Esce il 10 settembre Contro il patrimonio. Se le opere d’arte valgono più delle persone di Luca Nannipieri, saggista, opinionista dei quotidiani Il Giornale e Europa (ed. Centro studi umanistici dell’abbazia di San Savino).
Il testo mette fortemente in discussione l’idea di conservazione, tutela e museificazione del patrimonio storico-artistico che si è imposta non solo in Italia ma, con gradazioni differenti, in tutto il mondo occidentale. Costatando lo stato attuale delle bellezze italiane, in gran parte malvalorizzate e poco conosciute dagli stessi cittadini che abitano nei dintorni, Luca Nannipieri critica l’impianto complessivo con cui vengono gestiti e regolamentati i beni culturali, arrivando a trovare la colpa proprio nella Legge e nelle Convenzioni accettate dagli Stati che di fatto immobilizzano il patrimonio storico-artistico e il legame dei cittadini con esso. Dalla Convenzione dell’UNESCO alla Convenzione dell’Aja al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio vigente attualmente in Italia, ogni normativa ha di fatto anestetizzato, per Nannipieri, qualunque rapporto rigenerante, creativo, anche distruttivo, con le opere d’arte, a vantaggio esclusivo della conservazione e della passiva tutela.
Luca Nannipieri prosegue così la messa in discussione radicale del modo con cui vengono pensati e mantenuti i beni culturali, che già aveva affrontato nei suoi discussi libri precedenti “Salvatore Settis e la bellezza ingabbiata dallo Stato” , “La bellezza inutile” e “La Cattedrale d’Europa” (in uscita, edizioni San Paolo).
Ecco l’inizio:
“Ho conosciuto molti luoghi morti nella nostra Italia. Immobili, senza nessun respiro. E spesso questi luoghi erano e sono considerati patrimonio della nazione o dell’umanità; erano e sono chiese, certose, palazzi, castelli, giardini, sale affrescate, musei, saloni con quadri e tele, intarsi, affreschi. Luoghi straordinari, ma fermi: senza nessun respiro. Ne ho visti a centinaia, ovunque mi muovessi per terra o per monti, per le mille strade della nostra Italia.”
“Perché sono bloccati e fermi nel loro splendore? Perché una cultura estremamente debole ha ridotto e riduce questi luoghi ad essere <<patrimonio dello Stato>>, <<patrimonio dell’umanità>>, <<beni culturali>>, <<beni da difendere, da conservare>>. Luoghi singolarissimi del pianeta, dove le opere degli uomini sono più importanti degli uomini stessi. Luoghi dove alla vita delle persone si è anteposta la vita delle loro opere. Luoghi intoccabili, dove il nostro respiro, la nostra presenza è irrilevante”.
“Luoghi dove l’unica azione che può fare una persona è quella della visita, visita turistica, passeggera, volitiva, a passo di marcia dietro e davanti altri individui, oppure visita di ricerca, di studio, ma pur sempre visita: arrivi, osservi, ammiri, e vai via. L’unico dialogo che questi luoghi hanno con gli uomini è quello della visita: la nostra presenza è accettata solo come transitoria”.
Paradosso apparentemente intrigante quanto urticante.