Print Friendly and PDF

Un grandioso dramma. La retrospettiva di Mario Sironi al Museo del Novecento, Milano

849
Mario Sironi, Paesaggio urbano 1925-28 - © by SIAE 2021
Mario Sironi, Paesaggio urbano 1925-28 – © by SIAE 2021

Curata da Elena Pontiggia e Anna Maria Montaldo, la mostra Mario Sironi. Sintesi e grandiosità ripercorre la vita dell’artista e la sua multiforme opera. Volumi grandiosi e un dramma angosciante le due costanti della sua produzione. Al Museo del Novecento di Milano dal 23 luglio 2021 al 27 marzo 2022.

«La sua pittura può essere frammentaria, ma ogni suo frammento è monumentale»

Raffaello Giolli

Quando penso a Mario Sironi immagino una nube greve di piombo. La vedo oscurare periferie disadorne, naufragare d’ombra visi assorti, caricare di tragedia la quotidianità. Le ragioni sono molteplici. Una è sicuramente cromatica: qualsiasi sia il soggetto dei suoi lavori, un manto grigio li avvolge; un’altra è probabilmente politica: il legame con il fascismo getta un’inevitabile alone sinistro attorno le idee (poi ritrattate) dell’artista; una terza è invece di carattere esistenziale: il dramma sembra essere connaturato a Sironi, è nato insieme a lui e sempre l’ha accompagnato. Dalle frequenti crisi nervose al suicidio (a soli 18 anni) della figlia Rossana, senza dimenticare il bello spavento della sfiorata fucilazione del 25 aprile 1945. A salvarlo fu un altro artista, lo scrittore e partigiano Gianni Rodari, che lo stimava oltre qualsiasi ideologico presupposto. Una posizione condivisibile, che ci ha permesso di godere di altri 16 anni (morì nel 1961) di pittura sironiana.

Questi ultimi anni, insieme ai precedenti 60, sono racchiusi tra le sale del Museo del Novecento di Milano. La mostra Mario Sironi. Sintesi e grandiosità documenta – dal 23 luglio 2021 al 27 marzo 2022 – vita e carriera dell’artista attraverso 100 opere dallo stile eterogeneo. Dalla giovanile stagione simbolista al periodo futurista; dall’interpretazione della metafisica all’adesione al Novecento Italiano; dalla deviazione espressionista alla pittura monumentale degli anni Trenta; per finire con la perdita di ogni speranza e l’estremo negativismo dell’ultima produzione.

L’esposizione procede in modo lineare lungo un funzionale percorso cronologico, capace di evidenziare l’evoluzione della sua arte ma conservando chiaramente i tratti comuni che l’hanno costantemente accompagnata. Tra questi la carica drammatica – condensata in un costante presagio di sciagura – e il suo controcanto esistenziale, una spinta uguale e contraria, un antidoto alla disgregazione: la volontà costruttivista.

Tolta forse una prima fase simbolista e divisionista – rappresentata in mostra da opere quali Ars et amor (1901-02) e La madre che cuce (1905-06) – Mario Sironi ha sviluppato un personale linguaggio del mondo percepito attraverso le sue sostanze volumetriche. La consistenza spaziale degli elementi – dagli edifici alle figure umane, dagli oggetti ai paesaggi naturali – godono sulla tela dell’artista di un ruolo primario, antecedente a qualsiasi altro ragionamento.

Mario Sironi, Pandora
Mario Sironi, Pandora

In Pandora – opera mai esposta negli ultimi cinquant’anni – la figura femminile giganteggia sull’arredamento e sullo sfondo paesaggistico che si apre dietro di lei. Riferimento classico, certo, ma anche personalissima spinta verso volumi esorbitanti, gonfi di una drammaticità incontenibile. Ecco che Il camion (1914-15), di chiara scomposizione futurista, sembra fuoriuscire minacciosamente dalla tela come il treno in quel primo spaventoso film dei fratelli Lumière. Lo dobbiamo percepire tutto, questo dramma, fino in fondo, sembra dirci Sironi ad ogni pennellata.

Cosa riscontrare infatti, se non uno spesso strato di angoscia, nei celebri paesaggi urbani. La mostra, concentrandosi a ragion veduta su Milano (dove l’artista pure visse dal 1919), ne rende eloquente testimonianza. Opere quali Paesaggio urbano con camion, Periferia (Il tram e la gru) e tante altre ancora, restituiscono la dimensione tragicamente metafisica di Sironi. Il suo spaesamento ha una dimensione più moderna di quello di De Chirico, più urbanizzata, più industrializzata, più oscura, più inquinata. I confini della città si animano sotto le pulsioni di un’inevitabile crescita immobiliare vissuta dagli anni ’20 in poi. Sironi la registra con architettonica monumentalità, scovando una sinistra poesia lungo le strade asfaltate, tra i cantieri edili, ai lati delle ferrovie, all’ombra di muri lunghissimi e palazzi minacciosi.

Ispirazione giganteggiante difficilmente ascrivibile all’interno dei lavori “da cavalletto”, come lui stesso definiva, con intento marginalizzante, le opere su tela. La sua ambizione, raggiunta, è sempre stata quella della pittura murale. Vastità espressiva che ben si legò al bisogno di una visualizzazione ideologica che il regime fascista, come ogni regime, esigeva. Opere come Condottiero a cavallo o lo studio preparatorio per la Giustizia tra la Forza, la Legge e la Verità testimoniano la necessità per Sironi di trovare una circostanza storica e istituzionale ove far riverberare il proprio ego individuale.

Del resto, anche in queste opere teoricamente asservite al regime, è impossibile non notare le forme riconoscibili e autonome del suo linguaggio dalla grammatica ibrida. Unica costante, mai sottaciuta, ancora una volta, il dramma. Esso dilaga in particolare nella fase finale della vita di Sironi, oltre che nella breve parentesi espressionista.

La mostra presenta, alla fine del percorso espositivo, uno degli ultimi dipinti dell’artista: Composizione (Apocalisse), datata 1961. Un’opera che, senza supporto didascalico, non collegheremmo subito a Sironi. I volumi sono esplosi, ridotti a detriti, macerie di un’epoca (ma anche di una vita, la sua) che alla resa dei conti gli ha consegnato più dispiaceri che soddisfazioni. La povertà, l’instabilità nervosa, la salute altalenante, le peripezie politiche, le delusioni ideologiche, la tragedia genitoriale. Il dramma della vita da esorcizzare con l’arte.

Mario Sironi, Il camion
Mario Sironi, Il camion
Mario Sironi, Figura con modello Proprietà di Gianna Melloni, Milano
Mario Sironi, Figura con modello
Proprietà di Gianna Melloni, Milano

Commenta con Facebook