Lidia Bianchi, Silvia Bigi, Oscar Contreras Rojas, Jingge Dong, Rachele Maistrello, Sophie Westerlind: sei artisti di calibro internazionale illuminano la Rocca Malatestiana di Fano. Fino al 18 agosto 2021 la città marchigiana ospita la mostra Fortuna instabile quasi possibile.
La rassegna, curata da Luca Zuccala e Andrea Tinterri, che si sviluppa nei luoghi meno accessibili della struttura quattrocentesca, dalle cellette e dalle cappelle della corte centrale alla galleria delle prigioni, propone i lavori realizzati nel corso della residenza per artisti Lido La Fortuna, curata da Luca Zuccala, coordinata da Caterina Angelucci, con il supporto di Giulia Giommi, promossa dall’Associazione Culturale Lido Contemporaneo, in collaborazione con il Comune di Fano – Assessorato alla Cultura e Beni Culturali – e RTI Fano Rocca Malatestiana, che si è svolta, lo scorso maggio, nell’entroterra fanese, al Symposium di Cartoceto (PU).
L’esposizione – nel cui titolo riecheggiano gli “equilibri instabili quasi impossibili” dell’opera di Eliseo Mattiacci, scultore nato e cresciuto in questo territorio, ribaltandone il significato e conferendo una visione di speranza – si configura come un atto di restituzione al territorio e alla comunità e verte sui temi che sono stati affrontati durante il periodo di residenza, come il concetto di finestra rinascimentale, la misura architettonica, il Rinascimento come laboratorio, la ricerca dell’altrove, il paesaggio come opera d’arte, la terra dipinta, connotativa della collina dell’entroterra fanese, l’unicità del linguaggio locale, il tema del ritorno, la riflessione sulla comunità, il dialogo e la feconda contaminazione tra artisti, linguaggi, pratiche artistiche, ibridazione e interdisciplinarità della ricerca, la residenza come resistenza dalla spettacolarizzazione del sistema dell’arte e dalla schizofrenia del mercato, il silenzio come stato, il rapporto fertile tra centro e periferia.
Lidia Bianchi (1992) esplora il paesaggio fanese eludendo la spettacolarizzazione della bellezza, fotografando quinte teatrali quasi monocrome (Muri di sambuco in fiore) che le permettono di disinnescare l’orizzonte ed elaborare un nuovo racconto. In Sonotornate le lucciole, Paolo, la narrazione è incentrata sul dualismo pubblico/privato – storia/biografia, che richiama reminiscenze familiari e il famoso scritto corsarodi Pierpaolo Pasolini che denunciava la scomparsa delle lucciole dal paesaggio italiano.
Silvia Bigi (1985) nel progetto “Phasmatodea” innesca un inedito rapporto tra sonno e algoritmo, un dialogo notturno, serrato, in scala di grigi. Come sottolinea lei stessa “partendo dai miei diari notturni, comincio a intrattenere veri e propri dialoghi con un algoritmo text-to-image, progettato per tradurre input testuali in immagini. Gli racconto cosa si suppone dovrei vedere intorno a me, ma anche ciò che sento, nella solitudine della notte.”
Oscar Contreras Rojas(1986)si focalizza su una pittura dalle tonalità morbidedella terra, da cui emergono figure dai tratti incerti, fisionomie che vengono cancellate. Evocazioni di memorie storiche che caratterizzano il territorio, episodi della storia fanese, ricordi di elefanti cartaginesi, ritrovamenti bronzei, moderni pescatori.
Jingge Dong(1989) lavora sull’evocazione. La sua ricerca pittorica non restituisce il reale, piuttosto ne altera i connotati presentando un paesaggio caotico, interiorizzato, fatto a pezzi e rincollato a propria immagine e somiglianza.
La fotografa Rachele Maistrello (1986), da oltre un anno, sta coinvolgendo biologi marini, ingegneri del suono ed apneisti professionisti per raccogliere dati e testimonianze da cui ispirarsi per realizzare una serie di opere sul rapporto dell’uomo col mondo marino. La relazione uomo-mare, nell’opera-progetto Blue diamond è fatta di attrazione per l’ignoto, ricerche di pattern ricorrenti dal significato sconosciuto e desiderio di superamento dei propri limiti e della propria natura.
Sophie Westerlind(1985) guarda alla pittura con una sensibilità nordica e adatta la sua poetica al paesaggio fanese. Durante la residenza ha tenuto una sorta di diario di bordo, un taccuino su cui ha disegnato e appuntato ciò che si è trovata davanti. Parallelamente dipinge all’aperto, una pittura veloce, in cui l’imprecisione è parte dell’opera, delle condizioni atmosferiche. Colline, alberi, ritratti, una quotidianità atemporale, estatica.
Dopo l’appuntamento fanese, la mostra si muoverà verso Pergola (PU) a Casa Sponge, dal 20 agosto al 5 settembre 2021, e successivamente, dal 7 al 17 ottobre 2021, a Milano nella sede della casa d’aste Artcurial.
Come afferma Luca Zuccala, “Una moltitudine di stimoli ha visto gli artisti perennemente in cammino e al lavoro sul territorio: dalle pietre millenarie dei borghi medievali alle armonie delle prospettive rinascimentali; dall’Adriatico all’Appennino, passando per il fiume Metauro, l’antica Via Flaminia e la Gola del Furlo. Dalla visita a preziosi tesori locali, i Bronzi di Cartoceto nella città di Pergola, allo studio della storia secolare della marineria fanese; dalla morfologia delle coste di Fiorenzuola di Focara ai silenzi dell’Eremo di Monte Giove e del Monastero di Fonte Avellana, solo per citarne alcuni. Epicentro del “viaggio” la città di Fano, con la sua densa stratificazione storica, sociale e culturale”.
“Attraverso il contributo – prosegue Luca Zuccala – di un ventaglio eterogeneo di professionisti – storici, archeologi, botanici, docenti universitari, storici dell’arte e della letteratura, biologi marini e curatori di arte contemporanea – è stato possibile mettere a disposizione degli artisti un multiforme e trasversale bagaglio di conoscenza e indagine delle peculiarità del luogo. Un territorio “che parla” quello della marca fanese, nel quale il paesaggio è stratificazione culturale, memoria iconografica. È in questo contesto che prende forma il processo di appropriazione/restituzione che gli artisti hanno messo in atto utilizzando diversi linguaggi, apparentemente antitetici, che problematizzano il paesaggio e la sua storia”.