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A Faenza nasce Latte Project Space, un’idea dell’artista Francesca Cerfeda

Che la festa cominci! - Exhibition view, Latte project space, Faenza, 2021 - Courtesy Latte project space Che la festa cominci! - Exhibition view, Latte project space, Faenza, 2021 - Courtesy Latte project space
Che la festa cominci! - Exhibition view, Latte project space, Faenza, 2021 - Courtesy Latte project space
Che la festa cominci! – Exhibition view, Latte project space, Faenza, 2021 – Courtesy Latte project space
Latte project space si configura come uno spazio bianco, zona temporaneamente neutra atta a convogliare contenuti e a nutrire, nomen omen, una nuova generazione di operatori culturali.

Quando nel Duemila Alfredo Jaar si trovò in Svezia, a Skoghall, rilevò la totale mancanza di un centro di aggregazione culturale. Decise quindi di realizzare una struttura completamente di carta – materiale di produzione per cui la città era famosa – dando vita alla Skoghall Konsthall, destinandola alla durata di un giorno, poi l’avrebbe data alle fiamme completamente.

L’azione di creare la necessità di qualcosa, fino a quel momento invisibile, semplicemente perché assente, costituisce l’atto generativo di ogni polo culturale e, sebbene lontano dalle istanze di Jaar, la nascita di project space, a opera di giovanissimi artisti e curatori, è un importante segnale della necessità di riappropriarsi dei luoghi abitandoli con nuove identità culturali.

Con simili presupposti prende il via nel 2021 Latte Project Space, a Faenza, ideato da Francesca Cerfeda, giovane artista napoletana, ormai di stanza nella città romagnola.

Il progetto nasce dalla decisione di trasformare lo studio in uno spazio di condivisione, dove invitare artisti emergenti con cui ragionare e confrontarsi sulle pratiche estetiche generando un nuovo canale in città per l’arte contemporanea.

Che la festa cominci! - Exhibition view (dettaglio opera Simona Anna Gentile), Latte project space, Faenza, 2021 - Courtesy Latte project space
Che la festa cominci! – Exhibition view (dettaglio opera Simona Anna Gentile), Latte project space, Faenza, 2021 – Courtesy Latte project space

Latte project space si configura come uno spazio bianco, zona temporaneamente neutra atta a convogliare contenuti e a nutrire, nomen omen, una nuova generazione di operatori culturali. Attinge la sua filosofia proprio dal desiderio di supportare la ricerca di giovani emergenti, configurandosi come luogo dove sviluppare progetti site specific e, attraverso la sua vetrina, affaccio diretto su una delle vie del centro storico della città storica di Faenza, instaurare un dialogo estemporaneo con la comunità del luogo.

Sviluppare una narrazione mista e ibridata dello “zeitgeist” dei nostri giorni è stato il tema centrale della mostra collettiva con cui lo spazio ha inaugurato, a settembre, le sue attività. Che la festa cominci!, inserita nell’evento di Made in Italy, organizzato dall’Ente Ceramica Faenza, coinvolgendo due artisti romagnoli, Alessandro Placci, in arte Pluz, ceramista (Faenza, 1992) e Gionata Scardovi, pittore, (Cesena, 1993), insieme alle due pittrici Claudia di Francesco (Roma, 1992) e Simona Anna Gentile (Taranto, 1993).

Invitando lo spettatore a prendere parte a una festa di compleanno allestita in maniera inconsueta – dove, in luogo di palloncini e festoni, hanno preso posto sculture in ceramica e hanno trovato luogo masse materiche informi e figure grottesche – gli artisti hanno avviato una narrazione, esito di una visione unitaria da loro sviluppata sul tempo presente. Con media differenti, la ricerca ha costituito un impianto unitario nato intorno alla riflessione comune sul concetto di precarietà , di limitazione, speculare a un recente vissuto collettivo, riuscendo però a emanciparsi dalla retorica descrittiva grazie a una figurazione dissacrante e liberatoria.

Dispositivo di incontro e di progettazione artistico-curatoriale, Latte project space intende investire su giovani artisti e curatori, creando una rete espandibile e multiforme di progetti espositivi, previsti entro dicembre 2021. Una formula di resistenza e di sostegno alle pratiche artistiche in un momento di transizione, che in qualche modo, anche solo per la sua morfologia di spazio bianco da allestire, fa pensare al white cube raccontato da Brian O’Doherty, di cui condivide soltanto la capacità formulare di saper sopravvivere dentro un sistema culturale di massa e capitalismo.

Questo contenuto è stato realizzato da Lara Gigante per Forme Uniche.

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