Di come sarà lo spettacolo ci mette in guardia e ce ne dà un’infarinatura la voce di Balasso, autore della revisione da Goldoni, quando, a sipario ancora chiuso, intima al pubblico di non scandalizzarsi per i termini licenziosi, indispensabili alla credibilità del tutto e tali da riflettere la semplice realtà
E quindi il pubblico comincia a ridere prima ancora che sia iniziata la commedia, cosa che non smetterà di fare fino alla fine. Ma quando si parla de I due gemelli veneziani si parla di un testo archetipico del teatro italiano. Si parla di uno dei capolavori di Carlo Goldoni, da sempre banco di prova per grandi attori. E benché si sia tutti d’accordo che il testo ripreso dal commediografo veneziano dai Menecmi di Plauto, lasci molto spazio all’ilarità, all’interno offre ben altre aperture di tipo psicologico che non vanno dimenticate.
I due gemelli veneziani è un’altra commedia sul doppio trattato da Goldoni. Lo è anzi in maniera canonica, giacché Goldoni è alle prese, sulle orme di una tradizione secolare, con due creature assolutamente identiche (due gemelli, appunto) che tenderebbero a fondersi in una sola, se non li distinguesse una radicale diversità di carattere. Ed è ancora una volta una commedia del doppio per quanto riguarda i modelli, perché anche qui commedia dell’arte e commedia romanzesca insidiano la pagina e ipotecano l’originalità di Goldoni. Proprio dai I due gemelli Goldoni tornerà al teatro attraverso la creazione di un personaggio, Tonino, in cui sembra volersi riconoscere, nella cui identità desidera ritrovare la propria identità.
Del capolavoro Goldoniano, ne I Gemelli di Balasso – Ferrini è mantenuta la sua struttura originaria: Zanetto, il gemello ingenuo, in Goldoni forgiato su una maschera della commedia dell’arte, qui è un cantante dai modi effeminati, alla ricerca di un matrimonio di facciata per rilanciare la sua immagine virile di fronte alle fan. Per trovare la moglie consigliata dal suo manager, si recherà a Verona, dove abita la promessa sposa, Rosaura, figlia del fallito chirurgo estetico Balanzoni,oppresso dai debiti per gioco. Zanetto verrà ripetutamente scambiato per il gemello Tonino, un criminale rude e fascinoso che ama, riamato, Beatrice e da qui tutta una serie di equivoci sui cui giocare.
Ferrini, interprete e regista, ripensa la trama per una società libera, in emancipazione, e butta tutto dentro agli anni Settanta. Indubbiamente interpreta bene ed in modo esilarante sia Zanetto che Tonino, passando dai modi bruti a quelli svolazzanti, sempre dando voce e volto allo sconcerto di fronte all’assurdità dell’equivoco, ma nel gioco disimpegnato dell’intreccio, dove sono i riferimenti storici e sociali alle difformità tra il gemello cittadino e quello contadino? …Il pubblico ride tanto e sempre, perchè sembra di assistere più ad una sitcom americana che ad un lavoro prettamente teatrale.
Tutti sono la parodia di tutto: ci sono i figli dei fiori debosciati da un lato, il terrorismo incombente dall’altro, ci sono le organizzazioni criminali pronte a investire nei nuovi mercati (dall’edilizia alle nuove radio libere) e c’è la piaga dell’evasione fiscale. Ma c’è anche la bella musica di una volta, quella di Ornella Vanoni, Nada, Alan Sorrenti, Lucio Battisti e Jim Morrison sul cui ritmo si susseguono le situazioni paradossali che, come detta ogni buona commedia, vogliono che l’amore infine trionfi, etero o omo che sia.
Il cast dei giovani attori (Vittorio Camarota, Maria Rita Lo Destro, Federico Palumeri, Andrea Peron, Marta Zito, Stefano Paradisi) è buono, soprattutto quello femminile, ma ci sono troppe “caccole” all’interno di questa commedia. Vale a dire che troppo spesso gli attori, a cominciare da Ferrini, cercano di dar colore e rilievo alle loro azioni e alle loro battute calcando la mano e allungando i tempi. Questa non è mai cosa positiva per una pièce teatrale che alla fine arriva stucchevole al pubblico.
E allora con un po’ di malinconia e rimpianto si ricorda la celebre edizione del Teatro Stabile di Genova diretta da Luigi Squarzina nel 1963 con Alberto Lionello che, alternandosi nei panni di Tonino e Zanetto, sfoggiava tutto il suo talento senza servirsi di altri mezzi per strappare l’applauso.
Lo spettacolo che ha debuttato al Teatro Ivo Chiesa di Genova martedì 20 ottobre alle ore 20.30, resta in scena fino a domenica 25 ottobre.