Un pamphlet autoprodotto, snello e veloce, ma dagli intenti ambiziosi è “Il senso dell’opera d’arte e il ruolo dell’artista nel ventunesimo secolo” di Sergio Mandelli (Ebs Print, 2020, 130 pp., 14 euro).
L’autore, ex gallerista e mercante d’arte, conduce online la rubrica “Praline. Prelibatezze dal mondo dell’arte” dedicata agli artisti contemporanei. Specializzato in letteratura francese, compone anche poesie.
La scrittura è scorrevole e piacevole, organizzata in brevissimi capitoli, come rapidi appunti, in cui far scintillare il pensiero. L’argomento del volume, in realtà, è vastissimo; pur citando dotti riferimenti, si accennano e si sfiorano temi che meriterebbero ampi approfondimenti. Nell’impossibilità di farlo, alcune idee emergono chiare: secondo Mandelli, assistiamo alla “fine del contemporaneo”, schiavo del mercato dell’arte; “l’arte è sempre un fenomeno di natura religiosa”, poiché “cerca di comunicare con il mistero, con il regno del sacro”; il più grande artista del Novecento è Marcel Duchamp, che si è interrogato sull’essenza stessa dell’arte e ha avuto “un’influenza incalcolabile” sugli anni a venire.
Una lettura interessante e controcorrente, coraggiosa e personalissima, che suggerisce consigli e “una possibile via d’uscita” agli artisti, recuperando “gli strumenti umanistici necessari” per “affrontare i grandi temi dell’umanità.”