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I nuovi Musei Civici a Domodossola. Tre livelli espositivi dentro un’antica chiesa affrescata

Giovanni Francesco Barbieri detto Guercino, San Francesco riceve le stimmate, 1632
Giovanni Francesco Barbieri detto Guercino, San Francesco riceve le stimmate, 1632

I nuovi Musei Civici di Domodossola sono un contesto esuddiviso su tre livelli espositivi sorti dentro un’antica chiesa francescana ancora affrescata: il piano terra dedicato alle mostre temporanee, il primo piano con il Museo di Scienze Naturali e il secondo piano con la Pinacoteca, la sezione Archeologica, quella di Arte Sacra e una parte dedicata alla grafica.

I Musei Civici Gian Giacomo Galletti di Domodossola in Palazzo San Francesco sono un contesto multidisciplinare ed eclettico che racconta un territorio di frontiera aperto al mondo e nutrito da un forte impulso collezionistico, soprattutto tra Otto e Novecento. Più Musei riuniti in uno che rappresentano uno spiccato spirito di ricerca ed esplorazione che fa parte non solo dell’Ossola ma dell’Italia intera e che proietta i Musei Civici sotto i riflettori internazionali.

Antonio D’Amico, direttore e conservatore dei Musei Civici Gian Giacomo Galletti, ha lavorato in sinergia con l’architetto Paolo Carlo Rancati, progettista dell’impianto museografico, arricchito da interventi site specific dell’artista Gianluca Quaglia. Dopo molteplici vicissitudini e usi, Palazzo San Francesco si mostra nel pieno del suo splendore con una rinnovata veste, a seguito di un accurato restauro e di un riallestimento museografico durato diversi anni. Sotto la direzione dell’Architetto milanese Paolo Carlo Rancati hanno lavorato diverse maestranze e ditte, ognuno nel loro specifico ambito professionale, tenendo sempre in considerazione l’identità del territorio ossolano. L’architettura del Palazzo, ex chiesa, unica nel suo genere, e le raccolte civiche dialogano tra loro in perfetta simbiosi, offrendo al pubblico una sinergica visione tra storia, arte e contemporaneità.

Prospetto di Palazzo San Francesco, ph. Alberto Lorenzina

Il percorso di Palazzo San Francesco si snoda su tre livelli espostivi che mettono in evidenza peculiarità multidisciplinari e, soprattutto, una geografia del collezionismo ossolano, sollecitato dalla Fondazione Galletti che acquista il palazzo alla fine dell’Ottocento, e concepito da uomini e donne che hanno viaggiato e donato ai musei opere d’arte e manufatti provenienti non solo dalle valli, ma anche e soprattutto da diverse parti del mondo. Si svela un patrimonio intrigante e di alto profilo che, dopo svariati decenni di oblio, torna adesso a raccontare storie segrete ed affascinanti.

Al piano terreno la duecentesca chiesa francescana è dedicata a mostre temporanee, al primo piano c’è il Museo di Scienze Naturali e al secondo la Pinacoteca, la sezione Archeologica, l’Arte Sacra e una selezione di disegni dalla fine del Cinquecento al Novecento. È in questa forma che Palazzo San Francesco riapre dopo circa quarant’anni di attesa, grazie alla preziosa partnership con la Fondazione Ruminelli. I Musei Civici sono frutto del lavoro dell’architetto Paolo Carlo Rancati e di un ingente campagna di restauri e recuperi che ha visto coinvolti 15 restauratori di diverse tipologie che sono intervenuti su 63 dipinti, 23 reperti lapidei, 287 reperti archeologici, 29 suppellettili sacre, oltre 40 arredi lignei d’epoca, 20 sculture lignee, oltre a vetri dipinti e intagli, e 2000 animali impagliati e altrettanti minerali.

Museo di Scienze Naturali, intervento cromatico permanente, di Gianluca Quaglia, ph. Alberto Lorenzina

La storia. Palazzo San Francesco viene costruito dalla famiglia Belli entro il primo decennio dell’Ottocento lasciando al suo interno l’antica chiesa francescana, una delle prime costruite in Ossola, già attiva a metà Duecento. Entrando, ci si immerge nel cuore del Medioevo con una vasta navata centrale e due laterali, separate da colonne con capitelli scolpiti, tra cui l’affascinante rilievo del fiore dell’Apocalisse, e campate arricchite da affreschi che dalla seconda metà del Duecento conducono all’età di Carlo Borromeo.

Le vicende di Palazzo San Francesco si legano a quelle della Fondazione Gian Giacomo Galletti che lo acquista nel 1881 dalla famiglia Belli. La Fondazione nasce per volere di Gian Giacomo Galletti, un piemontese di umili origini che fece fortuna nella “fabbricazione degli ori, degli argenti e degli smalti” e, accumulato un ingente patrimonio, divenuto deputato al parlamento italiano, nel 1869 istituisce una fondazione a suo nome con lo scopo di “provvedere nel tempo all’istruzione ed educazione morale, all’incremento dell’industria, a fini di beneficienza e in generale al miglioramento delle condizioni economiche degli abitanti dell’Ossola”. Nei suoi intenti filantropici vi era la creazione a Domodossola di scuole professionali, di una biblioteca, del teatro e dei musei. Così la Fondazione Galletti, rispettando le volontà del fondatore, intraprese un’impegnativa attività storico culturale che è arrivata fino a noi. La Fondazione cessa di esistere nel 1984 e tutti i beni mobili e immobili passano al Comune di Domodossola.

Pinacoteca degli artisti vigezzini con scultura di Paolo Troubetzkoy, ph. Alberto Lorenzina

Piano terra: mostra temporanea
Incanto e disincanto. La forza delle idee

A cura di Antonio D’Amico
Fino al 31 dicembre 2021

Grazie alla collaborazione con la Diocesi di Novara e alcune collezioni private, tra le navate della chiesa-museo, il visitatore sarà accolto fino al 31 dicembre 2021 da un’esposizione temporanea divisa in tre sezioni che punta a dare risalto alla storia del Palazzo, dall’origine francescana alla creazione dei musei, con un excursus sulla ritrattistica del fondatore e di altri protagonisti e con un Focus su San Francesco d’Assisi, dove l’assoluto protagonista è il San Francesco riceve le stimmate di Guercino, la grande pala d’altare custodita presso la Cattedrale di Novara.

Non solo Guercino, ma anche Tanzio da Varallo, Federico Barocci, Bartolomeo Passerotti, il francese Charles Mellin e Ceranino saranno i protagonisti del racconto suggestivo dell’iconografia di Francesco d’Assisi.

Museo di scienze naturali, intervento cromatico permanente di Gianluca Quaglia, ph. Alberto Lorenzina

Primo piano: Museo di Scienze Naturali

Al primo piano si entra nel Museo di Scienze Naturali, con una ricchissima selezione di animali impagliati di grande, media e piccola taglia, una importante collezione di minerali, tra i quali si possono ammirare quelli dello studioso Giorgio Spezia, una puntuale stratigrafia del Sempione, una sezione di botanica, con particolare riferimento a specie dell’Ossola, e ancora entomologia, malacologia, anatomia comparata e alcuni interessanti reperti organici. Tutti gli elementi esposti sono accomunati dall’appartenenza alla natura con i suoi processi e cicli vitali, un rapporto che, dentro al Museo di Domodossola, viene esaltato attraverso l’arte contemporanea. Il visitatore potrà aggirarsi tra prospettive inusuali, in uno spazio fluido tra contenuto e contenitore, sempre vario, dove le pareti, grazie ai colori e agli interventi permanenti pensati dall’artista Gianluca Quaglia, restituiscono tutte le suggestioni del lento passaggio delle ore, dal giorno alla notte, in un continuo susseguirsi di albe e tramonti, fino ad assistere alla magia di un cielo stellato. Inoltre un video accoglie i visitatori all’ingresso raccontando la storia del Palazzo e delle collezioni, realizzato grazie al fondamentale sostegno della fondazione Ruminelli.

Sezione Archeologica, ph. Alberto Lorenzina

Secondo piano: sezione Archeologica, Pinacoteca, Arte Sacra e Grafica

Il secondo piano è concepito come uno spazio in movimento, in cui si entra a contatto con l’arte nelle sue declinazioni più intime, dalle origini lontanissime dell’identità umana con il museo archeologico, fino alla Pinacoteca con dipinti e disegni databili tra la fine del Cinquecento e il Novecento, realizzati da artisti che hanno arricchito la cosiddetta Valle dei pittori, ossia la val d’Ossola.

Nella raffinata sezione archeologica si possono ammirare manufatti di diverse età e culture, come quella dell’antico Egitto, della preistoria, dell’età leponzia, ossia dei primi abitanti di Domodossola, e della romanità. Soprattutto, ritorna a Domodossola e sarà visibile per la prima volta, dopo un accurato restauro, il corredo preziosissimo della tomba del guerriero ossolano Claro Fuenno. L’elevato ceto di appartenenza è sottolineato dalla presenza di una spada, di una lancia, dei balsamari e delle raffinate coppe vitree, come quella a nastri policromi di probabile provenienza dal Mediterraneo orientale.

Sezione Archeologica, ph. Alberto Lorenzina

L’arte sacra è rappresentata da suppellettili liturgiche in tessuto, argento e oro, e da un apparato suggestivo di vetri dipinti, intagli e sculture lignee policrome provenienti dal territorio, ma anche dall’origine scultorea in pietra della chiesa di San Francesco, grazie al rinvenimento di chiavi di volta, colonnine e basi scolpite, un lacerto d’affresco e un suggestivo rosone sul quale si susseguono i volti dei Laboratores medioevali: religiosi, guerrieri e contadini.

Entro tavoli lignei appositamente progettati dall’architetto Paolo Carlo Rancati e realizzati, come il resto dell’arredamento del Museo, dalla ditta Franzini di Domodossola, saranno presentati 33 disegni che la Fondazione ha ottenuto da donatori ossolani alla fine dell’Ottocento. Si tratta di un corredo grafico di notevole rilevanza che va dalla fine del Cinquecento agli albori del Novecento. Sono disegni che riprendono importanti opere d’arte del Seicento, a testimonianza della diffusione anche in Ossola dell’arte di prim’ordine tra Roma e Bologna. Disegni che riprendono opere di Annibale Carracci, Domenichino, Ciro Ferri e Carlo Maratti e poi due attribuiti all’artista fiammingo Jan Brueghel dei velluti.

Al centro del secondo piano c’è la Pinacoteca degli artisti vigezzini, declinata attraverso le tre scuole dell’Ossola, quella di Craveggia, quella di Buttogno e la scuola Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore. Si parte con le grandi pale d’altare di Giuseppe Mattia Borgnis che, nel cuore del Settecento, ha portato il linguaggio pittorico ossolano fino in Inghilterra, e di Lorenzo Peretti senior, raffinato ritrattista della quotidianità. Cuore dell’esposizione sono le opere del patriottico Giuseppe Rossetti, artista grazie al quale ha avuto inizio la collezione di dipinti del Comune di Domodossola. Tra gli altri, suo è l’intrigante quanto affascinante dipinto con i Ritratti dei pittori antichi e moderni, un consesso ideale che vede riuniti intorno a Michelangelo e Raffaello gran parte degli artisti ossolani. Romantica è la sezione dedicata alle opere di Carlo Gaudenzio Lupetti, di Bernardino Peretti, di Antonio Maria Cotti e di Giovanni Baratta, pittori che nel corso dell’Ottocento sviluppano una forte sensibilità che li avvicina ai venti della Belle époque.

Pinacoteca, degli artisti vigezzini, ph. Alberto Lorenzina

Musei Civici Gian Giacomo Galletti
in Palazzo San Francesco

Piazza Ruminelli 1, Domodossola (VB)
Info e prenotazioni

+39 338 5029591 – cultura@comune.domodossola.vb.it

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