“La pittura di questi artisti, non si esprime riguardo al mondo e a come esso venga costituito tramite significati determinati, ma si esprime in un mondo, qual è, e quindi al mondo come è”. Disse il critico d’arte svizzero Theo Kneubühler per descrivere la nuova corrente artistica che si stava presentando al cospetto di una Germania devastata dalla guerra e nuovamente divisa, addirittura spezzata in due e che aveva bisogno di discostarsi in qualunque maniera da tutto ciò che ricordasse al popolo tedesco la propria tradizione culturale, della quale quasi ci si doveva vergognare dopo il nazismo.
E sono proprio le parole del critico che potrebbero racchiudere al meglio, almeno in parte, l’arte di A.R. Penck, pseudonimo di Ralf Winkler, artista tedesco classe 1939, riportato alla memoria del pubblico del bel paese grazie ad una retrospettiva (un po’ all’italiana, come sempre del resto) presso la Galleria Cardi Black Box, in mostra fino a fine novembre 2012. Circa 40 opere -in realtà molte meno- tra lavori datati anni ’70, ’80 , 2000 e qualche scultura. Una bella esposizione, anche se non certo esaustiva per raccontare la storia di un grande e particolare pittore rappresentante del neo-espressionismo germanico post bellico, come Georg Baselitz, Marcus Lüpertz, Jörg Immendorf (a quest’ultimo Cardi dedicò una personale nel 2010 intitolata “Late Paintings”).
La lucente galleria in questione ha disposto al piano terra le opere più grandi di Penck, come “Untitled”, 1980, acrilico su tela di 253 x 230 cm, “Uk 1” del 1983, acrilico su tela di 285 x 285 cm, ma anche i lavori più recenti, come “Systembild-Last, del 2007, acrilico su tela di 160 x 180 cm, in stile Keith Haring ma molto più dark e arrabbiato, o “Direkter Zusammenhang” sempre del 2007, acrilico di 130 x 160 cm. In mezzo alla sala anche le sculture, le più grandi appoggiate a terra e le più piccole disposte su dei piedistalli, tra cui l’affascinante e magnetica “Tschechischer Kellner” un bronzo del 1989 e “Westdeutsche Frau” del ’90. Eh sì, perché Penck, verso la fine degli anni settanta, decise di dedicarsi anche alla scultura, proprio come fecero anche i suoi colleghi Baselitz, Lüpertz, Immendorf, Karl Horst Hödicke, iniziando a rappresentare figure primordiali con un forte richiamo all’Africa nera, rimando che è possibile ritrovare anche in molti dei suoi quadri. Dopo gli anni ’80 e dopo il suo trasferimento nella Germania dell’ovest, per Penck divenne importante intraprendere un percorso innovativo, un recupero dell’accentuazione cromatica delle sue opere e l’uso della tridimensionalità.
Cardi Black Box ha però sfruttato magnificamente il piano superiore della galleria per esporre i lavori più belli di Penck. Una vera sorpresa e un tesoro inestimabile nascosto dalla prima fugace occhiata che si dedica alle opere all’arrivo ad una mostra. Piccole tele, ma molto più intense e vive, con la materia che sembra sgorgare dal quadro e che appare come appena deposta. Come se Penck fosse appena passato di lì a finire il suo lavoro. Opere che fanno scaturire il desiderio di toccarle, come “Das Land hinter den Punkies, targato 1980, un olio su tela di appena 70 x 80 cm, eppure di grande vigore. Interessanti anche i disegni di china su cartone ondulato “Anfang der Spatlung dell’82 di 91 x 119,5 cm e “Untitled”, n.d. di 91 x 119,5 cm.
Insomma, Cardi Black Box prova a fare sul serio, nonostante l’immancabile pubblico più attento a pensare all’abito da indossare all’inaugurazione che all’artista in esposizione.
Scheda tecnica:
A.R. Penck
Mercoledì 5 Settembre – fine Novembre 2012
Cardi Black Box
Corso di Porta Nuova 38
20121 Milano
Telefono: +39 0245478189
Orari di apertura:
Lunedì – Sabato, 10 – 19