Torna Emila Sirakova, in dialogo con la contemporaneità attraverso le considerazioni inattuali della classicità, dunque con parole supercontemporanee.
Oggi ci si balocca col corpo elettrico facendo ammuina al povero Ray Bradbury, ma lei sussurra nelle tenebre interconnesse dell’attualità cafona con le sue anatomie di corpi onirici. Internet, Facebook e Twitter (che nome delizioso per la portineria delle esternazioni non richieste), le applicazioni per iPhone (sapevo di carte, applicate appunto, alle pagine di libri illustrati di pregio, ma questa delle applicazioni all’etere suona come il capocottaro che tenta di berciare Shakespeare) e androidi vari (meglio gli zombies di Romero, sono più cólti nella loro bestialità) ci mordono alle caviglie come cagnetti attaccabrighe attraverso l’outing virale della privacy cialtronesca stesa sui balconi, l’universo dell’inutile da condividere con gli amici tuoi e i loro amici.
Questa non è l’epoca dell’immagine e basta, questa è l’epoca dell’immagine3, cioè dell’immagine elevata al cubo, uno stato di cose di inesausta potenza come l’incubo del terzo episodio della serie Alien, titolato appunto Alien3. Un’epoca in cui la favella conta poco o nulla. E, quando v’è, viene conculcata e offesa dal peso d’immagini assordanti. Oppure vien scambiata per vaneggiamento.
Eppure nella Grecia antica la follia aveva un posto privilegiato! Infatti era attraverso essa che si manifestava la divinità. Nella follia si individuava la matrice della sapienza. Del resto, il filosofo Platone, nell’opera denominata Fedro, faceva derivare la mantica (divinazione) dalla mania (follia)!
E dal momento che egli identificava la sapienza nella poesia invasata, allora noi possiamo a buon diritto affermare che la sapienza era (è) dei folli.
O meglio, dei tossici, se prestiamo fede alla validità dei vaticinii oracolari, nella realtà suffumigi di sostanze tossiche esalate dal terreno. Ma oggi il verbo della Sibilla Cumana è solo flatus vocis e in vece sua parla questa enciclopedia visuale di autori classici, l’ultima produzione di Emila Sirakova che sintetizza in immagini le parole degli archetipi della mente umana, universo di discorso, si diceva, inattuale e quindi supercontemporaneo.
(Estratto dal testo di Emanuele Beluffi)
Emila Sirakova nasce a Sofia (Bulgaria) nel 1984. Vive e lavora a Milano dal 1994. Dopo una laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera si iscrive al biennio specialistico di fashion design al Politecnico di Milano. Attraverso disegni e performance l’artista affronta il tema del corpo umano, proiezione del proprio ego, visione del se e delle proprie emozioni. E’ un corpo che cerca di guardarsi dal di fuori attraverso pose talmente tese ed attorcigliate da ricordare le emozioni: quei momenti in cui rannicchiati su stessi pensiamo, rimuginiamo, cerchiamo di dimenticare o sogniamo. Sono questi i momenti dove forse si perde di più il contatto col se stesso carne e si cerca di raggiungere quel se stesso spirito fatto di strati, macchie e colori indefiniti. Anzi, dei non colori. Nei disegni Emila utilizza sovrapposizioni di vari strati di carta e di disegno, come il flusso di coscienza o dei ricordi, non sempre chiaro, spesso nostalgico e nebuloso, che riporta alla mente immagini sbiadite assieme a particolari distinti e nitidi. Il passato, inteso come luogo ideale, o un altrove, privo di caratterizzazione precisa, che contiene frammenti di fisicità, a volte forte, a volte accennata, ma che racconta sempre storie di corpi che vivono e spesso sognano. Spesso si tratta di figure femminili, che esprimono l’inconscio soggettivo, la matrice primordiale femminile, quanto l’artista stessa, i suoi pensieri e proiezioni.
Emila Sirakova. Mare Caelo Miscere
Castello di Belgioioso, Piazza Vittorio Veneto, Belgioioso (Pavia)
Inaugurazione giovedì 4 ottobre, h 18.30
Per informazioni:
Comune di Belgioioso
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