I ritratti di Alex Katz sono sempre attuali perché mai presenti, insensibili a qualsiasi definizione precisa. Stretti tra l’Espressionismo astratto e la Pop art, i suoi dipinti ricercano in modo autonomo l’essenzialità pura della pittura.
Alex Katz è un pittore.
Un’affermazione semplice da intendere nel modo più diretto possibile: è un artista che pratica la pittura, imprime immagini sulla tela. Ma è anche un’affermazione più articolata, se pensiamo che nel mezzo del dilagare dell’Astrattismo, Katz si dedica strenuamente alla figurazione; dunque un pittore nel senso più classico del termine. E ancora, l’affermazione si fa complessa quando ci addentriamo nei risvolti filosofici della pittura, cercando di connetterla con altre dimensioni del pensiero umano come la psicologia e la sociologia; ecco, ci accorgiamo quindi che l’arte di Alex Katz non interseca alcuna di queste dimensioni, anzi le evita accuratamente: la sua pittura è semplicemente pittura.
Nasce a New York nel 1927 sotto il segno dell’Espressionismo astratto. Jackson Pollock, Mark Rothko, Franz Kline, Willem de Kooning: sono loro gli artisti del momento, quelli in grado di catalizzare l’attenzione dell’intero mondo artistico e spostare sulla Grande Mela il suo baricentro. Grazie a loro gli Stati Uniti strapperanno all’Europa il ruolo di centro nevralgico per la creatività, che viene consolidato negli anni successivi grazie alla Pop art. Katz non è un espressionista astratto né un artista pop, il che lo rende sfuggevole alle definizioni artistiche, oltre piuttosto anacronistico. Troppo figurativo perché potesse rivelare lo spessore dell’intimità umana, troppo narrativo perché si conceda con la facilità del Pop.
Visto che si dice che l’atto rappresentativo è obsoleto, io mi propongo di trovare il modo di renderlo parte del mondo moderno.
Alex Katz
Lo fa mantenendo la sua strada, la vecchia figurazione dai soggetti riconoscibili, ampliandola però alla scala monumentale introdotta dalla Scuola di New York e stagliandola su sfondi neutri, omogenei. Così facendo supera in una sola volta l’idea tradizionale (decorativa) di quadro e annulla la componente narrativa, trovando il suo posto unico e distinguibile all’interno della pittura moderna. Il risultato si distanzia sia feticismo materialista che dall’introspezione criptica, dando vita a immagini chiare ma scontornate, immobili perché decontestualizzate. Sono perlopiù volti, quelli che dipinge, incastonati fuori dal tempo, sospesi in un limbo senza un prima né un poi. É perlopiù il volto di sua moglie Ada, quello che dipinge, la sua modella perfetta.
C’è stato un periodo in cui Ada aveva una bellezza universale: guardava molti film e i suoi gesti inconsciamente venivano da quell’immaginario. Poi ho continuato a ritrarla negli anni, anche quando è diventata più matura. Ero come un regista che le chiedeva di interpretare ogni volta un ruolo diverso.
Alex Katz
Sono più di 200 i dipinti che le dedica nel corso della loro vita coniugale, che prosegue ininterrotta dall’autunno del 1957. In qualsiasi circostanza, in qualsiasi posa, a qualsiasi ora del giorno. Ada è per Alex quello che la cattedrale di Rouen è stata per Monet. Se il pittore impressionista rincorreva la luce, Katz insegue l’essenziale. Le forme sono pure, i colori compatti, le linee tese; i soggetti sono puliti, privi di dettagli eccessivi, controllati, quasi limitati nel loro tono emotivo. Ed ecco il nucleo concettuale dell’opera di Katz: trattare una materia calda come la pittura in modo freddo.
I suoi grandi volti sorridono di rado, esprimono sentimenti in piccole e rare stille; spesso non sono poco più di un espediente per attirare l’osservatore verso la pittura, ovvero il mezzo attraverso cui essi si sono generati. Ed ecco qui che il contenuto si svuota di intenti sociali o psicologici, rivendicando un’immediatezza estetica dove eleganza e bellezza diventano valori fondamentali.
“Non riesco a pensare a qualcosa di più eccitante della superficie delle cose” è l’affermazione entro la quale possiamo sintetizzare quanto detto finora. Imprimere sulla tela l’epidermide del mondo, assorbire l’esatto manifestarsi delle cose e riprodurlo: la lucidità della pelle, la gradazione di colore di un ciuffo di capelli, l’infrangersi della luce nell’iride degli occhi. La totale decontestualizzazione concentra l’attenzione su questi aspetti, che risplendono nella loro complessa essenzialità. Da qui il fascino classico delle opere di Katz, sempre attuali perché mai presenti, in continuo divenire seppur misteriosamente esistenti in un vecchio e inconscio ricordo.