Christine De Pizan è la prima scrittrice di professione della storia e femminista ante-litteram. Con il suo libro La Città delle Dame ha riabilitato molte figure femminili, ingiustamente tacciate come esempio di vizio, ispirando tutte le donne a uscire dalla loro condizione di inferiorità.
Sicuramente non esiste, ma forse si trova da qualche parte. Viene descritta come una rocca fortificata sull’eremo di una montagna, eppure di queste pietre proprio non c’è traccia. Vuoi perché sono offuscate dalle nuvole che le circondano, vuoi perché in realtà la Città delle Dame è solo una costruzione letteraria, abilmente architettata da Christine De Pizan. É un limite per una città, viene da dire, esistere solo in letteratura. Eppure come accade per le Città invisibili di Italo Calvino, anche la creazione di De Pizan assume i paradossali connotati dell’ubiquità, portando il suo messaggio ben più in là di quanto una rocca sperduta tra le vette montuose avrebbe potuto fare.
Christine De Pizan è di certo la prima scrittrice di professione della storia e, probabilmente, prima femminista ante-litteram.
Nata Cristina da Pizzano (Venezia, 1365 – Monastero di Poissy, 1430 circa), è stata una scrittrice e poetessa italiana naturalizzata francese. La sfortuna di essere nata donna nel medioevo, viene compensata dal padre Tommaso, che le garantisce un’istruzione pari se non superiore a quella dei due fratelli. Di certo il luccicare intellettuale di Christine è terreno fertile per lo studio della storia e della letteratura. Tanto che, quando a 25 anni si trova a dover mantenere da sola i tre figli dopo la scomparsa del marito (e del padre), sceglie di sostenersi grazie al proprio lavoro. E che lavoro.
De Pizan è a capo di una bottega di scrittura, dove lavoravano calligrafi e miniatori, ma allo stesso tempo compone poesie e ballate. Alcune di queste, raccolte ne Le Livre des cent ballades, sono tanto apprezzate da renderla nota tra i nobili del tempo, che le affidarono vari incarichi (tra cui la redazione della biografia di Carlo V).
Nonostante basterebbe questo a renderla una figura avanguardistica, determinata a soverchiare una società estremamente patriarcale come quella medievale, Christine de Pizan va oltre. É l’inverno che segna il passaggio tra il 1404 e il 1405 quando si imbatte nell’ennesimo trattato che crede di poter dimostrare la natura viziosa e malvagia del genere femminile. Si tratta delle Lamentazioni di Mateolo; ma prima di questo ha letto almeno altri due libri – Sulle donne famose, di Giovanni Boccaccio e il Roman de la Rose di Jean de Meung – che teorizzavano improbabili difetti congeniti nel genere femminile. Malinconia, intemperanza, incertezza, volontà di seduzione le principali e inevitabili caratteristiche femminili che alterano la salute maschile. Christine non ci sta.
Sembrano tutti parlare con la stessa bocca, tutti d’accordo nella medesima conclusione, che il comportamento delle donne è incline ad ogni tipo di vizio
La Città Delle Dame, 1404
Da un sentimento di ingiustizia e rivalsa nasce così la Città delle Dame. É un luogo fantastico e fortificato, dove le donne di ogni tempo possono trovare rifugio e conforto. Soprattutto nella città confluiscono quelle figure che la tradizione ha descritto come esempio di vizi, che la scrittrice riabilita sottolineandone la grandezza e nobiltà di spirito. Scienziate, regine, guerriere, indovine, martiri: punti di riferimento che avrebbero accolto e indirizzato ogni donna verso il meritato spazio di dignità.
Christine de Pizan racconta – ispirate da tre dame che rappresentano Ragione, Rettitudine e Giustizia – le storie di Semiramide e Didone, di Lucrezia e Saffo, di Medea e Circe, di Cassandra e Aracne, di Ester e Rebecca, della Vergine Maria e Santa Cecilia. Sono tante le figure che abitano questo borgo esemplare, tutte con un unico scopo: scardinare la credenza subdola e strisciante che l’uomo sia più virtuoso della donna. Christine è una protofemminista, potremmo dire, e sa che la questione non è genetica ma culturale.
Alle donne era infatti quasi impossibile accedere a un’adeguata istruzione e questo impediva loro di potersi difendere dall’egemonia maschile. La Città delle Dame insiste quindi sull’educazione come elemento fondamentale che permetta alle donne di uscire da una condizione di inferiorità. Difatti il testo si compone di tanti racconti brevi, scritti in francese volgare e non in Latino, per essere più accessibili, che narrano le vicende di piccole grandi eroine: donne che hanno amato, lottato, pensato.
Donne che sono state un’ispirazione allora e che ancora possono esserlo. E se è vero che Christine de Pizan ha immaginato la città come un eremo femminile, siamo convinti che un viaggio nella Città delle Dame oggi sarebbe utile anche a qualche esponente dell’altro sesso.