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Voci allegre nel buio. Musica e fotografia nella infinita vita di Lisetta Carmi

Sardegna, anni ’60

Fino al 16 gennaio 2022 sarà possibile visitare al MACTE, il Museo di Arte Contemporanea di Termoli, la mostra LISETTA CARMI. Voci allegre nel buio, a cura di Luigi Fassi e Giovanni Battista Martini. La mostra espone materiali d’archivio e 70 scatti della fotografa italiana Lisetta Carmi realizzati in Sardegna tra gli anni ’60 e ’70. 

Figura centrale del Novecento italiano, Elisabetta Carmi nasce a Genova nel 1924 da una famiglia di origini ebraiche. A partire dal 1934 inizia a studiare pianoforte e, nonostante le leggi razziali, riesce a sostenere gli esami presso il Conservatorio di Genova. Con lo scoppio della guerra, la Carmi è costretta a fuggire in Svizzera, dove prosegue gli studi. Al termine dei conflitti, torna in Italia dove si diploma presso il Conservatorio di Milano e inizia una carriera di successo da pianista. Il repertorio della Carmi, che presenta in tournée in tutto il mondo, si orienta verso artisti classici come Beethoven e Scarlatti ma anche verso opere italiane del Novecento, come quelle di Aprea e Dallapiccola. 

A cambiarle la vita saranno una serie di concerti che tiene a Cornigliano presso il Centro siderurgico Oscar Sinigaglia e presso le Ferriere della Fiat di Torino. Rendendosi conto delle precarie situazioni dei lavoratori nelle fabbriche, Lisetta Carmi inizia ad interessarsi ai diritti umanitari, decidendo di partecipare allo sciopero di protesta del 30 giugno 1960 della Camera del Lavoro di Genova. Questo tipo di attività è secondo il suo maestro incompatibile con la sua carriera da pianista nel timore che le sue mani possano rimanerne lesionate. La Carmi decide dunque di abbandonare la musica per dedicarsi alla carriera di fotografa, riconoscendo nella fotografia uno strumento di impegno politico e di denuncia sociale.

É in questo ambito che inizia a compiere diversi viaggi, in primis accompagnando il musicologo Leo Levi in Puglia, dove documenta la vita della comunità ebraica di San Nicandro Garganico. Le sue fotografie riscuotono successo e viene assunta come fotografa di scena presso il Teatro Duse di Genova: qui entra in contatto con artisti come Giuliano Scabia, Emanuele Luzzati e Luigi Squarzina. 

Gli anni ’60 segnano una svolta nella sua produzione fotografica con reportage in Sardegna, in Toscana e nei Paesi Bassi, ma anche si avvicinerà, attraverso l’amico Mauro Gasperini, alla comunità transgender di Genova che occupava l’ex ghetto ebraico. Da qui nasce un progetto che dura sei anni e che sfocia nel libro I travestiti, pubblicato nel 1972 e ritenuto scandaloso: oggi è parte fondamentale della storia della fotografia italiana. Ampia parte dei suoi lavori sono dedicati alla documentazione delle condizioni degli operai in Italia, tra i quali si ricorda Genova porto: monopoli e potere operaio. Le fotografie, forti e sconcertanti, vengono proposte in diverse città italiane ma anche in Unione Sovietica. 

Le figure centrali di tutta la sua produzione artistica rimarranno infatti gli emarginati, i più deboli della società, spesso bambini, che la Carmi rappresenterà sempre in modo crudo e diretto durante i suoi viaggi in Medio Oriente, in Sud America e in Asia. Tra i suoi scatti più importanti vi è sicuramente il ritratto che scatta al poeta Ezra Pound durante un loro breve incontro. 

Altro momento decisivo della vita della fotografa genovese è l’incontro con il maestro spirituale Babaji durante un viaggio nella regione dell’Himalaya. Nel 1984 Lisetta Carmi abbandona la fotografia per dedicarsi alla meditazione e alle pratiche orientali, lasciando un vastissimo corpus di opere. 

La mostra al MACTE di Termoli è solo un’altra occasione per conoscere da vicino il lavoro della grande fotografa, oggi 97 enne, insieme alla mostra antologica a lei dedicata Lisetta Carmi – Gli altri, al Castello Carlo V di Lecce inaugurata nel maggio 2021. La mostra, a cura di Roberto Lacarbonara, Giovanni Battista Martini e Alessandro Zechini, racconta il suo periodo pugliese ed è stata successivamente spostata alla Galleria d’arte contemporanea Osvaldo Licini di Ascoli Piceno.

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