euro. Il costo per produrli in modo etico è il triplo.

È dai giovani che è iniziato questo nuovo trend. La generazione Z rifiuta il low cost e preferisce comprare vintage o da piccoli artigiani.

I marchi di fast fashion cercano di rimanere al passo facendo dei progressi dal punto di vista della sostenibilità ambientale, hanno firmato vari accordi, come il Detox Protocol di Green Peace e c’è maggiore trasparenza, ma dal punto di vista sociale c’è ancora un forte sfruttamento e le paghe sono minime.

Comprare fast fashion significa essere complici di questo sistema.

È nostro compito informarci. Esiste un’app che ci viene in aiuto: Good on You assegna a ogni brand un rating e li cataloga in base al grado di sostenibilità. Il suo mantra è “Do good. Look good. Fell good:”

Oggi solo il 20% crea moda in modo puro. In quanto Made in Italy possiamo fare la differenza e far sì che quell’etichetta non sia solo sinonimo di gusto.

L’idea di Marina Spadafora è quella di un boicottaggio. Un movimento che parte dal basso, da ognuno di noi,fino a quando chi decide non potrà più ignorare la questione.Quando le cose rimarranno sugli scaffali i produttori dovranno cambiare.

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