“I miei quadri con i campi da tennis raccontano un interesse per l’astrazione, e per come il campo possa diventare un puzzle geometrico”. Con queste parole Jonas Wood descrive i suoi nuovi lavori, in mostra da Gagosian a New York, fino al 16 luglio.
Considerando la sua arte come un diario visivo o addirittura una storia personale, Wood rielabora immagini di luoghi e oggetti della sua vita quotidiana con riferimenti storici dell’arte. Le sue distillazioni formali enfatizzano i modelli del passato, conservano la forma e i dettagli mentre confondono per scala e prospettiva. Le quattro tele in mostra, tutte del 2021, sono riproposizioni di alcuni suoi disegni creati tra il 2016 e il 2018.
La prima volta che Wood utilizza immagini sportive lo fa in ritratti post-pop ricavati da figurine di vari sport, come basket, baseball e boxe, con una scia tra celebrazione e nostalgia. Dopo questa prima serie il suo interesse si sposta però dai protagonisti, coloro che di solito rubano la scena, verso la rappresentazione degli spazi fisici associati alle varie competizioni.
Nel guardare varie partite in televisione si accorge che la sua immaginazione lo porta a ridurre immagini molto complesse e dettagliate a forme geometriche elementari e colori piatti e saturi. La mente elimina il superfluo per concentrarsi sull’essenziale.
Four Tennis Courts mette in scena la natura astratta del campo da tennis, drasticamente semplificato e ridotto a un insieme di linee e colori. Viene eliminato qualsiasi altro dettaglio, i giocatori, gli spettatori, tutto ciò che di solito anima il luogo che, nonostante questo, riesce comunque a preservare le sue caratteristiche fondamentali e continua a farsi riconoscere grazie ai suoi colori iconici e la segnaletica identificativa.
La brillantezza cromatica risulta quasi in contrasto con l’estrema semplicità della composizione, che si avvicina molto allo schema di alcuni videogiochi degli anni ottanta-novanta, in cui la profondità lasciava il posto a un campo piatto e quasi bidimensionale. Il colore diventa l’unico riferimento essenziale per riuscire ad associare ogni campo alla sua città. Il primo, Australian Open with Red Lines, è il campo di Melbourne, caratterizzato dal colore blu del sintetico. Lo sfondo è occupato da elementi astratti, linee rosse e nere, che ricordano e citano le campiture di colore della Color Field Painting. French Open with Orchid, mostra un campo di colore rosso, in terra battuta, tipico del Roland Garros a Parigi, e incorpora in secondo piano un frammento di un dipinto che suggerisce lo spazio dello studio dell’artista oltre lo schermo televisivo che sta trasmettendo la partita. Il campo verde, Wimbledon with Bball orchid, è quello di Londra. Anche qui appare un’opera sullo sfondo, una pianta che insieme a piccoli fiori blu dà vita a due palloni da basket. Viene inserito un quadro nel quadro come ad accogliere il visitatore all’interno di un piccolo spaccato di vita quotidiana. Il quarto campo, nero e azzurro, è Abu Dhabi e con quest’ultimo si ritorna verso l’astrazione del primo, ma con una semplificazione più accentuata, quasi totale, che porta lo sfondo ad essere composto da un solo colore.
Le opere sono esposte una dopo l’altra, come in un ipotetico percorso di gioco, un Grande Slam ideale, in cui l’importanza della competizione e dei giocatori è sostituita dall’uso del colore, dalla scansione degli spazi e da una resa quasi spettrale dei luoghi. Il silenzio sembra avvolgere i campi per restituirli in un modo in cui non si è abituati a conoscerli. Vuoti, spogliati di qualsiasi dettaglio e ridotti a un insieme di linee e forme, attendono di essere ammirati per la loro bellezza, di solito nascosta.
JONAS WOOD
FOUR TENNIS COURTS
GAGOSIAN, NEW YORK
2 GIUGNO –16 LUGLIO
Viola Carugati