Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management della Cultura e dei Beni Artistici” di Rcs Academy”, tenuto tra dicembre 2021 e gennaio 2022 da Luca Zuccala, vicedirettore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.
L’Università degli Studi di Messina, in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, ha sviluppato un’app basata sulla tecnologia 3D per la modellazione e ricostruzione dei Bronzi di Riace.
Il 9 novembre si è tenuta la conferenza stampa presso la Sala del Sentato dell’Ateneo peloritano con la quale è stato presentato il visionario progetto frutto di molti anni di studio, sviluppato grazie al lavoro dei docenti Daniele Castrizio (ordinario di numismatica antica, esperto di iconografia) e Massimo Villari (delegato all’ICT dell’Ateneo peloritano); Francesco Pira (delegato alla comunicazione di UniMe) ed il dott. Saverio Autellitano (grafico).
Quest’app, ideata per le celebrazioni del 50° anniversario dal ritrovamento dei Bronzi di Riace (che avranno luogo non solo il 16 agosto p.v. ma in più momenti del 2022), è stata fortemente voluta dal Magnifico Rettore dell’Università di Messina, prof. Salvatore Cuzzocrea che da quest’occasione ha tratto una preziosa sinergia tra l’Ateneo ed il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.
Dalla conferenza stampa è stato possibile apprendere il fine di questo progetto innovativo: si tratta di una sorta di “macchina del tempo” con cui vedere i Bronzi con gli occhi del pubblico della metà del V secolo a.C. attraverso un’esperienza immersiva. Grazie agli studi condotti da esperti, infatti, è stato possibile ricostruirne l’aspetto originario e tutti quegli elementi ed attributi mancanti che caratterizzavano i Bronzi in epoca antica come gli elmi, le lance e gli scudi.
Dunque, sarà possibile attraverso quest’app vedere i Bronzi “con una nuova luce”: l’analisi sui materiali, da parte di studiosi nazionali ed internazionali, ha permesso infatti di dimostrare che la fusione del bronzo con lo stagno restituisse in antichità agli osservatori un colore, della barba e i capelli, quasi simile all’oro.
“Conoscere per amare”: è questo il messaggio che il Prof. Daniele Castrizio vuole trasmettere attraverso l’app.
Quest’applicazione significa rendere fruibile, al più ampio pubblico, anni e anni di studi per arrivare non soltanto ad una ricostruzione iconografica, ma anche alla possibilità di ritornare al passato e meravigliarsi di fronte all’antico splendore di questi simboli identitari della nostra cultura.
Inclusività, accessibilità ed innovazione sono dunque le parole chiave di questo progetto.
“Il digitale fa parte della vita di tutti i giorni” dice il Prof. Massimo Villari, digitale e cultura vengono legati col fine di adempiere ad uno dei principali scopi dell’Università: fare divulgazione.
È anche per questo che la Ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa, dopo aver visionato in anteprima l’app, ha affermato quanto sia importante stringere collaborazioni tra musei e università, tra studio e ricerca, solo così le reciproche competenze potranno essere valorizzate.
Questo progetto rappresenta un punto di partenza, potrà infatti essere applicato a molte opere antiche, per conoscerle, tutelarle e tramandarle. In conclusione, la tecnologia si conferma una delle migliori strategie per rendere accessibile ad un ampio pubblico la cultura, così il digitale entra (e deve entrare) nel nostro DNA culturale. È questa la nuova frontiera dell’archeologia pubblica.