Nel 2012 il grado di apertura del mercato dell’arte in Italia ottiene un punteggio del 58%.
Come ogni anno, l’Istituto Bruno Leoni (IBL – www.brunoleoni.it) ha pubblicato nel mese di settembre il suo Indice delle liberalizzazioni. Si tratta di un censimento del grado di apertura di sedici settori dell’economia italiana.
L’Indice delle liberalizzazioni contiene un capitolo interamente dedicato al mercato dell’arte, questo nella convinzione che – nonostante il suo scarso appeal mediatico – tale mercato abbia un potenziale molto elevato, che in Italia fatica però ad esprimersi. Studiare le dinamiche e la normativa che “governano” il mercato dell’arte italiano consente pertanto di mettere in evidenza tutte le sue criticità e le sue “strozzature”.
Per misurare il livello di apertura del mercato dell’arte nel nostro Paese sono stati adottati cinque macro-indicatori: proprietà, diritto di seguito, circolazione, regime fiscale e professioni. Tranne che per il fisco, sono stati poi individuati dei sotto-indicatori. A ogni indicatore e sotto-indicatore è stato attribuito un “peso”, in quanto alcuni indicatori hanno un impatto maggiore sul mercato. La situazione normativa è stata fotografata al 31 dicembre 2011.
L’Indice di liberalizzazione del mercato dell’arte italiano è stato creato prendendo come benchmark uno dei Paesi dell’Unione Europea più liberalizzato in questo specifico settore. Pertanto, assumendo che il Paese benchmark faccia registrare il massimo del punteggio (100%) in ogni indicatore preso in esame, l’Indice per l’Italia è una cifra data dalla media pesata dei risultati dei singoli indicatori. Il Paese benchmark utilizzato è il Regno Unito, Paese che, per caratteristiche legate alle dimensioni, alla popolazione e alle performance economiche, può ben prestarsi a essere paragonato al nostro.
Nel 2012 il grado di apertura del mercato dell’arte in Italia ottiene un punteggio del 58% rispetto al Paese benchmark. A eccezione dell’indicatore riguardante le professioni, l’Italia dimostra di trovarsi in una condizione normativa che penalizza l’andamento del mercato.
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