Negli anni 70 Le Va fu fra i primi artisti a cercare un’alternativa rivoluzionaria al perfezionismo del Minimalismo
“L’unica risposta che cerco è il dialogo con l’osservatore. Spero che ci sia qualcosa che coinvolge le persone mentalmente. Non ho idea di dove questo conduca, forse a uno stato di confusione”. Così, non senza una certa dose di autoironia, parlava del suo lavoro l’artista californiano Barry Le Va, fra i maggiori protagonisti dell’arte processuale e post-minimalista, morto nei giorni scorsi all’età di settantanove anni. Nato a Long Beach, California, nel 1941, Le Va ha studiato arte e architettura alla California State University. E le sue prime opere nacquero sul finire degli anni Sessanta proprio per cercare un’alternativa rivoluzionaria al perfezionismo del Minimalismo. Sculture e installazioni che indagavano sull’ordine del caos e sul caos dell’ordine.
La sua affermazione arriva con la prima mostra personale al Walker Art Center di Minneapolis, nel 1969: con innovative sculture che chiama “distributions”, realizzate con una grande varietà di materiali – dalla farina a brandelli di feltro – dispersi sul pavimento. Nello stesso anno, la sua opera Omitted Section of a Section Omitted, 1968-69 appare nella mostra “Anti-Illusion: Procedures / Materials” del Whitney Museum di New York, evento fondamentale per l’arte concettuale che includeva, tra gli altri, artisti come Lynda Benglis, Bruce Nauman, Keith Sonnier, Eva Hesse, Richard Serra, Robert Morris. L’opera di Le Va, che ha anche insegnato al Minneapolis College of Art & Design, alla Princeton University e alla Yale University, ha avuto mostre di grande importanza, fra cui tre edizioni consecutive di Documenta Kassel (1972, 1977 e 1982). Una sua mostra triennale è attualmente in corso al Dia:Beacon di New York (2019-2021).
https://www.diaart.org/exhibition/exhibitions-projects/barry-le-va-exhibition
