Apre finalmente al pubblico la mostra “Damien Hirst – Archeology now” alla Galleria Borghese. Oltre ottanta opere tra installazioni, sculture, dipinti che indagano il rapporto tra arte, religione, vita e morte. Quello che cattura l’attenzione però, è la “messa in scena ” dell’allestimento, un gioco di specchi ingannevole e intrigante. Nell’attesa della nostra recensione, ecco a voi alcune immagini in anteprima
“Damien Hirst – Archeology now”
“Damien Hirst – Archeology now“, una delle mostre più attese di questa primavera di “rinascita” del sistema museale nazionale, aprirà le porte al pubblico l’8 giugno.
La mostra – a cura di Anna Coliva e Mario Codognato – rappresenta una sorta di percorso “scenico” dove oltre ottanta opere della serie Treasures from the Wreck of the Unbelievable – esposta per la prima volta a Venezia nel 2017 a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana – sono allestite in tutte le sale del museo.
Anche i dipinti di Hirst, Colour Space, in Italia per la prima volta, sono posti in dialogo con la collezione permanente, mentre la sua scultura colossale, Hydra and Kali, si trova nello spazio esterno del Giardino Segreto dell’Uccelliera.
L’allestimento della mostra
Abbiamo accennato ad una sorta di “messa in scena” perché la prima impressione che suscita l’allestimento è proprio quello di un gioco di rimandi – a volte tematici, a volte puramente estetici. A volte sorprendenti, a volte decisamente forzati – dove le singole opere, sembrano perdere la propria individualità nel dialogo con la collezione permanente che non ha di certo bisogno di presentazioni.
I temi fondamentali della mostra
Due i temi fondamentali sui quali si focalizza l’esposizione. Uno è quello legato all’ ossessione del collezionismo. Ne ha parlato recentemente lo stesso artista:
È un onore vedere le mie sculture e i miei dipinti nella Galleria Borghese tra gli straordinari capolavori di Bernini, Caravaggio, Tiziano, nello spazio in cui le loro opere erano state volute da Scipione Borghese. L’origine dei treasures works riguarda l’ossessione del collezionare arte, ed è un tentativo di tracciare una linea visiva ininterrotta dal passato attraverso gli ultimi duemila anni fino ai giorni nostri. Se tracciassimo quella linea, senza dubbio troveremmo Borghese. È difficile ma importante ricordare che Scipione Borghese era interessato all’arte del suo tempo quanto a quella antica, quindi avere una mostra contemporanea accanto a queste opere, per me ha totalmente senso e non vedo l’ora di vedere le mie nella Galleria Borghese.
L’altro indaga un raffronto indubbiamente interessante tra materiali e tecniche.
Tra qualche giorno approfondiremo i concetti della mostra nella recensione che troverete su ArtsLife, di seguito una galleria di immagini dell’allestimento che, come ripetiamo, è il vero protagonista della rassegna.
Info:galleriaborghese.beniculturali.it