Un luogo pregno di storia a Milano è sicuramente la Rotonda della Besana, collocata nella parte ovest della città, dietro Piazza Cinque Giornate. Se qualche lettore dunque dovesse capitare in quella zona, con figli e nipoti e non, il consiglio è quello di dare un’occhiata a questo complesso tardobarocco: ex Chiesa di San Michele ai Nuovi Sepolcri, ora sconsacrata, è sede del MUBA, il Museo dei Bambini di Milano. Il Museo dei Bambini nasce nel 1995 come organizzazione no profit, con l’intenzione di dare alla città diMilano il primo museo dedicato interamente ai bambini, diventando così, nel 2007, fondazione privata.
É solo nel 2014, tuttavia, che il Comune di Milano lascia in concessione per 8 anni la Rotonda della Besana, chediviene la prima location del Museo, ospitando sino ad ora 850.000 visitatori. MUBA, essendo un ente privato e affittando gli spazi al Comune di Milano, si auto-finanzia con i biglietti d’ingresso, donazioni art bonus, il sostegno di partner privati, il 5xmille e la disponibilità all’affitto dello spazio per eventi, come sfilate ed eventi soprattutto nel periodo di FashionWeek e Design Week, oltre che l’affitto dello spazio bar e del bookshop, appaltato dalla casa editrice Rotonda Corraini.
Anche le aziende giocano un ruolo importante nel sostentamento del museo, in quanto sponsorizzano diverse attività, come il progetto H28, pensato per un target dai 6 agli 11 anni, realizzato in collaborazione con Nestlè e che promuoveun’educazione alla corretta idratazione e all’uso responsabile dell’acqua. MUBA dunque si prefigura come spazio unico nel suo genere nelpanorama milanese, per un motivo molto semplice: è pensato ad hoc per ibambini, dai 12 mesi agli 11 anni e non contiene una collezione permanente.
Pensato appunto per i più piccoli, l’accesso agli adulti è limitato all’accompagnamento dei bambini, ai quali sono dedicate numeroseattività e progetti. Uno degli aspetti più interessanti del MUBA è soprattutto la dimensione didattica e laboratoriale: vi aderiscono numerosissime scuole, principalmente scuole materne ed elementari. Per quanto riguarda la comunicazione, MUBA si ritiene molto forte nelcampo, annoverando circa 2000 iscritti alla sua newsletter, e 9000 insegnanti a quella dedicata. La recente apertura del canale Twitter, oltread essere già presenti su Facebook e Instagram, ha permesso una diffusione maggiore anche a coloro che non sono del campo, ai turisti occasionali maanche ai privati, che vogliono spendere una mattinata con i loro bambini, e grazie a Linkedin mantengono icontatti con le aziende. Unica pecca di questo sistema è che bisognaprenotare in anticipo, essendo molto frequentato da scolaresche. Il prezzodel biglietto di ingresso è onesto, proporzionato alle attività proposte,anche se naturalmente sono previste convenzioni per le scuole e gliinsegnanti e gli abbonati Carta Lombardia/Piemonte.
Un altro aspetto legato all’auto-gestione del museo, è la dimensione progettuale: un team interno al MUBA programma e pensa i vari percorsi,avvalendosi dell’aiuto di professionisti, come architetti, designer, insegnati epsicoterapeuti. Una delle mostre-attività più recenti (e permanenti) è Re Mida, unpercorso sensoriale che va a toccare anche la tematica del riutilizzo deimateriali di scarto, sensibilizzando dunque i più piccoli al contatto responsabile con l’ambiente. Il progetto è stato pensato per un pubblicodagli 0 ai 99 anni, in quanto prevede diversi laboratori incentrati sulteam building, cioè anche di interazione tra accompagnatori e bambini.Ogni anno inoltre, spiega il responsabile marketingdell’ente, il percorso tematico è differente: tra i progetti proposti alle scuole, ad esempio, uno riguarda il tema dell’affettività, con il tentativo di coinvolgere soprattutto un pubblico più ampio, fino ai 13 anni.
Per quanto riguarda ulteriori progetti futuri, sono già stati vinti diversi concorsi internazionali anche in collaborazione con altri musei europei, situazione non nuova al MUBA, che già in passato ha intrapresopartnership con diverse realtà dedicati ai bambini, come lo ZOOM diVienna. Purtroppo la situazione di emergenza sanitaria globale ha rallentato le attività del Museo. Analizzando la struttura del MUBA, da un punto di vista storico eculturale emergono dei dettagli interessanti: il complesso originarionasceva come sepolcro dell’Ospedale Maggiore di Milano del 1675, poi divenuto una chiesa. Dunque un cimitero, che addirittura alla fine del 1600 divenne inadatto per capienza alle necessità e alle esigenze igieniche di una struttura come l’Ospedale Maggiore. Venne quindi convertito in chiesa nel1719, ma, non appena iniziarono i lavori di costruzione, la situazionedegenerò: gli scavi portarono l’acqua sorgiva ad inondare i sepolcri, invadendo la zona di miasmi pestilenziali. Effettuati nuovi lavori si pensò dicostruire nuovi sepolcri più in superficie, in modo tale da evitare che unatale situazione si verificasse di nuovo, diventando così la struttura nota col nome di Foppone dell’Ospedale, con foppa che in milanese significa fossa. Inseguito all’editto di Saint Cloud del 1804, la zona fu dismessa per lungotempo, passando infine al Comune di Milano, che nel 1906 iniziò le operazioni di svuotamento dei sepolcri, portando alla luce quasi centocinquantamila cadaveri, poi trasportati al Cimitero di Musocco, ma comunque stanziati temporaneamente, subito dopo la dislocazione,e, neilocali adiacenti. Locali in cui oggi giocano indisturbati i bambini, sulle fondamenta di un ex cimitero: si possono infatti notare dei teschi sui capitelli delle colonne interne, dettaglio che “torna molto utile quando vengono organizzate feste di Halloween”. Di fattoMUBA rimane una delle strutture museali (se così dunque si può definire!)più interessanti a Milano, sia da un punto di vista storico-culturale che laboratoriale e anche se non riuscite a trovare un bambino che vi accompagni, vale sicuramente la visita alla Rotonda.