Maker Art – Nel fascino decadente del Gasometro Ostiense, l’arte incontra l’intelligenza artificiale, mostrando ai visitatori tutte le sue enormi potenzialità ma anche i pericoli che già sono presenti nella nostra vita quotidiana. E si pone al servizio di una nuova biodiversità con tanto di call for ideas del Progetto Game Over-Future C(o)ulture
Maker Art 2021 al Gasometro Ostiense
Nell’ambito della sezione “Arte e Tecnologia” della Maker Faire Rome – The European Edition 2021 – quest’anno ospitata presso il Gazometro Ostiense, dopo l’esperienza in rete del periodo della pandemia, torna in presenza MakerArt, la rassegna che nasce con l’idea di integrare l’arte alle nuove tecnologie. Dove l’arte diventa un vero e proprio motore per l’innovazione tecnologica e scientifica.
Maker Art: focus sull’Intelligenza Artificiale
Nell’edizione di quest’anno – curata da Valentino Catricalà – il tema principale è l’Intelligenza Artificiale . O meglio, una riflessione profonda sulle diverse implicazioni che l’IA comporta nella nostra vita. Il fascino decadente del Gazometro offre uno scenario perfetto a questa nuova alba dell’umanità che sorge sui rottami della precedente. E per questo genera una domanda ossessiva che aleggia nel padiglione che accoglie la mostra “YOU AND AI. THROUGH THE ALGORITHMIC LENS” a cura di Irini Mirena Papadimitriou e del già citato Catricalà:
“Se l’intelligenza artificiale e i sistemi algoritmici sono in gran parte posseduti e controllati da pochi, come possiamo rivendicare questo spazio creando infrastrutture più trasparenti, giuste, eque e premurose?
“Abbiamo collaborato con la Onassis Foundation di Atene e portato la rielaborazione di una mostra già esistente su arte e IA. Sono degli artisti internazionali molto importanti, che ragionano proprio su come l’IA oggi possa diventare anche materiale di indagine nella nostra società da un punto di vista etico, politico e filosofico” ha affermato il co-curatore Catricalà .” A questo abbiamo aggiunto una serie di progetti come “Game over“, l’enorme video installazione di Daniele Puppi e una installazione di sound art di Filippo Okapi“
Maker Art: nuovi scenari dell’intelligenza artificiale
Nuove visioni
Vistando la mostra, ci si rende conto di come l’arte rappresenti uno strumento formidabile per svelare i tanti scenari determinati dall’IA che ancora non siamo in grado di percepire compiutamente. Di esplorare nuove visioni del mondo. Ce ne parla la co-curatrice della mostra Irini Mirena Papadimitriou:
“Nelle opere in mostra gli artisti usano la tecnologia in modo creativo per farci vedere i tanti aspetti dell’intelligenza artificiale. Ad esempio con “Cicardian Bloom” Anna Ridler usa l’IA per farci capire che ci sono tanti tipi di intelligenza, non solo quella umana. Lo stesso discorso vale per “Encounters with Acquatic Chimeras” di Entangled Others dove l’IA, partendo dalla biodiversità acquatica, crea delle creature fantastiche di origine ibrida. Anche nell”opera di Numero Cromatico si vede il lato positivo dell’IA nel creare testi poetici che parlano allo spettatore”.
Nuovi pericoli
Se alcune opere attraverso l’IA stimolano l’aspetto ludico del visitatore – ad esempio “Bird Language” o “Counting Craters on The Moon”, “Abra“, “Insulae” o “La dama con l’arduino“, altre invece ci mettono in guardia sui possibili pericoli di un uso sconsiderato dell’IA. Una questione che non riguarda solo il futuro ma risulta urgente già nel nostro presente.
“Ad esempio in “Normalizi.ng” di Mushon Zer- Aviv fa scegliere i visi che si considerano “normali” che è una cosa terribile. Eppure è quello che usano alcune applicazioni per capire dalla fisionomia del volto, chi può essere un criminale in futuro” sottolinea la curatrice. “In “Queering the Dataset” di Zizi, ci dice che negli algoritmi che si usano nei sistemi di riconoscimento facciale, non sono contemplati i volti drag e gender fluid. In questo caso dunque, l’artista “insegna” l’IA a riconoscere questi volti dimostrando che il problema è nostro, non di certo della tecnologia”.
Il “Femminismo dei dati”
A un progetto più ampio chiamato “femminismo dei dati” appartiene l’opera “The Data Feminism Infographic” che denuncia i metodi di applicazione asimmetrici e gli effetti diseguali dei nostri dati usati da governi e aziende, mentre “Captur” vuole mostrare i potenziali abusi del riconoscimento facciale ribaltando il punto di vista attraverso le foto esposte dei volti di alcuni agenti di polizia francesi.
L’arazzo con il genotipo dell’artista
All’interno della mostra, una particolare installazione colpisce la curiosità dei visitatori. Si tratta di “𝗿𝘀𝟱𝟰𝟴𝟬𝟰𝟵𝟭𝟳𝟬𝟭𝟲𝟵𝟴𝟲𝟵_𝗧𝗧 (𝗧𝗵𝗲 𝗢𝘁𝗵𝗲𝗿 𝗦𝗵𝗮𝗽𝗲𝘀 𝗼𝗳 𝗠𝗲)” 𝗱𝗶 𝗘𝗺𝗶𝗹𝗶𝗼 𝗩𝗮𝘃𝗮𝗿𝗲𝗹𝗹𝗮. Si compone di una installazione video, una antica macchina Jacquard e due arazzi molto particolari. Ce la descrive il curatore del progetto, Claudio Zecchi:
“L’arazzo più grande consiste nella traduzione in tessuto del genotipo dell’artista . Lo ha tradotto attraverso un software in linguaggio binario, a sua volta tradotto in un disegno tessile, cioè nelle cosiddette schede perforate. La macchina Jacquard in mostra è proprio la macchina che perfora le schede; utilizzata fino agli anni ’50, è considerata una sorta di primo computer della storia . Quindi questo è un lavoro che cerca di esplorare il rapporto tra arte, tessitura, biologia genetica e. informatica”.
Il video dove la madre dell’artista “rigenera” il figlio
Nel video viene proiettato un film dove la madre dell’artista ripercorre l’intera filiera produttiva del tessuto fino a “rigenerare” una seconda volta il figlio. Il tessuto di 60 cm ( l’estensione massima della macchina Jacquard) per 82 metri ed è l’intero genotipo dell’artista. Nell’altro arazzo più piccolo il limite di 60 cm non è imposto dalla macchina ma dall’altezza dell’artista in quanto questo secondo tessuto è stato realizzato con una jacquard elettronica.
“L’intero progetto è stato interamente realizzato a Gaiano del Capo nella tessitura che si chiama “Tessitura Giaquinto”- ci tiene a sottolineare il curatore – ” una delle pochissime in Italia rimaste a produrre per scelta con macchine jacquard dei primi anni del ‘900. A fondare l’azienda la Signora Francesca, nonna dell’attuale titolare, che realizzò una delle prime imprese femminili del Sud e una delle prime donne ad essere iscritta alla Camera di Commercio di Lecce”.
La call for ideas 5.0 del progetto Game Over-Future C(o)ulture
All’esterno del padiglione della mostra, troviamo invece la suggestiva installazione di Alessandro Giuggioli che introduce un’iniziativa molto importante e decisamente “sul pezzo” dei tempi che stiamo vivendo. Anita Cala’ (Villam) e Elena Giulia Rossi (Arshake) lanceranno infatti la call for ideas 5.0 del progetto Game Over-Future C(o)ulture, che avvia un progetto transdisciplinare tra le pratiche più antiche dell’agricoltura e quelle più avanzate della tecnologia.
“Questo è un manifesto, una ricerca seria di un agricoltore sulle tecnologie antiche delle coltivazioni e dell’agricoltura. Da più di un anno stiamo ragionando su un progetto che che cerchi di ripartire dalla terra, quindi una forma di ripartenza, non nel senso di cancellazione del tutto, ma proprio di ritrovare le basi e ripartire da quel punto” sottolinea Elena Giulia Rossi – ” per procedere poi anche unitamente in complicità con chi utilizza le tecnologie più avanzate. E questo è il manifesto anche di una call per residenze, per giovani inventori (per informazioni: https://www.arshake.com/game-over/game-over-call-for-ideas-5-0/) Tutto questo viene poi da noi traghettato nella dimensione arte come è stato fatto nell’installazione di Alessandro Giuggioli“
“Questo è un esperimento, un grande progetto dove mettere in campo più energie e più forze soprattutto di una nuova generazione e creare un qualcosa di completamente nuovo. Quindi non partire più dall’ arte intesa come senso estetico, ma un qualcosa che sia necessario all’umanità”, prosegue Anita Calà.
Arte al servizio della biodiversità
Del progetto ci parla anche Alessandro Giuggioli che ha un’azienda agricola in Umbria che produce circa 1200 varietà di ortaggi antichi:
“Questo progetto credo che sia particolarmente interessante perché tramuta il concetto di agricoltura in qualcosa di artistico. Il seme delle piante è la cosa più creativa che esista e concepire questa unione tra arte, agricoltura e nuove tecnologie è quello che – non solo e facciamo già noi sperimentando e incrociando razze antiche per creare nuove razze che siano più resistenti per esempio ai cambiamenti climatici – ma con l’aiuto di questi ragazzi con queste residenze si vuole portare in un’azienda agricola persone che non ci sono mai entrate, ovvero ragazzi che studiano nuove tecnologie. Perché è vero che la natura si adatta benissimo ai cambiamenti climatici, ma si adatta anche molto lentamente”.
La video installazione di Puppi e la performance insieme a Maker Music
La video installazione di Daniele Puppi invece, ha invece allungato un frammento del cartone animato “Tom e Jerry” pensando alla fiera piena di famiglie e bambini. Quello che all’inizio suscita ilarità – il cane legato che abbaia mentre il gatto “Tom” lo osserva divertito, alla fine diventa fastidioso e disturbante attraverso il suono ripetuto che gioca sul concetto di violenza.
A chiusura della Maker Faire ci sarà una performance insieme a Maker Music con Donato Piccolo e i Garage Gang gruppo musicale della scena trap romana.
Informazioni
MakerArt – fino al 10 ottobre alla Maker Faire Rome
#MFR2021 @MakerFaireRome
https://makerfairerome.eu/it/
Fino al 10 ottobre