Un artista chiamato ad esprimersi dinanzi al mare della Penisola Sorrentina, abbandonando per un istante il suo rifugio umbro per mostrare le sue opere nella cornice dell’Art Hotel Villa Fiorella
Guardando il mare tutto sembra, d’improvviso, più semplice, più chiaro. E dinanzi al mare tutto sembra promessa di felicità. Non sappiamo se l’artista Marco Ercoli la pensi davvero così, o se in tal modo abbia intrapreso il percorso volto all’arte il direttore di Villa Fiorella, Alberto Colonna. O se la giovane curatrice Giorgia Basili abbia immaginato di donare felicità curando la mostra “Notturno” dell’artista romano, divenuta progetto site specific per l’art hotel di Massa Lubrense, nel napoletano. Nei tre giorni di press tour, Ercoli ha presentato una serie di opere che hanno preso posto in una delle suite del Villa Fiorella, dando luogo ad un dialogo stupente e surreale. L’artista ci racconta come è nata Notturno e, a ritroso, quegli elementi che hanno formato la sua poetica, sostanziata da una grammatica ampiamente simbolica, ricca di metafore ed allegorie, filiazione di uno studio attento dell’arte antica e moderna, i cui riferimenti, sono tradotti dall’Ercoli nella lingua del nostro tempo.
La tua ricerca si articola secondo un corpus di riferimenti, filosofici, ma non solo. Se dovessi sintetizzare l’essenza della tua indagine artistica, quali sarebbero i suoi punti chiave?
Punto chiave della mia ricerca artistica è l’impermanenza dell’artificio umano dinanzi al ciclo della natura, del suo dominio sulle cose umane. Mi ha sempre affascinato la brutalità paziente della natura capace di divorare tutto ciò che sia artificiale ed effimero, di assorbire tutto ciò che si degrada a livello biologico, l’aspetto più sublime del termine di ciò che per suo ordine di cose torna alla terra. Essendo noi esseri umani gli unici su questa terra ad essere consci dell’Essere e del Tempo. Questa presa di coscienza è un angoscia nel termine Kierkegaardiano, sul valore della libertà non tanto quanto libero arbitrio ma come vertigine. Libertà quanto condanna.
Il ruolo affidato alla Natura è pressoché protagonista, probabile filiazione di un radicale trasferimento dalla caotica Roma alla silente campagna di Cascia. Il rapporto che hai instaurato con la natura di quali dettami si riveste?
Sono passati due anni da quando ho deciso di trasferirmi in un luogo isolato, tra le gole profonde degli Appennini umbri. Questi luoghi atemporali, dove lo sguardo spazia su ampi paesaggi selvatici, mi riportano ad una dimensione atavica, primordiale, capace di annullare il senso della temporalità incidendo sul mio essere nel mondo, potendo recuperare ciò che reputo necessario: l’importanza dello spogliarsi dalle distrazioni urbane.
Nelle tue opere si scorgono fils rouges tesi verso maestri del passato, chi sono e perché sono entrati a far parte del tuo cosmo intellettivo?
La scelta di vivere lontano ed isolato dedicando l’intera quotidianità alla pittura è un esercizio spirituale. Questo termine coniato dalle scuole di pensiero classiche e di cui vi è un sincretismo tra filosofia occidentale ed orientale, per me, è un imperativo categorico. Lo studio del passato, delle nostre radici storiche, della nostra civiltà secolarizzata, passata dai testi classici lasciati come eredita per i posteri, tramandata dagli ordini Benedettini, di quell’altissima povertà di ordini monastici, delle gesta eroiche che ci rendono ciò che siamo di cui la moltitudine vive ignorando volontariamente le antiche radici bollate e marchiate con una lettera scarlatta come periodo storico buio dell’umanità, ma manifestando il vero periodo barbaro: i tempi odierni, la morte dell’essere umano, tranciatore di quelle radici che ci rendono ciò che siamo.
Un testo che consiglio di leggere è “Te eis eauton” (‘Colloqui con se stessi’ di Marco Aurelio Antonino) può aiutarci a tracciare un percorso che può partire da noi stessi, come una bussola per i tempi oscuri e alienanti in cui viviamo.
La pittura è una convenzione secolare, il linguaggio è una convenzione tra esseri della stessa specie, conscia della possibilità di comunicare dove le parole non arrivano. La moda è una convenzione stagionale e per questo esprimo la mia più totale indifferenza.
Le pitture rupestri erano dipinte per dare informazioni sui metodi di caccia, la loro utilità risiedeva nell’aiutare; per questo motivo ritornano in civiltà distanti tra loro una somiglianza di rappresentazione; quindi la pittura è un linguaggio universale, trasversale, atemporale, inossidabile, capace di comunicare sensazioni, emozioni, le stesse che ci accompagnano dall’alba dei tempi.
Ammiro i primitivi della pittura italiana e in special modo Masaccio, Beato Angelico e Piero della Francesca. Pittori non eloquenti, come scrisse nel saggio “ Vedere e Sapere” Bernard Berenson, storico dell’arte. La pala d’altare “La tentazione di sant’Antonio” del pittore del Rinascimento nordico Matthias Grünewald, “L’apertura del quarto sigillo dell’apocalisse” di Dominikos Theotokòpoulos detto El Greco.
Pittori simbolisti come Johann Heinrich Füssli autore de “L’Incubo”, Arnold Böcklin con “L’isola dei morti” in cui utilizzò il verde Atrament, una delle cromie che utilizzo sempre nella realizzazione di ogni opera. Il Doganiere Rousseau nelle sue foreste dove esseri selvaggi si nascondono e ci invitano a esplorare e perdersi, ritrovando l’intervallo perduto citato da Gillo Dorfles nel medesimo titolo di un suo saggio che fu uno dei primi che lessi ritrovando ciò di cui Kronos divora non lasciando il tempo di respirare come nel quadro di Goya “Saturno divora i suoi figli”. L’amore per i miti classici in special modo la “Titanomachia” di Eumelo di Corinto.
Il realismo magico di Antonio Donghi. L’incontro con le opere di Francis Bacon capaci di sedimentarsi in me e divorarmi al loro cospetto. Artisti del passato, forti nella loro atemporalità, capaci di dialogare e cambiare il punto di vista sul mondo e sulla sua rapace verità.
Il tuo ultimo lavoro, “Notturno”, è entrato a far parte della collezione permanente dell’Art Hotel Villa Fiorella di Massa Lubrense. Un’opera in foggia di polittico destinata a diventare un tutt’uno con lo spazio che adesso abita. Quale è stato il tuo primo rapporto con i luoghi in cui il polittico avrebbe trovato posto?
Esattamente; “Notturno” è stata la chiusura di una serie nata nel 2019 prima ancora di sapere che avrei dovuto lavorare per questa personale. “Notturno” è nata dalle sensazioni scaturite dalle passeggiate notturne, lasciandomi ispirare dai rumori vicini e in special modo distanti, latrati nel buio ci avvisano di esseri che si destano dal diurno per vivere nel cuore della notte, dove i confini e gli spazi sono azzerati, senza distinzioni, omogenei. Quel senso di paura e angoscia atavici capaci di catapultarci nelle nostre radici millenarie di quanto il concetto di tempo perde la sua cognizione legato al concetto spazio-tempo-luce. Le opere di questa serie non erano stata pensate appositamente per gli spazi dell’Art Hotel Villa Fiorella ma più che altro legate al rapporto onnipresente tra Opera-Spazio-Osservato di cui il terzo è il fine dell’opera: la percezione ed elaborazione interiore dell’astante.
L’opera su citata, è parte di un progetto più ampio, ovvero la mostra curata da Giorgia Basili e presentata, in maniera del tutto originale, in una delle suite di Villa Fiorella. Cosa ha rappresentato per te questa esperienza e in che modo credi che tali commistioni possano offrire ad un artista? Sino a quando la mostra sarà aperta al pubblico?
Riprendo in parte ciò che ho scritto nella domanda precedente: le opere esposte presso l’Art Hotel Villa Fiorella non sono semplicemente state realizzate per l’albergo, poiché sono nate in maniera spontanea e soprattutto considerando il rapporto onnipresente tra Opera/Spazio-Osservato di cui il terzo è il fine dell’opera : la percezione ed elaborazione interiore dell’astante. L’idea di questo rapporto Opera-Spazio-Osservatore è venuta a combaciare con la splendida cornice di Massa Lubrense situata nella Penisola Sorrentina. Un luogo rimasto per certi aspetti selvaggio con le sue scogliere a picco sul golfo. Questo dà la possibilità di dialogare con l’ambiente esterno e questo permette e permetterà in futuro a chi prossimamente esporrà di confrontarsi gli spazi esterni. Ancor di più pensare alla natura che riprende i suoi spazi ed entra in un luogo chiuso che ci fa sentire al sicuro ma al tempo stesso impermanente; essere consci che nessun luogo ci fa sentire veramente al sicuro di fronte ai cataclismi della natura, capaci di ridimensionare la solerte illusione di addomesticatori dei fenomeni naturali, l’Antropocene deleterio figlio della superbia. In questo periodo di lockdown siamo stati spettatori dell’eterno ritorno: esseri selvaggi si affacciavano nei luoghi urbanizzati, la gramigna cresceva tra le intercapedini dei marciapiedi, le acque torbide dal passaggio delle tratte commerciali un tempo si sedimentarono lasciando la comparsa a esseri marini nel cristallino delle lagune e delle baie urbanizzate.
Inoltre, Questo progetto è nato dalla stima nei miei confronti della curatrice Giorgia Basili che ha voluto fortemente che lavorassimo insieme.
Progetti per il futuro?
Sono tornato alla mia “Amata solitudine, Isola benedetta” (F.Battiato). “Notturno” è l’opera che ha chiuso una serie ed ha aperto una nuova. Per ora sono in attesa di nuovi progetti espositivi.
In un’attesa che si introietta di nuovo nella dimensione del sublime e del celato, sotto l’egida di grandi maestri del passato, Notturno di Marco Ercoli si propone come memento mori contemporaneo, perché lì, di fronte al mare pensare è più semplice e tutto appare più comprensibile e se lo sguardo ritorna nella ancestrale natura appenninica, essa sarà certamente generosa con l’artista, svelando ciò che, ai più, non è visibile.
Art Hotel Villa Fiorella
Dal 10 ottobre 2020 ad ottobre 2021, visitabile su appuntamento
Via Vincenzo Maggio, 5, Massa Lubrense (Na)
info@arthotelvillafiorella.com
Ufficio Stampa: Allumeuse
www.allumeuse.it