Che cosa sono gli Uffizi? «Una Grande Sinfonia» ha detto una volta Eike Schmidt, il grande “direttore d’orchestra” che ha portato la modernità nel museo fiorentino
All’improvviso, è come se in tutto il mondo li scoprissero adesso gli Uffizi. Ogni mese un premio, un riconoscimento, una medaglia, una copertina e ogni volta una ragione diversa, che sia un progetto da lodare, una acquisizione, un’idea, il primo posto di una classifica, anche quella del più importante museo del mondo.
Magari un motivo c’è. C’è sempre un motivo per tutto. E’ che da qualche anno è come se gli Uffizi avessero aperto le loro porte, le avessero spalancate al cielo e il cielo avesse cominciato a guardarlo meglio. La bellezza che c’è qui ce l’hanno in pochi ed è così grande da non poter essere esibita tutta: alcune migliaia di capolavori non possono essere neppure esposti perché non c’è abbastanza spazio, e 180mila disegni e incisioni vengono mostrati solo a rotazione, ogni cinque anni.
Però da qualche anno gli Uffizi portano fuori le loro opere, navigano nello sconfinato oceano del web, a inseguire idee e pubblico. Prendete l’ultimo premio: gliel’ha consegnato qualche giorno fa Renato Brunetta, ministro della Pubblica Amministrazione, per la politica tenuta sul tema «Diversità e inclusione», all’interno di un bando creato apposta per «incentivare l’innovazione e la modernizzazione di un settore», quello pubblico, che non brilla proprio per queste cose, «con servizi più efficienti, inclusivi, moderni».
E’ un premio alle idee, alla forza di un progetto. Un po’ come il riconoscimento ricevuto dal Brad Reporter Lab, l’osservatorio di ricerca su comunicazione e informazione digitale, che lo scorso dicembre gli aveva conferito il Brand Reporter Award 2021 «per lo sviluppo creativo dei singoli canali, con un riferimento originale all’attualità e l’uso sapiente di influencer e di linguaggi giovani». In questa logica, il comunicato delle motivazioni sottolineava anche «l’utilizzo sorprendente di social di frontiera come Tiktok». Ma ormai questo sono diventati gli Uffizi, dal sussiegoso e vecchio museo di qualche anno fa si sono trasformati in un’istituzione quasi rivoluzionaria, che offre l’ingresso gratuito ai giovani, chiama la Ferragni e la tiktoker Martina Socrate a presentare i suoi capolavori e svela preziosi e inarrivabili segreti con dei video che viaggiano nel grande mare di internet.
Però è così che ottiene il primo posto nella classifica dei Best Museums of the World, assegnato dalla prestigiosa rivista Timeout, e poi la nomina tra i cento luoghi più belli del mondo certificata dal Time. E’ così che piovono altri premi, come quelli dell’autorevole periodico Apollo Magazine, tre dal 2018 e l’ultimo l’anno scorso, e che pure il New York Times decide di dedicargli ampio spazio.
Ma prima tutto questo non c’era. E forse è vero che tutto è cominciato solo da qualche anno, quando un signore tedesco, appassionato d’arte e dell’Italia, viene nominato dal ministro Franceschini direttore degli Uffizi. Eike Schmidt si insedia nel 2015 e ha una bella sfida da affrontare perché non è che lo accolgono proprio a braccia aperte, questo crucco che viene qui a comandare a casa dei discendenti dei Medici. A Firenze la bellezza è così potente che s’è fermata, come barbagli nei cieli, stelle che non si muovono.
Mister Eike deve gestire una dozzina di realtà museali molto frammentate, non molto coordinate fra di loro, e molto immobili. Lui va avanti come un panzer: oggi le Gallerie degli Uffizi sono un unico grande complesso museale che comprende l’ex Gallerie e le sue storiche pertinenze, i musei di Palazzo Pitti, il Giardino di Boboli, le Scuderie delle Paglierie e il Corridoio Vasariano.
Ha creato un Dipartimento di informatica e Strategie Digitali, che ha sviluppato nuove e modernissime iniziative di comunicazioni, rivelatesi utilissime soprattutto in epoca di pandemia. Hanno inventato video racconti quasi personalizzati (ce ne sono almeno 400). Schmidt ha sviluppato anche il Dipartimento didattico articolato in due aree: una dedicata alla scuola e ai giovani e l’altra per l’accessibilità e la mediazione culturale. Oggi le Gallerie degli Uffizi sono su facebook, Instagram, youtube, twitter e sul giovanilista tiktok, terzo museo al mondo per numero di followers.
Prima, avevano un pubblico prevalentemente adulto. Dal 2020, più del 34 per cento dei suoi visitatori sono al di sotto dei 25 anni e questo numero è in costante crescita. Gli Uffizi sono stati infine il primo museo al mondo ad avventurarsi con la crypto arte ai suoi albori.
E’ per tutto questo che all’improvviso il mondo li ha scoperti davvero soltanto adesso. Perchè loro sono entrati nella stanza, hanno aperto la porta e ci hanno messo dentro il naso: siamo qui, ci siamo anche noi. C’è voluto un crucco per togliere la polvere, ripulire gli scaffali e imparare l’inglese. Poi, ha potuto farlo perché qui c’è una bellezza così grande che non finisce mai. Solo qui possono permettersi l’orchestra, e l’orchestra ha bisogno di un direttore. In fondo, che cosa sono gli Uffizi? Una Grande Sinfonia, come aveva detto una volta lui, Eike Schmidt, perché hanno tutto, dalla limpidezza ideale di Botticelli fino all’arte scura di Caravaggio, «qualsiasi registro del pensiero e del sentire umano», proprio come in una sinfonia.
Dentro gli Uffizi c’è davvero tutto, «un concentrato unico di bellezza, di storia e di idee, contenuto nelle opere di artisti molto diversi tra loro». E non è giusto tenere fuori tutto questo dalla modernità.