Nel Tempio Crematorio del Cimitero Monumentale inaugurata Lullaby, opera di Cattelan realizzata con le macerie del Padiglione d’Arte Contemporanea
Non siamo certo moralisti o bacchettoni, rotti da anni di osservazione di provocazioni e sfide al senso comune nell’arte contemporanea. Siamo però convinti che ci sia qualcosa, che si chiama buon gusto, a cui nemmeno il più dissacrante dei creativi dovrebbe mai rinunciare. Ed esporre in una mostra un manichino impiccato, che poi è un ritratto dello stesso artista, non ci pare un’idea geniale. In un momento in cui il mondo piange le vittime di una mandemia e di una guerra tuttora in corso. Per mille ragioni, che ora non serve richiamare. È questo quello che Maurizio Cattelan propone alla Galleria Massimo De Carlo di Milano, impiccato in un bagno nella sede di Casa Corbellini-Wassermann.
E questo è solo l’ultimo episodio che ci fa parlare di un momento non propriamente esaltante per l’artista italiano più apprezzato anche all’estero. Peraltro reduce da una mostra all’Hangar Bicocca che gli ha attirate molte più critiche di quelle attese. Ma quello che fa riflettere è che nel gestire questa fase della sua carriera Cattelan pare seguire “pericolosamente” le orme di un altro grande artista, da qualche tempo entrato in crisi. Parliamo del cinese Ai Weiwei, responsabile a suo tempo di un disgustoso episodio di sfida al buon gusto, quando si fece ritrarre nei panne e nelle pose di Aylan, un povero bambino profugo morto su una spiaggia turca. Casi – questo del cinese quanto quello attuale dell’italiano – che fanno supporre come si tenti di superare un certo inaridimento della vena creativa con inutili gesti sensazionali.
Ma c’è un altro episodio che avvicina Ai Weiwei e Cattelan: che però sarà superato dal cinese quanto a potenza e poesia. Ed è di questa mattina, quando nel Tempio Crematorio del Cimitero Monumentale di Milano si è inaugurata Lullaby, opera di Maurizio Cattelan realizzata nel 1994 con le macerie del Padiglione d’Arte Contemporanea, raso al suolo dall’attentato dell’anno precedente. Anche Ai Weiwei realizzò una sua opera con delle macerie, anzi con dei ferri del cemento armato. In quel caso dovuti al terremoto di Sichuan nel 2008. Curiose (preoccupanti) coincidenze?
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