La mostra Manolo Valdès. Le Forme del Tempo raccoglie i dipinti e le sculture dell’artista, esposte al Museo di Palazzo Cipolla, Roma, fino al 10 gennaio 2021.
Salutato da unanime consenso di critica e di pubblico, Manolo Valdès (Valencia 1942) riesce a conciliare con esiti spettacolari pittura, scultura e tecniche di collage-assemblage d’ispirazione novecentesca con lo studio e l’ammirazione dei grandi maestri del passato, dai suoi conterranei Velasquez, Goya, Ribeira, Zurbaran, a Masaccio e Van Eick, ma anche Légér, Matisse, Picasso, Lichtenstein. Echi e rimandi unificati da un’efficacia creativa dagli esiti originali ed autonomi. Nella visionaria ricerca di Valdés gli artisti di cui sopra diventano affascinanti interlocutori con cui intrattenere un contatto e un racconto quotidiano. È come se l’immagine prelevata dall’artista spagnolo nel passato più o meno recente si trasformi, recependo i mutamenti dell’arte successiva (soprattutto attraverso l’informale e la Pop Art), fino ad approdare in una nuova veste, con le lacerazioni della materia impresse da questo lungo viaggio nel tempo.
La mostra a lui dedicata nei locali del Museo di Palazzo Cipolla consiste in un ampio corpus di dipinti e sculture provenienti dallo studio dell’artista e da importanti collezioni private. Di Valdés scrive il Prof Emmanuele Presidente della Fondazione Terzo Pilastro- Internazionale:
Del suo lavoro apprezzo, in particolare, l’attitudine ad attingere in maniera del tutto trasparente e naturale al repertorio artistico del passato per reinterpretarlo in chiave contemporanea a conferma della mia convinzione che l’arte è un fluire ininterrotto, un dialogo costante tra i grandi di ieri e di oggi e che non ha dunque senso racchiuderla in periodi rigidi ed impermeabili tra loro.
La rassegna, curata da Gabriele Simongini, dà conto del percorso creativo di Valdés dai primi anni ottanta ad oggi ed invita a scoprire l’acuta sensibilità estetica dell’artista, fra i più rappresentativi della Spagna di oggi. Fra le sculture dame e cavalieri, (Lidia, Reina Mariana, l’infanta Margarita, Las meninas,..), versioni differenti della Dama a caballo – ispirata alla celebre opera di Velasquez Isabella di Borbone (c.1629). Un rapporto forte, sensuale, quasi tattile, lega l’artista alla materia da cui trae, esplorandoli, i segreti misteri della femminilità. Enigmatiche, chiuse nei loro ovali perfetti, le donne di Manolo Valdès emanano sensualità da antiche odalische; scolpite nel bronzo o nell’alabastro, le sue Reine dalle vesti sontuose sembrano racchiudere la responsabilità e il peso della vita.
L’ opera plastica di Valdés assembla i materiali più diversi: bronzo, marmo, alabastro, granito, ceramica, argento, tessuto, legno, pittura che si fa scultura, in un’affascinante alternanza tra realismo e astrattismo. Rappresentante di Equipo Cronica, il rivoluzionario movimento pop sorto durante il regime franchista, oggi interprete con una sensibilità assolutamente moderna dei grandi artisti del passato, l’artista spagnolo vive e lavora tra Madrid e New York.
Riconosciuto a livello internazionale (ha rappresentato la Spagna alla Biennale di Venezia del ’99), le sue tele e le sue sculture figurano nei grandi musei del mondo: Metropolitan Museum di New York, Centre Pompidou di Parigi, Guggenheim di Bilbao, Centro d’Arte Reina Sofia di Madrid, National Art Museum of China di Beijing, State Russian Museum di San Pietroburgo. Sue sculture monumentali sono state esposte o installate in permanenza nei giardini del Principato di Monaco, a New York (Park Avenue; Botanical Gardens; Broadway), a Parigi (Place Vendôme, nei giardini del Palais Royal…).