La casa d’aste Tajan si prepara a esitare un importante modello preparatorio realizzato da Francesco Solimena in occasione dell’affresco della sagrestia di San Domenico Maggiore a Napoli. A Parigi il 22 giugno 2022.
All’inizio del XVIII secolo Francesco Solimena si è reso protagonista di una vera e propria rivoluzione pittorica a Napoli. Grazie al suo stile innovativo è infatti riuscito a spostare il gusto (e la tecnica) della città dal Barocco al Rococo.
Il suo stile è evidente nella grazia degli angeli, nella prospettiva suggestiva, nel movimento ascensionale delle nuvole e in quello vorticoso che coinvolge l’intera composizione del Trionfo della fede sull’eresia ad opera dei Domenicani. Realizzato nel 1709 nella sagrestia di San Domenico Maggiore a Napoli, l’affresco è un’opera chiave nella svolta stilistica europea del tempo.
Oggi Tajan porta in asta il modello preparatorio di questa imponente opera con la stima di 500-700 mila euro. Conservata in una casa in Borgogna per oltre un secolo e riscoperta da Cabinet Turquin, lo studio di qualità museale è stato pubblicato per la prima volta da Nicola Spinosa nel suo catalogo ragionato di Francesco Solimena nel 2018.
Personaggio di spicco della pittura italiana del Settecento, Solimena è presente nelle collezioni dei più grandi musei del mondo. Figura innovativa e influente nel panorama napoletano del tempo, l’artista ha ricevuto commissione da tutti i più grandi nobili europei: dalle corti tedesche a Luigi XIV, da Fillippo V di Spagna a Carlo VI in Austria. Celebri il suo approccio alla decorazione monumentale, con i ricchi effetti di luce e il movimento vorticoso delle figure che lega insieme le componenti dell’opera. Come accade nel Trionfo della fede sull’eresia ad opera dei Domenicani e nel suo modello preparatorio.
La composizione del modello mostra alcune lievi variazioni rispetto all’affresco finale, il quale rappresenta un’allegoria del potere dell’ordine domenicano all’interno della Chiesa cattolica. Il modello era destinato alla visione dei sacerdoti domenicani, che commissionarono l’opera e volevano accertarsi del suo contenuto. Fecero pagamenti a Solimena tra il 1704 e il 1706, pagando anche oltre il prezzo iniziale pattuito con un pagamento aggiuntivo nel 1709. Del resto non erano nuovi alla gestione di importanti opere d’arte. Basti pensare che da San Domenico Maggiore sono passate, negli anni, La Flagellazione di Cristo del Caravaggio e L’Annunciazione di Tiziano, ora al Museo di Capodimonte, oltre alla Madonna del Pesce di Raffaello, ora al Museo del Prado.
Ciò che invece non è altrettanto convenzionale è trovare in asta un’opera di questo calibro. Modelli barocchi di grandi dimensioni, dipinti ad olio, in condizioni così notevoli e che siano rappresentative dell’arte barocca e allo stesso tempo del passaggio allo stile rococò del XVIII secolo non è affatto semplice.
Dalla parte inferiore del dipinto emergono i corpi nudi e tormentati di coloro che combattono l’eresia, qui rappresentata come un mostro a più teste (sulla destra). Si appoggiano a due libri che potrebbero essere il Vangelo di san Matteo e le Epistole di San Paolo, sul quale l’insegnamento dei Cathari, portato avanti dai domenicani, si fonda. Sopra, Santo Michele Arcangelo è riconoscibile grazie ai suoi capelli chiari e ricci e al suo paio di ali ampiamente spiegate. La corporatura muscolare riflette la sua forza fisica; il suo volto determinato esprime la sua rettitudine morale.
Al centro della composizione San Domenico (circa 1171-1221) riceve una delle stelle che coronano il capo della Vergine Maria. La connessione che l’immagine suggerisce tra il Santo e Maria vuole sottolineare il culto mariano che la riforma luterana cercò di minare. In ginocchio sul mondo, San Domenico mostra ai suoi fedeli dove recarsi per diffondere la sua parola e fondare conventi in suo onore. Due figure allegoriche si nascondono nei colori delle vesti: la fede cattolica nel drappo giallo, la Chiesa in quello blu. Sotto il Santo, due delle Virtù da lui predicate: Pazienza e Penitenza.
La luce dello Spirito Santo risplende luminosa sulle vesti bianche dei domenicani come su quella di Santa Caterina da Siena (1347-1380), che indossa una corona di spine per sentire sulla propria carne la sofferenze di Cristo. A sinistra di questo gruppo, San Tommaso d’Aquino (c. 1225-1274), il grande teologo che fu proclamato “Dottore del Chiesa” nel 1567, tiene un libro aperto. Anche se sta leggermente dietro la Vergine, rappresenta il legame tra la Trinità e i fedeli. Santo Pietro da Verona, detto San Pietro Martire (1205-1252), è riconoscibile per il suo attributo: la lama che gli ha spaccato il cranio.