Una mostra che innesca pensieri e dibattiti, e questo è già un successo. Ma alla Quadriennale le nuove generazioni non convincono in pieno
Al contrario della Biennale di Venezia, che nello statuto precisa che la mostra presenta – dovrebbe presentare… – il panorama artistico internazionale dei due anni precedenti, la Quadriennale di Roma non ha indicazioni temporali. Lo statuto si limita a puntualizzare che si deve concentrare sullo scenario italiano.
Eppure, quando uscendo dal Palazzo delle Esposizioni, si scopre che le opere che si ricordano di più, quelle che si mantengono impresse nelle retine, o nelle sinapsi, sono quelle di artisti più o meno storicizzati, o comunque opere non recenti, magari di diversi anni addietro, sembra che qualcosa strida.
Certo, fra i 43 artisti convocati dai curatori Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol per la mostra FUORI, visibile da oggi 29 ottobre fino al 17 gennaio 2021, non mancano spunti di interesse anche nelle nuove generazioni. Dai monumentali fiori issati sopra lo scalone da Petrit Halilaj e Alvaro Urbano, che risulteranno certamente fra i più fotografati e postati della rassegna, carichi di una storia tutta da scoprire, all’avvolgente ambiente polimaterico di Benni Bosetto.
Dai maturati dipinti di Guglielmo Castelli, che sceglie di proporre tutte opere realizzate nel 2020, al divertissment di Valerio Nicolai, che abbandona il prediletto mezzo pittorico per presentarsi con un’enorme fragola che accoglie un performer al suo interno.
Ma la parte del leone, spiace ribadirlo, la fanno artisti già “digeriti” dalla storia e dalla critica. Anzi, artiste, come vedremo. A cominciare da Irma Blank, con una straordinaria serie di grandi tele fra il segnico e il gestuale. Che non a caso le ha meritato la sala centrale del palazzo e del percorso espositivo.
E poi Monica Bonvicini, il cui video No Head Man – del 2009, a molti già noto – conferma il valore di quella che del resto è fra gli artisti italiani più apprezzati oltreconfine.
Fino alla vera e propria scoperta – almeno per chi scrive – di Lidya Silvestri, allieva di Marino Marini scomparsa quasi novantenne nel 2018. Con una serie di sculture che svelano il pieno possesso di dettami ricevuti da grandissimi come Brancusi o Moore.
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