La GAMeC di Bergamo torna ad allestire una mostra al Palazzo della Ragione. Come ormai ci ha abituato, l’artista ospitato è un grande nome della scena internazionale. Si tratta di Ernesto Neto, che torna in Italia dopo la Biennale di Venezia del 2001. La mostra – intitolata Mentre la vita ci respira, SoPolpoVit’EreticoLe – è un inno alla vita e alla natura. Dal 10 giugno al 26 settembre 2021.
Un uomo completamente vestito di bianco, con i capelli grigi, la barba lunga, l’aura ieratica, il fare lento, gli occhi guizzanti. É Ernesto Neto, artista brasiliano di fama internazionale, che si aggira sotto la loggia del Palazzo della Ragione. Sopra la testa, nella Sala delle Capriate, è in esposizione l’istallazione site specific che ha realizzato per l’occasione. Un’occasione simbolica, come è spesso capitato in questi mesi di caduta e rinascita.
Ma non è solo il contenuto della mostra – intitolata in modo tanto eloquente quanto suggestivo Mentre la vita ci respira, SoPolpoVit’EreticoLe – quanto l’atmosfera che essa disperde a introdurci in un contesto profondamente spirituale, dove sentiamo i nostri animi partecipare a un più ampio discorso che coinvolge l’universo stesso.
Del resto è questa la cifra stilistica di Neto: le sue opere concorrono a formare ambienti ancestrali, luoghi composti da simboli che operano su più livelli di senso. In questo caso, l’esposizione si configura come una sutura capace di curare una società ferita. Dalla pandemia, certo, ma anche da un intero complesso di mali che la contemporaneità ha portato con sé.
Non è un caso che l’artista dichiari apertamente il tributo ispirazionale e contenutistico al libro di Silvia Federici Calibano e la strega. Qui la scrittrice e attivista femminista ripercorre secoli di storia, evidenziando gli eventi e i fattori che hanno condotto all’avvento del colonialismo e pone le basi per una nuova lettura dei contemporanei processi di globalizzazione. Una critica aspra al sistema su cui Neto si trova allineato e che, con il suo linguaggio, vuole provare a curare.
La soluzione proposta è sintetizzabile in alcune frasi che ripete costantemente: «se prestiamo attenzione ci accorgeremo che ci basta molto meno, di quel che abbiamo, per vivere», «il miracolo sono le montagne, il miracolo sono il sole e il mare» e un’altra serie di mantra e inni che Neto rivolge al pubblico e al mondo intero.
E poi, ovviamente, è visibile in mostra. L’esposizione appare subito come una sorta di rituale magico, a cui è possibile partecipare toccando le opere, sedendosi su di esse, suonandole, calpestandole, indossandole, vivendole appieno. La realtà urbana che ci circonda è trasfigurata in una giungla di elementi naturali – paglia, pietra, piante, spezie, erbe – che con il loro carattere selvaggio, autonomo e fuori controllo vogliono contrapporsi a una realtà dominata dalla ragione e dal senso di potere.
I simboli di questa rinascita sono racchiusi nell’acrostico che è SoPolpoVit’EreticoLe: sole, polpo, vita, eretico. Ad assomigliare a un polpo, ma anche a un sole, è l’installazione principale della mostra. Se i suoi confini sono tracciati in pietra e corda, il corpo è composta da paglia. La si può calpestare, respirare, ci si può sedere sopra. É un’opera dove immergersi, da vivere con piena partecipazione di sensi, fino ad arrivare al suo centro: una sorta di ombelico, simbolo transculturale dell’analogia tra universo e corpo.
Attorno ad essa una serie di “postazioni” dove suonare antichi strumenti e consultare libri (con tanto di titolo e autore) totalmente inventati. Immancabili inoltre le corde e i sacchi pendenti dal soffitto, che fungono da supporti ad abiti realizzati per l’occasione, che l’artista ci invita ad indossare al fine di stringere una nuova relazione con il mondo naturale e gli spiriti degli antenati. Qui risiede l’aspetto eretico, già citato in precedenza.
Quanto alla vita, be’, la si respira in ogni elemento di questa mostra. Anzi, in ultima analisi l’esposizione è un unico e potente inno alla vita, alla natura nella sua dimensione più ancestrale, un invito a riconsiderare la nostra esistenza e quella dell’universo intero.