In arrivo la Biennale che si terrà a Saint- Vincent dal 29 novembre 2012 al 31 gennaio 2013. SVEART 2012.
Un evento nuovo nel panorama dei concorsi e delle biennali d’arte in Europa. Il premio “Saint-Vincent” per giovani talenti europei, promosso dalla Regione Valle d’Aosta e dal Casino de la Vallée.
44 artisti (due per paese) sono stati segnalati dai direttori di 22 Accademie di Belle Arti di 21 paesi dell’Unione Europea, per essere protagonisti di un’esposizione che si terrà a Saint-Vincent dal 29 novembre 2012 al 31 gennaio 2013. E saranno valutati da una giuria internazionale, che ne sceglierà 3: i migliori.
Nel nostro paese i premi abbondano, soprattutto nel settore dell’arte. Ma solo in apparenza, il Premio Biennale d’Arte Europea Saint Vincent può confondersi con gli altri, e in ogni caso sarebbe superficiale considerarlo solo un evento espositivo di giovani artisti, apprendisti con in mano il tradizionale pennello o dediti con passione alla video arte o alla fotografia o alle installazioni concettuali. L’unicità e l’eccellenza di questa manifestazione sta nel fatto che rappresenta e divulga l’arte dei giovani a livello europeo, e soprattutto al di fuori dei circuiti commerciali e da quel ristretto numero di operatori che solitamente stabiliscono le regole delle grandi esposizioni internazionali, come Documenta di Kassel, o l’Arte Fiera di Basilea, e quelle della Tate Gallery Contemporary Art di Londra, della Biennale di Venezia, della Guggenheim di New York, del Castello di Rivoli. Ma riuscire ad approdare a quelle cime per i giovani artisti è impresa rara e ardua.
Quello che qui sta avvenendo è invece un fatto nuovo e straordinario: in questo piccolo Stato nello Stato che è la Regione Autonoma della Valle d’Aosta, le Accademie d’Arte dei paesi aderenti all’Unione Europea presentano i loro migliori allievi, in un’unione ideale della cultura. Qui si dimostra che è possibile esporre l’arte del nostro presente, senza dover chiedere il permesso ai soliti noti che governano il mercato globale. Qui a Saint Vincent la Babele dei linguaggi espressivi è provvidenziale libertà creativa, una scommessa sul futuro, non solo economico, dell’Europa.
Paolo Levi
Curatore SVEART 2012
Un’altra biennale d’arte? No, piuttosto una biennale d’arte altra. Non necessariamente alternativa: semmai (salubremente) complementare all’esistente. Ma certamente nuova, diversa. Altra, appunto. Con tutte le sfide e i rischi che ciò comporta.
Non sono alternative le parole chiave di SVEART: Europa, arte, giovani, territorio. Già sentite, usate, semanticamente consumate. Ma è altro il modo di definirle, di proporle, di associarle. Penso ad Europa: un’Europa qui rappresentata da un network di accademie d’arte (con SVEART a fare da nodo) che vanno da Helsinki a Aix-en-Provence, da Porto a Cracovia, da Tallinn a Barcellona. Nel tentativo – ambizioso – di fornire non soltanto una mappa diversa dell’Unione Europea (non i suoi centri finanziari, non i suoi vertici politici, ma alcuni dei sui migliori istituti d’arte), e una traccia in più per l’Europa della cultura (anzi: delle culture), ma anche una originale occasione di confronto sullo stato dell’arte (anzi: delle arti) del continente, uno sguardo attento, vivace, disinteressato sull’arte e sulle sue tante declinazioni.
Perché questa è l’impressione che si ha osservando i portfoli dei 44 artisti provenienti da 22 scuole di 21 paesi (l’Italia, padrona di casa, è rappresentata da due diverse istituzioni) che partecipano a SVEART: che non vi sia, non vi possa essere un arcilessema – arte – che comprenda e spieghi tutto, un unico filo conduttore che leghi queste accademie, questi talentuosi studenti. Né vi è l’ansia spasmodica ed ossessiva della novità a tutti i costi, della sperimentazione pur che sia, da mandare in pasto ai critici, alle gallerie, ai curatori a caccia della provocazione, del fenomeno, della gallina dalle uova d’oro. Vi è invece il curriculum, la maieutica, la conoscenza: il rigore nel metodo e la libertà intellettuale (e creativa) degli esiti. Tecniche antiche (incisione, disegno, pittura ad olio) affiancano senza traumi la fotografia, il video, l’installazione, la performance. Perché qui ricerca e sperimentazione sono due facce della stessa medaglia: non solo non si contrappongono, ma si mescolano: non è questo, d’altronde, che deve, dovrebbe anche fare la Scuola? (E non è forse questo che dovrebbe anche interessare la Critica?).
Ciò non significa che questi giovani – perché giovani lo sono veramente: non è uno slogan, lo dice l’anagrafe – non abbiano già trovato loro linguaggi, loro percorsi, che non siano già stati osservati e apprezzati da “addetti ai lavori” e pubblico, che non abbiano già meritato mostre personali, inviti a collettive in altri paesi, vinto premi e riconoscimenti fin dai loro esordi. Anzi: alcuni di essi sono già considerati astri nascenti in patria. Ma qui, a SVEART, tutti si rimetteranno in gioco (come si sono messe in gioco le loro accademie, segnalandoli). SVEART li farà incontrare, conoscere, discutere. Ne mescolerà le inquietudini, gli stili, le ambizioni. Ne valuterà i lavori, con la sua giuria internazionale. E ne anticiperà – c’è da augurarselo – i progetti futuri.
D’altronde, è proprio questa la scommessa di SVEART: che dalla Valle d’Aosta, da Saint-Vincent, le cui istituzioni hanno accettato la sfida di puntare su una manifestazione di nomi nuovi e dai risultati non scontati, non immediati – non è poco, in tempi di festival sempre più spesso affollati da stars, vips, wags – si sviluppi un’altra idea di promozione artistico-culturale in dialogo col territorio. Un’idea che fisicamente avvicini (questi giovani artisti, Saint-Vincent, l’Europa), ma che non tema di porsi obiettivi a lungo termine: di guardare lontano.
Federico Faloppa
Curatore SVEART 2012