Mira il mare má lë – che nasce da un mix giocoso di spagnolo, italiano e dialetto urbinate, traducibile con “guarda il mare lì” – è il titolo della prima personale di Davide Mancini Zanchi (Urbino, 1986) in un’istituzione pubblica. Un progetto site specific realizzato per il Centro Arti Visive Pescheria, a cura di Marcello Smarrelli, frutto di un lavoro concepito dall’artista durante la pandemia e realizzato con l’obiettivo di creare un dialogo con l’architettura dei due spazi che lo caratterizzano: il Loggiato, sede dell’antico mercato del pesce, e la chiesa del Suffragio. Dal 10 luglio al 3 ottobre.
Nella manica lunga della Pescheria, caratterizzata dal monumentale colonnato in laterizio aperto sulla strada, il mare restituisce alla spiaggia curiosi tronchi di legno. Muovendosi nello spazio si scopre che questi objets trouvè hanno inglobato altri elementi. Strane metamorfosi che il mare crea trasformando i legni levigati dal moto ondoso in oggetti d’uso comune. Queste sculture sembrano, assemblare e fondere stili e modalità di lavoro ispirati al medium che più di ogni altro ha definito la contemporaneità: il ready made.
Fa da sfondo Trevor una video proiezione di oltre 30 metri: una visuale in prima persona di Trevor Philips, personaggio immaginario del videogioco della Playstation GTA V, che l’artista cristallizza in un tempo indefinito in cui si perde nell’orizzonte sconfinato del mare che si apre davanti a lui. Ambientato nella cruenta città di Los Santos (doppio distopico di Los Angeles) dove il giorno si alterna alla notte e alle variazioni meteorologiche, la proiezione occupa tutta la parete di fondo della Pescheria: un orizzonte che cambia costantemente, in cui ondeggia il mare. Frequentemente compaiono delle mani che si sovrappongono alle onde, rivelando l’artificialità di questa visione solo apparentemente naturale.
Nella seicentesca chiesa del Suffragio, dalla caratteristica pianta dodecagonale e centrifuga, lo scenario cambia radicalmente. Se nel Loggiato lo sguardo è “costretto” a rivolgersi a terra, per scoprire le sculture direttamente poggiate sul pavimento, qui si sposta verso l’alto. La mostra è anche una riflessione sul rapporto tra natura e artificio, un tema da sempre al centro della ricerca artistica, ma particolarmente attuale in questo momento storico in cui assistiamo ad una profonda frattura tra genere umano e natura e tra natura e oggetto. Viviamo immersi in un mondo costituito da oggetti artificiali, in cui la macchina, considerata sempre meno una realtà innaturale, è diventata parte integrante di una nuova natura meccanizzata e elettronicamente integrata.