Le forze della natura riportano alla luce i suggestivi resti degli edifici realizzati prima che venisse realizzato l’invaso di Carcano, intorno agli anni 50 del secolo scorso
Nel 2012, per la sua partecipazione a Documenta Kassel, Ai Weiwei aveva proposto un’installazione realizzata con porte cinesi in legno istoriato disposte a formare una stella. Il giorno prime dell’inaugurazione, un uragano si abbatté sulla città tedesca, causando grandi devastazioni. Ne subì le conseguenze anche l’opera dell’artista cinese, che letteralmente implose. E gli elementi lignei di cui era costituita caddero al suolo, ma disponendosi in maniera “aggraziata”. Al mattino, Ai Weiwei fu avvertito dell’accaduto, ma decise di lasciare l’opera come la natura aveva deciso si presentasse.
Le forze naturali a volte capita abbiano capacità espressive che superano quelle ricercate dagli uomini. Un esempio si ha in questi giorni in Valtellina: precisamente nella zona dei Laghi di Cancano, bacini artificiali dell’alta valle lombarda. Due laghetti artificiali localizzati in cima alla Valtellina in Valle di Fraele, nel Comune di Valdidentro. Chiamati rispettivamente Lago di Cancano e Lago di San Giacomo di Fraele. Fiumi e torrenti che convogliano l’acqua in questi invasi sono in gran parte a secco, e la neve sulle cime nei dintorni si è già in gran parte sciolta. E la siccità riporta alla luce resti degli edifici realizzati prima che venisse realizzato l’invaso, intorno agli anni 50 del secolo scorso.
Fantasmi architettonici, scheletri velati di sabbia e fango che lanciano forti segnali di vita vissuta, pietrificata dall’improvvisa sommersione. Un annientamento prestabilito, programmato, che tuttavia non si discosta troppo dalle memorie post-industriali messe da Gian Maria Tosatti al centro del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia. La natura reclama la sua primazia sulla rielaborazione umanoide. E la post-archeologia si propone come neo-avanguardia che anticipa le più avanzate ricerche antropo-creative…